L'uomo, Ahmed El Sayed Abdelghany, è nullafacente, era in Italia irregolarmente fino a quando non si è sposato e ha usufruito del ricongiungimento famigliare. La donna è arrivata nel 2007 in Italia in modo regolare, assunta da un parente che aveva un ristorante nei pressi di Pavia dove lavorava come lavapiatti e cameriera. Conosciuto l'egiziano, i due si sono sposati nel 2008 vivendo inizialmente separati, presso alloggi rispettivamente per soli uomini e sole donne, in situazioni di forte disagio economico. Trasferitisi a Milano per poter vivere assieme, la donna ha trovato lavoro in una pizzeria dove tuttora è regolarmente assunta, lui ha continuato a non lavorare. Nel 2011 la vittima ha perso un figlio al settimo mese di gravidanza e non si esclude che sia accaduto anche a causa delle continue percosse ricevute dal marito. Circa 4 mesi fa la coppia ha avuto una figlia che vive con i nonni materni in Marocco.
La donna, attualmente in prognosi riservata al centro grandi ustionati del Niguarda, è stata sentita dagli agenti. È stata lei stessa a raccontare la propria vicenda malgrado sia analfabeta e non parli italiano.
Non ha potuto dare riferimenti temporali precisi. Nel ricostruire i precedenti e fermare l'uomo, essenziale è stato il ruolo del protocollo Eva, procedura in uso solo a Milano, specifica per i casi di maltrattamento in famiglia. Individuando subito il precedente episodio di lite a marzo e collegandolo alle prime evidenze di quello del 14 luglio, è stato possibile arrestare l'uomo la mattina del 15, nonostante la sua versione dei fatti fosse quella di un incidente domestico con acquaragia.