Futuro Remoto sbanca tra cibo
e robot: 200mila con voglia di scienza

Futuro Remoto sbanca tra cibo e robot: 200mila con voglia di scienza
di Pietro Treccagnoli
Lunedì 10 Ottobre 2016, 08:38 - Ultimo agg. 11:09
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Dopo trent'anni bisogna sempre più parlarne al presente. «Futuro Remoto», con tutto il suo travolgente bagaglio di innovazioni, di trasformazioni che la scienza impone fin dentro la nostra vita quotidiana, è qui, non c'è niente di lontano, ma tutto è vicino e per la seconda volta è esposto senza confini, nel più scenografico sito di Napoli, piazza del Plebiscito, a contendere, con i suoi padiglioni a cupola, il cielo e lo skyline alla chiesa di San Francesco di Paola. «Costruire» è il tema che ha tenuto banco da venerdì e che fino a oggi, alle 14, esprimerà tutta la sua potenza di incontri, mostre, esperimenti che di anno in anno la Fondazione Idis-Città della Scienza propone per un pubblico a stragrande maggioranza giovane, per il futuro che vive in mezzo a noi, che si appassiona alla robotica ma pure alla salute del mare, alla corretta alimentazione e all'astrofisica.
 

 

Sette università in gioco, cinquecento tra enti di ricerca, scuole, musei, imprese coinvolte, oltre duemila volontari ed esperti in campo. Una costruzione minuziosa che in questi giorni ha attratto decine e decine di migliaia di visitatori, sparsi tra i gazebo o in fila, in lunghe file, davanti ai padiglioni per vedere all'opera un robot chirurgico oppure per osservare al microscopio un corpuscolo marino o per capire come si fabbrica un monile, o per assistere ai meccanismi del riciclo della plastica.

Nelle nove isole tematiche ciascuno ha trovato il proprio percorso. Ieri sera non ce n'era uno che non avesse una coda all'esterno. Studenti e professori, adulti con i bambini, persino turisti incuriositi, disposti, per una volta, a rinunciare al tradizionale scatto nella piazza vuota per intrufolarsi, dopo aver rispettato l'inevitabile fila, sotto la cupola del «Futuro del cibo» (un tema che attrae trasversalmente) o in quella di «Corporea» (che il prossimo 4 marzo, anniversario dell'incendio, aprirà a Bagnoli) o di «Orizzonti mediterranei», realizzato dall'Orientale per dar voce ai temi dei flussi migratori e dell'inclusione sociale o della «Quarta rivoluzione industriale» con makers, fablab, open lab e fabbriche del futuro con diverse scuole coinvolte e ragazzi capaci di fare lezione più dei professori o farsi spiegare dai militari come funzionano i robotini antimina: sembrano giocattoli telecomandati, ma sono perfette macchine di sicurezza. La rassegna ha tracimato dalla piazza ed è andata a occupare ulteriori spazi nei dintorni per incontri e lezioni: a Palazzo Reale, nel Gambrinus, al cinema Metropolitan, al Circolo Politecnico.

C'è da smarrirsi, anche perché i numeri sono da capogiro, calcolati in base agli ingressi contingentati nelle diverse isole: 140mila tra venerdì e sabato scorsi, altri 60mila ieri, nonostante il cielo minaccioso e gli improvvisi scrosci d'acqua, per un totale di 200mila.
Abbondantemente superate le presenze dell'anno scorso che si fermarono a 150mila. Nuovi orizzonti quindi, ma molti collaudati e che stanno dando da tempo risultanti sempre più ampi e visibili. Basta entrare negli spazi del Gruppo robotico inter-ospedaliero che riunisce quattro ospedali napoletani (Cardarelli, Pascale, Monaldi e Policlinico della Federico II). Una realtà che nel mondo ha cifre imponenti e che in Italia e a Napoli sta crescendo rapidamente. 

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