Adesca bimbe sul web, condannato
Sul pc aveva 952 foto di minorenni

Adesca bimbe sul web, condannato Sul pc aveva 952 foto di minorenni
di Petronilla Carillo
Venerdì 13 Gennaio 2017, 07:55 - Ultimo agg. 08:46
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SALERNO - Sei anni di reclusione da scontare tutti in regime carcerario. Il gup Sergio De Luca non ha fatto sconti a Simone Barra, un 32enne di Campagna arrestato la scorsa estate per pedopornografia. E non poteva fare altrimenti visto ciò che la polizia postale ha trovato nei suoi computer: 952 foto di cui 41 con bambini al di sotto dei dieci anni e 243 video che ritraevano minori in atteggiamenti sessuali o durante rapporti con uomini adulti. Così il giudice per l’udienza preliminare ha accolto la richiesta del pm Roberto Penna, rappresentato ieri in aula dalla collega Katia Cardillo, e ha chiuso l’abbreviato a sei anni di pena che Barra dovrà scontare presso il carcere di Vallo della Lucania in regime di sicurezza. Bisogna ora vedere se il difensore del 32enne, l’avvocato Giovanni Conte, deciderà di presentare Appello. 

La storia è di quelle che nessuno mai vorrebbe sentire. Tutti giovanissimi i protagonisti della vicenda: nel mirino di Barra, era il 2014 e lui aveva soltanto 30 anni, finirono due ragazzine di appena dodici anni. L’uomo era riuscito ad adescarle su facebook con un falso profilo. Prima aveva studiato il loro giro di amicizie, i loro interessi e il loro modo di vivere, poi le aveva contattate in privato fingendosi un coetaneo. Una di queste ragazzine era di Catania e proprio la madre, accortasi di quanto stava accadendo, ha fatto partire le indagini. Gli inquirenti hanno il sospetto che l’uomo potesse avere diversi profili falsi ma, nel procedimento di ieri, sono soltanto due le contestazioni che gli sono state mosse. 

Il suo modus operandi non discostava di molto da quello di tutti i pedofili della rete: aveva creato un profilo falso fingendosi minorenne e, una volta entrato in confidenza, l’uomo cercava di avere con le due ragazzine rapporti di sesso virtuale. Lo faceva rubando alcune loro foto, reinviandole in privato alle sue vittime, insieme a messaggi che di volta in volta diventavano sempre più espliciti. Fino a quando la madre della ragazzina siciliana non ha deciso di denunciare alla Procura locale il tentativo di adescamento della figlia.
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