Caserta: la camorra cambia pelle i tentacoli sui giochi online

La relazione semestrale della Direzione Investigativa Antimafia

Occhi della Dia sui clan del Casertano
Occhi della Dia sui clan del Casertano
di Biagio Salvati
Venerdì 14 Aprile 2023, 08:04 - Ultimo agg. 15:21
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La mappa «storicizzata» del crimine organizzato in provincia di Caserta della Direzione investigativa antimafia annovera ancora ben 18 clan sul territorio ma molto è stato fatto negli ultimi decenni dalle forze dell'ordine che hanno quasi totalmente disarticolato le principali cosche legate in qualche modo al gruppo dei Casalesi: dai La Torre di Mondragone ai Belforte di Marcianise. Per questi ultimi, ben due sentenze definitive hanno dichiarato che il clan dei cosiddetti «Mazzacane» non esiste nemmeno più come «manovalanza» (parole dei giudici). La dimostrazione del cambiamento grazie alle pressanti e continue azioni di contrasto delle forze di polizia emerge anche dagli ultimi arresti eseguiti a Teverola quando, su denuncia di due imprenditori, è stato subito arrestato Aldo Picca, un boss «in pensione» che era tornato alla carica con una tentata estorsione immediatamente stroncata dai carabinieri.

Circostanza descritta anche dall'ultima relazione semestrale della Dia (periodo gennaio-giugno 2022) presentata dal ministro dell'Interno al Parlamento.
«Il clan dei Casalesi ha rappresentato storicamente un punto di riferimento nel panorama criminale casertano sebbene oggi la sua struttura, differente da quella originariamente confederativa di diversi clan, risenta dell'incessante azione di contrasto condotta dalla magistratura, dalle forze di polizia e dall'autorità prefettizia». Una camorra che, in sostanza, ha cambiato pelle anche se l'attenzione delle forze dell'ordine rimane sempre alta. Nel panorama delinquenziale recita il dossier della Dia «il clan dei Casalesi ha sicuramente ricavato profitto dalle lacune presenti nel diritto societario inglese per commettere reati contro il patrimonio», oltre che per porre in essere illecite attività finanziarie avvalendosi di alcune società acquisite direttamente in loco. Le attività investigative recenti hanno permesso di far emergere come uno dei luogotenenti del boss dei Casalesi rivestiva un ruolo chiave nell'ambito del riciclaggio, utilizzando società con sede nel comune di Latina e in Inghilterra. Da ultimo è emerso che anche il territorio inglese, al pari di varie nazioni continentali, è utilizzato dalle consorterie italiane ed allogene per traffici illeciti. I tentacoli della camorra casertana, emerge dalla relazione, si estendono anche in Emilia Romagna, in provincia di Cassino, nel basso Lazio e anche in Liguria ma, in alcuni casi, è emerso anche un collegamento in affari per la droga con la ndrangheta calabrese.


Ricchezze produttive, vivacità imprenditoriale ed economica, dinamismo di scambi finanziari e centri di potere non sfuggono all'interesse dei clan che continuano ad attuare strategie di penetrazione più o meno evidenti, inquinando con logiche distruttive la corretta concorrenza del tessuto produttivo-imprenditoriale per poi reinvestire i proventi illecitamente acquisiti. Nonostante il pentimento del figlio Nicola del boss Francesco "Sandokan" Schiavone (in carcere da 25 anni) e la protezione chiesta anche dalla moglie, per la Dia, proprio gli Schiavone permangono la componente dell'organizzazione più forte e stabile rispetto a quelle delle famiglie Zagaria e Bidognetti che, «anche nel semestre in questione, non hanno evidenziato segnali di palese conflittualità». Alle giovani leve (che vantano legami di tipo parentale con figure apicali di storiche famiglie di camorra) è affidato il controllo militare del territorio esercitato tramite la gestione delle attività illecite legate al traffico di sostanze stupefacenti, settore in cui nel passato i sodalizi casalesi erano rimasti estranei.
In questo ambito, si sarebbero sviluppati rapporti per l'approvvigionamento dello stupefacente con gruppi napoletani e con la 'ndrangheta calabrese.

Le indagini concluse nel semestre hanno evidenziato anche un rinnovato interesse dei sodalizi nella gestione delle piattaforme dei giochi on line e delle scommesse illegali, nonché nell'infiltrazione nel sistema del recupero degli oli esausti mediante forme di illecita concorrenza nel peculiare mercato.

 


Il reimpiego di denaro provento di delitto in attività economiche e l'infiltrazione negli appalti di sevizi tramite condotte corruttive e collusive con funzionari pubblici costituiscono la manifesta vocazione imprenditoriale del clan che li contraddistingue dalle altre organizzazioni camorristiche campane. Evidenziato l'interesse dei clan casertani anche verso i settori socio-assistenziali come il cosiddetto "terzo settore" delle cooperative (l'inchiesta sul Comune di Sparanise ne è un esempio). Evidenziato inoltre il ruolo di colletti bianchi e funzionari pubblici tramite i quali avvengono infiltrazioni nella pubblica amministrazione in modo da pilotarne le procedure a favore di imprese espressione dei clan. Non mancano nella relazione anche cenni al clan dei Nigeriani sul litorale di Castel Volturno.

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