IL PROCESSO

Strage Erba, la difesa di Rosa e Olindo: «Da Frigerio ricordo falsato, era all'apice del suo deficit cognitivo». Camera di consiglio il 10 luglio

La difesa dovrà convincere i giudici a riaprire il caso dopo i primi tre gradi di giudizio

Olindo e Rosa, oggi la nuova udienza per la richiesta di revisione del processo per la strage di Erba. Ecco le carte della difesa
Olindo e Rosa, oggi la nuova udienza per la richiesta di revisione del processo per la strage di Erba. Ecco le carte della difesa
Martedì 16 Aprile 2024, 08:11 - Ultimo agg. 17 Aprile, 07:01

Camera di consiglio il 10 luglio

E' stata rinviata al 10 luglio l'udienza davanti ai giudici della Corte d'Appello di Brescia per le eventuali repliche sull'istanza di revisione della sentenza di condanna all'ergastolo per Olindo Romano e Rosa Bazzi per la strage di Erba. Poi ci sarà la camera di consiglio per la decisione. Lo ha detto il presidente della Corte.

Difesa coniugi: da Frigerio ricordo falsato

Per la difesa di Olindo Romano e Rosa Bazzi, condannati all'ergastolo per la strage di Erba, il sopravvissuto Mario Frigerio, nel dicembre del 2006, quando riconobbe dal letto d'ospedale come aggressore Olindo Romano, aveva raggiunto «l'apice del suo deficit cognitivo». Era «soggetto cerebroleso» a cause delle ferite subite e all'intossicazione da monossido di carbonio causato dal fumo dell'incendio scoppiato nella corte di Erba. L'avvocato Fabio Schembri ha parlato di «amnesia anterograda» alla base del falso ricordo del sopravvissuto all'eccidio che effettuò il riconoscimento anche in aula in primo grado e morì alcuni anni dopo.

Frigerio quando fu in grado di essere ascoltato, parlò inizialmente di una persona «dalla pelle olivastra», secondo Schembri «di etnia araba». Alcuni giorno dopo, Il 26 dicembre disse, come riportato negli atti: «La persona che ho visto in faccia era una persona a me nota. Si tratta del mio vicino di casa di nome Olindo. lo l'ho riconosciuto subito ma poi ho rimosso la cosa perché non volevo crederci e volevo cancellare tutto». 

La difesa di Rosa e Olindo: dinamica strage Erba incompatibile con presenza coppia

 Le cosiddette nuove prove sono «incompatibili» per quanto riguarda la dinamica con la presenza di Olindo Romano e Rosa Bazzi sulla scena della strage di Erba. È uno dei capisaldi della difesa dei coniugi condannati all'ergastolo per la strage dell'11 dicembre 2006 nell'udienza in cui si discute la richiesta di revisione. Tra le «prove nuove» il fatto che la vicina di casa, Valeria Cherubini, tra le vittime, sarebbe stata uccisa nella sua abitazione e non colpita mortalmente al piano di sotto per poi morire nel suo appartamento, come riscostruito nelle sentenze. «I soccorritori non avrebbero potuto non vedere» i coniugi una volta intervenuti, ha detto il legale.

Diverbio in aula a Brescia tra accusa e difesa

Qualche screzio in aula della Corte d'appello di Brescia quando uno dei legali dei coniugi Romano, Nico D'Ascola, ha invitato i rappresentanti dell'accusa a «non mostrare segni plateali di dissenso» durante il suo intervento (i magistrati scuotevano la testa) dal momento che i difensori, quando lo scorso primo marzo il pg e l'avvocato dello Stato erano intervenuti per chiedere l'inammissibilità dell'istanza di revisione, non avevano fatto alcun commento. Sarà poi uno degli storici difensori di Olindo Romano e Rosa Bazzi, Fabio Schembri, a entrare nel merito delle annunciate «nuove prove» che, ad avviso della difesa, potrebbero portare alla riapertura del processo e, quindi, al proscioglimento dei coniugi già condannati all'ergastolo per la strage avvenuta a Erba dell'11 dicembre 2006.

