Tac, il 30% è da sostituire: il caos delle manutenzioni

Tac, il 30% è da sostituire: il caos delle manutenzioni
di Ettore Mautone
Venerdì 8 Gennaio 2016, 09:32
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La tragica fine di Gianluca Forestiere, morto nel viaggio da Pozzuoli a Giugliano alla disperata ricerca di una Tac funzionante, svela uno scenario inquietante sulla filiera dei soccorsi, dalla guardia medica al 118 fino al al nodo delle tecnologie inutilizzate, guaste o sprecate negli ospedali. Il tutto sullo sfondo di un pantano di delibere, gare d'appalto, contratti di manutenzione, norme e regolamenti tecnici sul parco tecnologico della sanità campana.
Secondo lo studio di Assobiomedica, associazione delle aziende medicali, il 30 per cento di tutte le Tac attive nelle strutture pubbliche (ogni ospedale è dotato di almeno una macchina) è obsoleto e da sostituire. Ma il dato clamorosamente disallineato rispetto agli standard di altre regioni come Lombardia, Toscana ed Emilia Romagna riguarda i supporti tecnici per la gestione della manutenzione e l'interfaccia con le ditte fornitrici di Tac e altre tecnologie. Sempre secondo Assobiomedica, a fronte di migliaia di piccoli grandi apparecchi da gestire e manutenere, tranne un paio di eccezioni, nessuna azienda sanitaria ha unità di ingegneria clinica in pianta organica e per questo tra il 20 e il 36% è obsoleto o da sostituire.

Ingegneri clinici, una falla sconosciuta alle strutture private. La maggior parte delle competenze ospedaliere sono precarie, in consulenza, per alcune ore a settimane, ovvero incardinate negli uffici tecnici che però ereditano gli assetti di un passato in cui il digitale era agli albori e la manutenzione era concentrata sull'edilizia per cui prevalgono architetti, geometri e ingegneri edili. Non ingegneri clinici, figura chiave che manca all'appello degli standard dettati dalle linee guida delle associazioni e validate dal ministero della Salute. Norme che parlano di almeno tre ingegneri per ogni mille apparecchiature da gestire.
Non solo le Tac, ovviamente, ma ecografi, risonanze, endoscopi, elettrocardiografi, consolle della rianimazione e tanto altro ancora. In un'azienda come il Cardarelli di macchine e monitor di questo tipo se ne contano circa 9 mila. Numeri comuni a molte grandi Asl. Proprio il Cardarelli tuttavia, ha un ufficio tecnico guidato da un ingegnere clinico, Ciro Verdoliva, che ha pensato di colmare la carenza affidandosi all'affiancamento di una società specializzata, selezionata con una gara ad evidenza pubblica, che garantisce la continua funzionalità per 365 giorni l'anno del più grande pronto soccorso del Mezzogiorno.

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