Maltrattamenti, maestra assolta:
«Io, descritta come un’arpia»

Maltrattamenti, maestre assolte: «Io, descritta come un’arpia»
Maltrattamenti, maestre assolte: «Io, descritta come un’arpia»
di Marilù Musto
Lunedì 18 Settembre 2017, 12:16 - Ultimo agg. 12:25
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Orta di Atella. «Sono stata indicata dai mass media come la “maestra cattiva”. Era tutto falso. La sentenza di assoluzione dopo due anni di calvario per me rappresenta una rinascita». Tira un sospiro di sollievo l’insegnante Caterina Mozzillo, dieci anni di carriera nelle aule scolastiche e una denuncia, infamante, di maltrattamenti agli alunni di tre, quattro e cinque anni che si era trasformata - nel processo di primo grado - nella condanna a un anno e quattro mesi di carcere, pena sospesa. La corte di Appello di Napoli ha azzerato la pena assolvendo l’insegnante della scuola dell’Infanzia di Orta di Atella ma anche la sua collega, Eugenia D’Aniello perché «il fatto non sussiste». «La fede nella giustizia è vacillata in questo periodo, ma non l’ho mai perduta. Alla fine la verità ha trionfato», spiega la D’Aniello. Sì, perché giovedì scorso, a chiedere l’assoluzione delle due insegnanti non sono stati solo gli avvocati difensori Dezio Ferraro e Filippo Trofino, ma anche il procuratore generale della corte di Appello che in un processo rappresenta la pubblica accusa.
E pensare che le indagini nei loro confronti erano nate dalla denuncia di un genitore. Quest’ultimo aveva dichiarato che il suo «bambino era triste quando tornava da scuola». Bambino che nel video diffuso dagli inquirenti, però, non viene mai ripreso dalle telecamere interne alle aule scolastiche. Quei frame erano però finiti su tutti i giornali. «Nei tg nazionali ci hanno descritte come due arpie», spiegano ora.
Tutto sbagliato per i magistrati di Napoli che hanno, di fatto, mandato al macero sia le indagini dei carabinieri della compagnia di Marcianise che quelle del pm Giovanni Corona della procura di Napoli nord. Sbagliata, per i magistrati di Appello, anche la decisione del gip Isabella Confortini.
«Già il Riesame annullò il provvedimento di divieto di dimora a Orta di Atella nei miei confronti», continua l’insegnante Mozzillo che ha scelto, dopo due anni di gogna, di prestare servizio ad Aversa. Anche la collega, finita nel ciclone giudiziario e mediatico, ha scelto Cesa come sua nuova sede: «Non perché non fossi accettata ad Orta - racconta - ma per me stessa». Lei non ha subito alcun provvedimento nella prima fase d’indagine. Entrambe non vennero sospese dal servizio dal Ministero. C’è un «però». «Ho subito, in ogni caso, pressioni dai genitori e offese in questi due anni, ingiustamente. Sono stata malissimo», racconta, infatti, la Mozzillo.
Fu un fulmine a ciel sereno, quello che cadde due anni fa ad Orta di Atella. La Mozzillo è più serena adesso: «Non mi è mai mancato l’appoggio dei miei alunni che continuavano a chiamarmi e a chiedere: maestra, perché sei andata via? Torna con noi».
Due sono i genitori che si erano costituti parte civile nel processo e che in primo grado, dopo la condanna, avevano ottenuto un risarcimento di mille euro dalle insegnanti. Ora, dovranno restituire il denaro.
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