«Dal giorno dell'incidente non sono più riuscito a tornare su quella via di Casal Palocco. L'ho fatto ieri per esigenze. Ho rallentato di fronte ai peluche per il piccolo Manuel in segno di rispetto. Ma proprio in quel momento, davanti ai tanti fiori posati sul posto, un uomo mi si è affiancato su uno scooterone e mi ha chiesto un selfie. Io non me la sono sentita e ho rifiutato». Alex Britti racconta un episodio che lo ha visto protagonista nella giornata di ieri nel quartiere di Roma dove abita, Casal Palocco, lo stesso dove lo scorso 14 giugno un incidente ha provocato la morte del piccolo Manuel di 5 anni. Uno scontro in velocità tra la Smart della sua giovane mamma e il suv Lamborghini noleggiato da 5 youtuber per portare a termine una sfida social.
«Vado spesso a fare la spesa lì.
Le sfide social sono davvero un novità?
«No, le sfide tra giovanissimi sono sempre esistite. Quando ero giovane io i ragazzi si davano appuntamento sull'Olimpica per fare le gare con la moto. Era un appuntamento non scritto, ogni sabato sera. Si impennava con le moto e ci venivano da tutta Roma e non solo. Probabilmente quelle sfide nascevano dal bisogno di ragazzini di fare gli stupidi».
Come sarebbero oggi quelle challenge?
«Oggi sarebbero riprese da una diretta social. Nei limiti purtroppo tutti da giovani abbiamo fatto cose stupide. Sfido chi dice di non aver mai fatto sfide da ragazzino. Con i social e la viralità queste sfide sono diventate più pericolose».
Non deve esser stato facile tornare sul luogo dell'incidente
«Non lo è stato. Passando ieri lì per la prima volta dall'incidente mi sono commosso e ho aperto il finestrino. Quest'uomo sullo scooter ridendo e scherzando mi si è avvicinato e mi ha chiesto un selfie. Mi è dispiaciuto ma ho fatto finta di nulla. Dopo si è fermato più avanti a una rotonda e a quel punto mi sono prestato. Loro nella macchina a fare una sfida erano ragazzini. Ma l'uomo che mi ha chiesto un selfie davanti ai peluche era un adulto. I social sono anche questo».