Un pezzo di cuore prelevato da un'autopsia salva il piccolo Ayoub

Un pezzo di cuore prelevato da un'autopsia salva il piccolo Ayoub
di Marisa La Penna
Mercoledì 25 Marzo 2015, 16:56 - Ultimo agg. 20:07
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Ayoub Gabsi ha undici anni e gli occhi di scugnizzo napoletano. Occhi grandi, neri e profondi, che erano destinati però a chiudersi presto per sempre.

Un terribile male al cuore condannava, infatti, il piccolo Ayoub ad una inesorabile morte perchè nel suo paese, in Tunisia, i medici si erano detti impotenti, impossibilitati ad operarlo, rassegnandosi così all’ineluttabile.



Ma mamma Asna non si era data per vinta. E, grazie a una associazione umanitaria, aveva preso contatti col cardiochirurgo Carlo Vosa, che le aveva innescato la speranza. E, così, dopo non facili iter burocratici, il giorno prima del sanguinoso attentato al museo del Bardo, un aereo è partito da Tunisi alla volta di Napoli con a bordo il piccolo Ayoub e sua madre.



Affetto dalla ”tetralogia di Fallot” - una malformazione cardiaca - il piccolo tunisino era stato operato, nel suo Paese, una prima volta nel 2008. Ma, successivamente, la valvola polmonare si era nuovamente danneggiata e il cuore si era ingrandito a dismisura. La morte era in agguato.



«Aveva la necessità urgente di un omoinnesto» spiega Vosa. E precisa: «Per salvare il bambino era necessario prelevare una valvola aortica da una autopsia giudiziaria». In Italia Meridionale l’unico centro che effettua questo genere di intervento è quello diretto dal professore Vosa, al Policlinico federiciano. Nel corso degli ultimi anni ne sono stati eseguiti sei che hanno salvato altrettante giovanissime vite.



«Grazie alla disponibilità del procuratore capo Colangelo e di tutti i pm che concedono la possibilità di prelevare, durante le autopsie giudiziarie, tessuto dell’aorta, anche questa volta siamo riusciti a salvare un bambino destinato a non farcela. Non solo. Anche il direttore di Medicina Legale, Claudio Buccelli e tutti i medici legali consulenti dei pm rendono attuabile, quando possibile, il prelievo dei tessuti», riprende Vosa, che aggiunge: «La parte da innestare viene sterilizzata con una soluzione preparata dalla direttrice della Farmacia del policlinico, Antonella Vozza. Quindi il reperto viene affidato alla responsabile della Microbiologia, Maria Rosaria Catania».



Questo tipo di intervento, spiega il cattedratico, rappresenta una vantaggio per il bambino perchè la valvola prelevata nel corso dell’autopsia, rispetto ai condotti artificiali non degenera e dura molto tempo.



Per non parlare del vantaggio economico: un condotto artificiale costa circa ottomila euro, che è una bella cifra per la dissestata sanità campana.

Il piccolo tunisino, dunque, è rimasto sul tavolo operatorio cinque ore. Dopo un breve passaggio in terapia intensiva è già da qualche giorno in reparto, circondato dall’affetto di medici e infermieri.



L’equipe di Vosa era formata da Gaetano Palma, Sergio Palumbo, Sabatino Cioffi e dai cardioanestesisti Alessandro Saccenti e Loredana Grande. Ieri mattina, in reparto, è arrivata una troupe televisiva tunisina. Ed ha ripreso il bambino, sua madre, i medici e tutto il personale. Ha voluto raccontare, in un ampio servizio per la più importante rete televisiva della Tunisia l’epilogo di una vicenda drammatica seguita - e supportata - attimmo dopo attimo dall’emittente. E grazie proprio alla campagna dei media il bambino ha ottenuto l’ok per l’espatrio.
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