Il giallo di Baia Domizia: «Un'alta carica d'odio nel delitto del prof»

Disposta l'autopsia sui resti del cadavere

Scientifica al lavoro
Scientifica al lavoro
di Biagio Salvati
Sabato 11 Novembre 2023, 08:22 - Ultimo agg. 16:21
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Un esame autoptico su quanto resta del cadavere (una mandibola e poco altro) del professor Pietro Caprio - trovato carbonizzato una settimana fa a Baia Domizia nella sua auto che era stata data alle fiamme sarà conferito lunedì prossimo dal sostituto Chiara Esposito della Procura di Santa Maria Capua Vetere, ai propri consulenti. Oltre all'autopsia, saranno conferiti altri accertamenti e, nell'occasione, i legali della vittima Pietro Caprio e dell'imputato Angelo Gentile i penalisti Gianluca Di Matteo e Gabriele Gallo potranno avvalersi di propri consulenti per seguire la procedura.

Non è certo se l'autopsia verrà eseguita il 13 novembre o verrà disposta una nuova data: dopo l'accertamento si dovrà aspettare l'esito della relazione dei professionisti.

Una precedente perizia come "accertamento tecnico irripetibile" è stata disposta dalla Procura guidata dal magistrato Pierpaolo Bruni, anche sui resti dell'auto, una Dacia Duster.

Da tre giorni si trova agli arresti domiciliari l'ottantaduenne Angelo Gentile, accusato di omicidio con l'aggravante della crudeltà e distruzione di cadavere. L'anziano aveva ottenuto dal gip Daniela Vecchiarelli gli arresti a casa per questioni legate a motivi di salute ma anche sulla base di una valutazione che salvaguarda in virtù anche del sequestro delle armi le esigenze cautelari, in particolare la reiterazione del reato. Gentile, sia davanti ai carabinieri che davanti al gip, non ha cambiato una virgola sulla sua versione: ha sempre respinto l'accusa di aver ucciso il professore di attività motorie che a Minturno insegnava come docente di sostegno. Il caso ha ancora molti lati oscuri anche perché i familiari del professore non sarebbero a conoscenza di quel prestito da diecimila euro (pare lievitato a 50 mila) che avrebbe ricevuto l'anziano: circostanza riferita proprio dall'uomo appena dopo l'arresto, eseguito dai carabinieri.

Sul caso è stato interpellato anche il professor Carmelo Lavorino, criminologo criminalista, analista della scena del crimine, che già aveva espresso alcune considerazioni in merito nei giorni scorsi. Lavorino si è interessato di oltre 200 omicidi fra cui quelli del mostro di Firenze, del serial killer Bilancia, di Arce, di Cogne, di via Poma. «L'omicidio sembra essere caratterizzato da un movente estremamente personale - dice il criminologo - evidenziando una profonda carica di odio e un desiderio distruttivo. L'aggressore ha mostrato una volontà decisa di cancellare l'identità della vittima attraverso mutilazioni al volto e di distruggere il corpo, con l'intento di offendere, cancellare le tracce dell'assassino e cancellare la memoria della vittima. Tuttavia, è importante sottolineare che vi è anche un elemento di esecuzione tipico di un contesto criminale».

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Per il criminologo, già docente di "scena del crimine" e "sicurezza e protezione delle persone e delle istituzioni" all'università di L'Aquila di Scienze dell'Investigazione «oltre ai sospetti legittimi verso coloro che potrebbero avere un movente, sarà fondamentale analizzare le prove elettroniche e telematiche, come i telefoni cellulari di tutti i soggetti coinvolti (sospettati, sospettabili e vittima), per aiutare gli investigatori a comprendere la verità. Le telecamere di sorveglianza, le celle telefoniche, le testimonianze delle persone e il background dei protagonisti, insieme alla ragione per cui la vittima si trovava nel luogo del delitto in quel preciso momento, saranno elementi essenziali per l'indagine. Era presente qualcuno con la vittima? Si erano dati appuntamento? Cosa avevano fatto prima? Ci sono diversi scenari possibili da considerare». 

 

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