Stellato: «Disegno l'ultimo Ricciardi per Bonelli, poi torno a Nathan Never»

La fumettista salernitana autrice di "Il Purgatorio dell'angelo"

Lucilla Stellato
Lucilla Stellato
di Erminia Pellecchia
Venerdì 10 Novembre 2023, 03:00
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Napoli, primavera del 1933. Sulla spiaggia di Posillipo viene ritrovato cadavere Padre Angelo. Era un prete molto amato, eppure la sua morte nasconde dei segreti. Il commissario Ricciardi cercherà di fare luce sul passato del gesuita, mentre il brigadiere Maione è alle prese con alcune strane rapine che lo coinvolgono particolarmente sul piano personale. É la sinossi di «Il Purgatorio dell’angelo», graphic novel targata Bonelli, casa editrice che dal 2017 traduce in fumetti le vicende dell’iconico personaggio di Maurizio de Giovanni. Ai dieci romanzi finora adattati, si aggiunge quest’ultimo in uscita nelle librerie e fumetterie domani. Sceneggiato da Sergio Brancato su soggetto dello scrittore napoletano, è disegnato da Lucilla Stellato (cover di Daniele Bigliardo), fumettista salernitana e unica donna del team, tutto campano, del Ricciardi a fumetti. 176 pagine dal sapore dolceamaro, così come lo è la vita: protagonista è soprattutto Napoli, coacervo di bene e di male, una Napoli chiaroscurale e malinconica, dove il color seppia delle immagini esalta la trama di un racconto intriso di sentimenti forti, il cui tema principale, dice Stellato, «è la spinta al confessarsi e il conseguente effetto liberatorio; Ricciardi dovrà riflettere e si ritroverà alla fine a prendere un’importante decisione».


Lei ha già firmato «Le confessioni del sangue» e «Vipera». Abbiamo dovuto attendere un po’ stavolta.
«Sì, c’è voluta un po’ di pazienza in più... Da parte degli addetti ai lavori innanzitutto, di conseguenza anche da parte dei lettori. Non so se sarà il mio ultimo incontro con il commissario. La produzione degli albi di Ricciardi al momento è ferma, la trasposizione dei romanzi è quasi giunta alla conclusione. Da alcuni mesi sono tornata a lavorare a Nathan Never, è stato un vero e proprio “ritorno al futuro”!».
É cambiato qualcosa nel modo di raffigurare Ricciardi?
«A grandi linee l’approccio è rimasto più o meno lo stesso. Sicuramente mi sono sentita più disinvolta nella caratterizzazione del protagonista e degli altri personaggi».
Una curiosità: Enrica sembra somigliarle sempre di più...
«Entrambe abbiamo i capelli corti, ricci e scuri, anche lei è alta. Ma ci sono delle differenze, sta ai lettori trovarle!».
Ogni autore lascia una traccia autobiografica. La bimba del sogno di Enrica ricorda la sua bellissima Désirée.
«Sicuramente disegnare una bimba della stessa età di mia figlia è stato per me motivo di tenerezza. Ho cercato di essere il più possibile distaccata, ma potrei anche non esserci riuscita».
Si avverte una sua partecipazione emotiva alla storia, quale figura l’ha coinvolta di più?
«Escludendo i protagonisti, credo di aver empatizzato maggiormente con il tormentato personaggio di Mario. Non posso, però, dire di più».
Anche qui la sua abilità nel tratteggiare la Napoli anni Trenta è quasi maniacale.
«Il mio impegno nella documentazione della città com’era allora è rimasto invariato. D’altra parte, per ogni nuova zona da raffigurare si presentano nuove sfide da affrontare».
Come, in questo caso, l’ambiente gesuitico.
«Ecco, questo aspetto in particolare è stato un po’ uno scoglio da superare. Non tanto per quanto riguarda la chiesa di San Ferdinando quanto piuttosto per villa San Luigi. In questo caso mi sono dovuta accontentare di poche immagini di riferimento, prevalentemente tutte foto di esterni. Gli interni, in accordo con Sergio Brancato, li ho risolti servendomi di intuito e immaginazione. E, al mio fianco, ho sempre i libri di de Giovanni, preziosi da consultare per approfondimenti e suggestioni».
Nei mesi del lockdown ha scoperto di avere il pollice verde, la passione per le piante e per il disegno potrebbe dar vita a un fumetto green?
«In questi ultimi 2-3 anni ho sentito la necessità di imparare qualcosa in più sul mondo vegetale.

Ho iniziato a documentarmi sulle tecniche di coltivazione. Ho sempre avuto familiarità con la natura, l’approcciarmi ad essa in maniera più consapevole mi sta permettendo di avere particolari soddisfazioni. Mi piacerebbe dedicare più tempo a questa passione ma il lavoro mi impegna parecchio. Chissà se un domani io non riesca a trovare il modo di conciliare tutto. L’idea di una storia green a misura di bambino non mi dispiace per niente!»

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