Difesa Rosa e Olindo attacca testimonianza Frigerio

Esiste una prova che «esordisce con un'affermazione di riconoscimento di una persona estranea alla cerchia di cososcenze» per poi individuare il vicino di casa Olindo Romano come autore della strage di Erba? È tornato ad attaccare la testimonianza di Mario Frigerio, sopravvissuto all'eccidio del 10 dicembre del 2006 e morto anni dopo, il primo legale dei coniugi Olindo Romano e Rosa Bazzi, Nico D'Ascola. Frigerio, che riconobbe Olindo alcuni giorni dopo il massacro e in aula, in prima battuta, dal letto d'ospedale, aveva parlato di una persona dalla pelle scura e la difesa della coppia, avvalendosi delle consulenze di alcuni esperti, insiste nel dire che quello di Figerio fu un «falso ricordo». D'Ascola ha preannunciato che, come hanno fatto il pg e l'avvocato dello Stato, «entrerà nel merito» delle prove e non si limiterà ad argomentare l'ammissibilità. 

Olindo Romano e Rosa Bazzi in aula a Brescia

Olindo Romano e Rosa Bazzi sono presenti in aula a Brescia per assistere anche alla seconda udienza, dopo quella dell'1 marzo scorso, per discutere l'istanza di revisione del processo per la strage di Erba del 2006 che si è concluso con la condanna per entrambi all'ergastolo. I difensori della coppia esporranno oggi l'istanza. Saranno quattro i difensori a intervenire sui vari aspetti della richiesta. La coppia non ha autorizzato di esser ripresa. È cominciato l'intervento del professor Nico D'Ascola

L'arrivo di Rosa e Olindo al processo

 

 

Azouz Marzouk: «Tantissime cose non tornano»

Azouz Marzouk che nella strage di Erba perse la moglie e il figlio di due anni, al suo arrivo a Brescia per l'udienza di revisione per Olindo Romano e Rosa Bazzi, ha spiegato: «Conduco questa battaglia per tutti, non posso dire se ho avuto nemici, ho vissuto in pace con tutti». L'uomo, che sostiene l'innocenza dei coniugi, ha sottolineato: «Ho letto le carte, ho visto il percorso di questi anni che confermano che qualcosa non va, sono tantissime le cose che non tornano».

 

Avvocato fratelli Castagna: «Verità già scritta, doloroso essere qui»

Giuseppe e Pietro Castagna, fratelli e familiari di tre delle quattro vittime della strage di Erba, non sono presenti a Brescia dove sta per iniziare la seconda udienza del processo per chiedere la revisione sulla verità giudiziaria dell’11 dicembre del 2006. «Per loro essere qui sarebbe motivo di dolore.

La verità è già scritta e speriamo che presto sia confermata e che non si debba più parlare di questa strage, ma si ricordino le vittime» sono le parole pronunciate - prima di entrare in aula - dall’avvocato Massimo Campa che tutela gli interessi dei fratelli Castagna.

Curiosi in coda per assistere all'udienza

Decine di persone si sono messe in coda stamani per poter poter partecipare a Brescia alla seconda udienza sulla discussione della richiesta di revisione del processo a Olindo Romano e Rosa Bazzi, condannati all'ergastolo per la strage di Erba dell'11 dicembre del 2006 (quattro morti, tra cui un bambino di due ann, e un ferito grave). La stessa scena era stata registrata all'esterno del Palazzo di Giustizia in occasione della prima udienza, sotto la pioggia, lo scorso 1 marzo. I legali della coppia puntano su prove nuove, a loro avviso, che potrebbero portare alla assoluzione a 18 anni dell'eccidio. Tra la gente in coda tante persone - giovani compresi - che hanno detto di voler assistere all'udienza per curiosità. 

