Italicum, l'ultima offerta di Renzi ai ribelli: «Pronto a cambiare»

Italicum, l'ultima offerta di Renzi ai ribelli: «Pronto a cambiare»
di Alberto Gentili
Domenica 9 Ottobre 2016, 10:17 - Ultimo agg. 18:00
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ROMA Ora che il gioco si fa duro, adesso che mancano meno di due mesi al voto che segnerà il suo destino, quello del governo e (naturalmente) della riforma costituzionale, Matteo Renzi appare deciso a fare sul serio. Nella riunione della Direzione del Pd fissata per domani pomeriggio, il premier-segretario dovrebbe uscire dalla tattica e mettere sul piatto «una disponibilità vera e totale» a cambiare l'Italicum. Perché, come ha detto più volte, «la riforma costituzionale è più importante della legge elettorale». Perché vuole «stanare e smascherare una volta per tutte Bersani & C». E perché, con l'aria che tira in Senato, è urgente per mettere in sicurezza il governo venendo incontro alle richieste dei centristi guidati da Angelino Alfano.
Così Renzi, domani, si presenterà in Direzione dicendo che lui considera «l'Italicum una buona legge», in quanto garantisce «equilibrio tra rappresentanza e stabilità». Ma - ed è questa la novità - annuncerà una «seria iniziativa del Pd» per verificare «se esiste in Parlamento la possibilità di cambiare la legge elettorale», gettando le basi di una sua revisione prima del voto del 4 dicembre.
Tant'è che il premier-segretario indicherà anche una task-force, composta dal vicesegretario Lorenzo Guerini e dai capigruppo Ettore Rosato e Luigi Zanda, incaricata di esplorare le posizioni dei vari partiti. Posizioni che per la verità già si conoscono: Forza Italia, Lega e Cinquestelle hanno già detto di voler attendere l'esito del voto referendario. Ma il vero obiettivo di Renzi, oltre a quello di rassicurare Alfano, è mettere Bersani e la minoranza dem in difficoltà, «togliendo loro ogni alibi». Dimostrando che «il loro no al referendum è pregiudiziale, il vero obiettivo sono io. Perciò continueranno a scandire quel no qualunque cosa faccia sulla legge elettorale».

«APERTURA SINCERA»
Ed è proprio per rendere più indigesta la partita a Bersani, a Massimo D'Alema e alla new entry Ignazio Marino - a sentire quelli del Giglio Magico - che domani Renzi «farà un'apertura sincera e amplissima». Si dichiarerà disponibile a qualunque formula elettorale che garantisca un minimo di governabilità e aprirà perfino all'abolizione del ballottaggio: «A me piace e lo ritengo giusto perché così i cittadini scelgono. Ma discutiamo di tutto e su tutto».
Il premier-segretario, che non intende impiccarsi «a nessuna formula» ma neppure avanzare proposte («sono gli altri che devono scoprire le carte»), dovrebbe scandire un solo rifiuto: il no al ritorno al proporzionale puro «che poi renderebbe obbligatorio formare governi di larghe intese, la palude che ha ucciso l'Italia». Soprattutto, non porrà veti alla proposta che tanto piace ad Alfano e che è già è stata oggetto di confronto con i plenipotenziari del Pd: il mantenimento del doppio turno, ma aperto alle coalizioni grazie all'apparentamento e con il premio di maggioranza che andrebbe all'alleanza vincente. «C'è una disponibilità totale, voglio davvero trovare un'intesa», fa sapere Renzi, tentato di far votare la Direzione su un documento e non solo sulla sua relazione. Che comunque sarà una proposta di metodo: la ricerca dell'accordo. E non di merito: «Io una legge che garantisce stabilità l'ho fatta, chi vuole cambiarla avanzi le sue proposte». Comunque il premier si dice «non impressionato» dall'arrulamento di Marino nel fronte del no. E i fedelissimi del segretario: «Ignazio? Un'assoluzione non fa un buon sindaco».

 
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