Colle Sannita, morto a 26 anni dopo diversi interventi in ospedale: udienza rinviata

Il padre del giovane ha urlato «vergogna» alla luce del rinvio

Il tribunale di Benevento
Il tribunale di Benevento
di Enrico Marra
Martedì 30 Aprile 2024, 00:00 - Ultimo agg. 09:35
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Rinvio con proteste nell’ambito del procedimento penale per la morte di Antonio Pagnano, 26 anni, di Colle Sannita, avvenuta il 5 febbraio del 2020 dopo più interventi chirurgici. A protestare in modo evidente è stato il padre del giovane, che ha urlato in aula «vergogna» di fronte al rinvio del processo al 24 giugno per un difetto di notifica a uno dei due medici indagati e disposto dal gip Roberto Nuzzo. Delusione che si è diffusa anche tra coloro che, in vista dell’udienza del procedimento penale, si erano radunati davanti al palazzo di giustizia con dei cartelli, anche alla presenza del sindaco di Colle Sannita Miche Iapozzuto. I familiari del giovane deceduto stanno conducendo da tempo una battaglia chiedendo giustizia.

Ieri mattina era in programma una Camera di consiglio, dopo che per la seconda volta la Procura ha chiesto l’archiviazione rispetto a una responsabilità dei medici. Sono stati gli avvocati che assistono i familiari, Antonio Leone e Francesco del Grosso, a spiegare ai familiari e ai manifestanti le motivazioni del nuovo rinvio.

La vicenda va avanti da tempo.

La Procura aveva chiesto una prima archiviazione del caso, ma accogliendo le tesi portate avanti dai legali dei familiari del giovane, il gip Gelsomina Palmieri aveva ordinato alla Procura di svolgere altri sei mesi di indagini e aveva iscritto sul registro degli indagati, come atto dovuto, i due medici, un chirurgo e un radiologo, che presso la clinica Santa Rita, ubicata in città, avevano sottoposto a intervento chirurgico il paziente poi deceduto. Dopo il decesso, era scattata la denuncia dei familiari e il sostituto procuratore Maria Colucci aveva affidato l’incarico di esaminare le cartelle cliniche ai medici legali Lamberto Pinese e Osvaldo Micera (non c’era stata infatti autopsia).

Successivamente si era giunti alla nomina di altri periti tra cui quelli designati dai familiari del deceduto. Ma il sostituto procuratore aveva concluso per l’archiviazione, sostenendo che l’ipotesi di «un possibile errore medico tra le cause del decesso non aveva trovato sufficienti riscontri per poter esercitare un’azione penale». Ma secondo i legali, Leone e Del Grosso, tutte le consulenze avevano accertato che il decesso era collegato a una delle operazioni.

La vicenda, intanto, aveva avuto inizio nel novembre del 2019, quando Antonio Pagnano fu operato presso la Nuova Clinica Santa Rita per la rimozione di un linfangioma cavernoso retroperitoneale. Poi subentrarono delle complicanze, da qui la decisione di sottoporre il giovane, sempre presso la clinica Santa Rita, a un secondo intervento. Ma a questo punto i sanitari decisero per il trasferimento del paziente presso l’ospedale «San Pio». Qui, dopo circa due mesi di degenza e altri interventi, sopraggiunse il decesso.

I familiari del giovane, inoltre, avevano sostenuto nelle denunce non solo la non adeguatezza degli interventi eseguiti presso la clinica Santa Rita, ma anche l’inidoneità della struttura sanitaria al trattamento di tale patologia perché la casa di cura era priva di un reparto di rianimazione e di specialisti di chirurgia vascolare.

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