Cosa non convince i legali

Non convince i legali neppure il racconto di Frigerio (morto nel 2014), salvatosi dalla strage solo per una malformazione alla carotide. Ricoverato in rianimazione all’ospedale Sant'Anna di Como, può essere ascoltato solo a circa 86 ore dai fatti. Dal 15 al 26 dicembre del 2006 viene sentito otto volte e, sostiene la difesa, prima riferisce di un killer sconosciuto con la pelle olivastra, poi dal 2 gennaio parla di Olindo come del suo aggressore. Un racconto non genuino: «l'intossicazione da monossido di carbonio», gli assassini appiccano il fuoco nell’appartamento di Raffaella Castagna per cancellare le tracce della strage, «hanno determinato il decadimento di funzioni cognitive importanti, come alterazioni della memoria, della capacità di ricordare e della capacità di orientamento». La difesa lamenta anche «la mancanza di circa il 60% delle audio registrazioni» e insiste su un punto: le dichiarazioni dopo il 15 dicembre «sono da considerarsi non idonee in quanto esito di centinaia di domande suggestive” che “hanno attecchito facilmente nel testimone in una condizione di vulnerabilità psichica» e che ha determinato la creazione di una «falsa memoria in merito a Olindo Romano quale aggressore». E in quel bagno di sangue che era la palazzina del ghiaccio desta incredulità la presenza (contestata) di una sola macchia di sangue, una traccia di Valeria Cherubini, trovata sul battitacco dell'auto dell’ex netturbino visionata a poche ore dalla strage, poi nuovamente la sera del 26 dicembre. Le operazioni di ispezione, repertazione e verbalizzazione dei carabinieri avvengono con tempi e modalità ritenute, da chi sostiene l’innocenza, non trasparenti. Le foto scattate e catalogate con approssimazione tolgono forza all’unica prova scientifica. Tre prove a cui le sentenze dedicano decine di pagine - ben 70 per le confessioni, 23 per il riconoscimento e 21 per la macchia di sangue – e rispetto alle quali la difesa prova a insinuare il dubbio per smontare una verità giudiziaria che regge da più di 17 anni.

 

Le prove della difesa

Dimostrare il più grande errore giudiziario della storia. È l’impegno che la difesa di Olindo Romano e Rosa Bazzi, condannati in via definitiva all’ergastolo per la strage di Erba, si sono assunti con la richiesta di revisione del processo e che oggi sono pronti a sostenere in aula davanti ai giudici della seconda sezione della corte d’appello di Brescia. In un’udienza, che si preannuncia lunga e probabilmente non definitiva, gli avvocati Fabio Schembri, Nico D’Ascola, Patrizia Morello e Luisa Bordeaux proveranno a mettere in fila l’elenco di nuove prove che potrebbero cambiare la verità giudiziaria della mattanza dell’11 dicembre del 2006 quando, sotto i colpi di spranga e coltelli, morirono - nella palazzina di via Diaz - Raffaella Castagna, il figlio Youssef di soli due anni, la nonna del piccolo Paola Galli e la vicina di casa Valeria Cherubini, moglie dell’unico sopravvissuto Mario Frigerio. A più di 17 anni dai fatti la difesa tenta di ribaltare un verdetto che ha retto per ben tre gradi di giudizio mettendo in fila le prove nuove, le criticità dell'indagine e mettendo in discussione i tre pilastri dell’accusa: le confessioni degli imputati, il ricordo dell’unico testimone oculare e la prova scientifica. Le confessioni sono «false», infarcite di «errori» e «discrepanze» è la tesi difensiva. L’analisi di un proprio pool di esperti offre agli avvocati conclusioni nette: i racconti sulla strage da parte della coppia «risultano piene di errori, molti elementi della scena del crimine vengono "sbagliati" (tra il 50 e il 70%)". Le versioni «non sono dettagliate, non sono sovrapponibili, non sono combacianti, non sono coerenti e non sono costanti e dunque hanno tutte le caratteristiche delle false confessioni». Olindo colleziona «centinaia” di "non lo so", "non mi ricordo", "mi sembra", "questo adesso mi sfugge", lo stesso Rosa. «Quelle che vengono definite confessioni sono, in realtà, una serie di "sì" a suggerimenti». E «incontrovertibilmente falsa» è anche la ricostruzione sull’omicidio di Valeria Cherubini che, a dire della difesa, è stata finita nella sua mansarda.

È il giorno della nuova udienza per la richiesta di revisione del processo per Olindo Romano e Rosa Bazzi per la strage di Erba dell'11 dicembre 2006. Dopo le richieste dell'accusa, stavolta sarà la difesa a presentare i nuovi elementi alla Corte d'Appello di Brescia per convincere i giudici a riaprire il caso dopo i primi tre gradi di giudizio. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA