Marcianise: assolta la nuora del boss Belforte, restituita la megavilla con piscina

La sentenza della Corte di Appello di Napoli

Sentenza della Corte di Appello
Sentenza della Corte di Appello
Venerdì 27 Ottobre 2023, 09:11
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Il 24 gennaio scorso la Corte di Cassazione aveva stabilito che il processo per la presunta intestazione fittizia di due beni a carico di Salvatore Belforte e Giovanna Allegretta era da rifare. In quell'occasione aveva annullato due sentenze di condanna emesse, in primo grado, dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere e, poi, dalla Corte di Appello di Napoli che avevano inflitto tre anni di reclusione al figlio del capoclan Domenico Belforte, Salvatore, e due anni alla moglie di Camillo Belforte, Allegretta, perché ritenuti prestanome del clan dei Mazzacane con riferimento a due immobili che si trovano a Marcianise. Ieri la Corte di Appello di Napoli, V sezione penale, ha riformato la sentenza emessa nel 2019 e ha assolto Giovanna Allegretta dal reato di intestazione fittizia di una lussuosa villa situata a Marcianise perché il fatto non sussiste.

I giudici hanno anche escluso l'aggravante mafiosa rispetto a una ipotesi di intestazione fittizia di un altro immobile, sempre a Marcianise, attribuita a Salvatore Belforte: in questo caso il reato è stato prescritto. La Procura Generale aveva chiesto alla Corte di confermare le condanne e la confisca ma le argomentazioni della difesa degli imputati (gli avvocati Dario Vannetiello, Massimo Trigari e Nicola Musone) hanno fatto crollare le accuse facendo ribaltare la sentenza. I giudici di secondo grado hanno deciso di revocare anche la confisca dei beni immobili, tra cui una villa con piscina del valore di circa trecentomila euro.

Il figlio e la nuora del capoclan erano accusati di intestazione fittizia di beni, aggravata dalla finalità mafiosa, avvenute nel 2004 e nel 2008, reati che per la Direzione Distrettuale Antimafia erano finalizzati ad agevolare il clan Belforte, egemone a Marcianise.

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Le accuse vennero contestate agli indagati in seguito ad una capillare attività di intercettazione. Le indagini patrimoniali portarono alla luce l'investimento di grosse somme di danaro, per centinaia di migliaia di euro, in beni di lusso e per la realizzazione di immobili, tra cui una villa con piscina: tutti beni ritenuti intestati fittiziamente da Camillo Belforte ai suoi familiari per il timore di subire sequestri preventivi. La lunga vicenda giudiziaria si conclude dopo quattro anni dalla prima sentenza, arrivata nel 2019, e dopo che la Suprema Corte di Cassazione, a inizio anno 2023, aveva annullato la sentenza emessa dalla Corte di Appello di Napoli nel novembre del 2021. 

 

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