Assalto a Corporea: Napoli
riscopre Città della Scienza

Assalto a Corporea: Napoli riscopre Città della Scienza
di Paolo Barbuto
Domenica 5 Marzo 2017, 23:37
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La ragazza esce trafelata, incrocia un’altra ragazza e dice con enfasi «sono due giorni che non mi fermo. Sono distrutta». Non pensate ciò che state pensando. La giovane donna, pettorina dei ragazzi di «Corporea» in bella vista, non si sta lamentando, anzi. Ha gli occhi lucidi d’emozione, abbraccia stretta stretta l’amica e sussurra «ce l’abbiamo fatta», prima di tornare nei saloni della mostra interattiva sul corpo umano che ieri ha aperto al pubblico. Il senso della rinascita di Città della Scienza sta tutto in quell’abbraccio, in quelle parole sussurrate fra persone che «ci credono» che hanno creduto possibile il miracolo fin dal primo giorno dopo le fiamme e la devastazione: «Questa doveva essere l’ultima aggiunta alle esposizioni di Città della Scienza prima del rogo. Sarà la prima della nuova èra», dicono con passione quasi tutti quelli che incontri, come un mantra da ripetere allo sfinimento. E Napoli, che ha ancora negli occhi la terribile notte delle fiamme e della fine di quel sogno, non ha saputo resistere al richiamo del cuore.

È come se un vecchio amico fosse tornato dopo la convalescenza: tutti quelli che hanno amato Città della Scienza ieri ci sono tornati. E l’assalto è stato di quelli poderosi. Alla chiusura del museo, quando la sera aveva già avvolto Bagnoli, sono stati contati quasi duemilacinquecento biglietti staccati. Numeri da rock star per una mostra sul corpo umano: dove s’è mai vista una roba del genere? «Si vede qui a Napoli, qui a città della Scienza - il direttore Luigi Amodio ha il volto stanco ma non smette di sorridere e di voltarsi intorno - Guardi quanta gente. Un po’ ce l’aspettavamo, ma vederli tutti qui dentro fin dalla mattina, senza soluzione di continuità fino a sera, è strabiliante». Amodio e il manipolo di uomini e donne che hanno accolto i visitatori («tutte persone straordinarie, dedite, innamorate di questo luogo», dice il direttore) non smettono di soffermarsi su ogni particolare dell’esibizione. Si chiamano «exibit» e sono per davvero incredibili «esibizioni» di arte e tecnologia al servizio della divulgazione scientifica. Un bimbo freme per mettere le manine sull’apparecchio che registra il battito del cuore e lo trasforma in un tamburo che fa sobbalzare centinaia di sassolini neri; un papà si affanna su uno stantuffo che misura qualcosa d’insondabile perché la zona è sepolta da una coltre di visitatori che segue con partecipazione lo sforzo; un gruppo di adulti si intestardisce di fronte ai video che testimoniano come funziona il cervello; e poi decine d’altri schermi, proiezioni, raffigurazioni di teschi simpatici che riproducono in tempo reale l’espressione del visitatore (generalmente stupefatto), macchine, oggetti da toccare, esperimenti da vivere in prima persona: chi ha visto Città della Scienza prima del rogo, ne riconoscerà l’imprinting anche dalla semplice descrizione di queste ultime righe.


Ecco, forse l’emozione più grande è questa: quel luogo sta rinascendo esattamente come tutti lo ricordano: «Forse addirittura con maggiori possibilità espositive - sottolinea il direttore Amodio - perché quest’area è nata proprio per essere un museo interattivo, mentre nei capannoni era stato necessario adeguarsi alle strutture preesistenti». Corporea si sviluppa, infatti, nella porzione di città della Scienza che si trova dal lato «terra» della struttura, con ingresso dal marciapiede opposto rispetto ai capannoni che vennero distrutti dalle fiamme. Accesso e biglietteria al piano centrale dei tre che ospitano l’esibizione: e ieri tutti e tre i piani sono stati costantemente affollati, dall’apertura di buon mattino fino al calare della sera.


Non solo gli «abituali» ospiti che sono per la maggior parte famiglie con bambini desiderosi di scoprire divertendosi, ma tanti gruppi di giovani e anche molti adulti: «Perché il tema di questa mostra è trasversale - chiarisce il direttore Amodio - non è destinato solo ai più piccoli, desiderosi di scoprire, ma a tutti quelli che voglio cimentarsi con la scoperta del corpo umano, a qualunque età».
L’entusiasmo per «Corporea», però non frena la macchina organizzativa che si muove a ritmo serrato in vista di un altro evento che, da queste parti, viene considerato determinante: l’apertura del nuovo planetario 3D che sarà il più grande d’Italia con 120 posti a sedere e con un diametro di 20 metri, oltre ad essere il più avanzato tecnologicamente di tutto il Paese. L’inaugurazione del planetario avverrà fra due settimane (il 19 marzo) e rappresenterà un altro tassello verso la definitiva rinascita di Città della Scienza. «Ce l’abbiamo fatta», si sono dette le ragazze abbracciandosi felici. Hanno ragione: Città della Scienza è risorta, ce l’ha fatta.
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