Lupi nel Parco del Cilento, il dossier: «Si riproducono ma vanno tutelati»

Riscontrata un’elevata mortalità della specie: gli esemplari morti sono stati in totale 6 di cui 4 uccisi da incidenti stradali ed uno, molto probabilmente ucciso da un cinghiale»

I lupi nel Parco del Cilento
I lupi nel Parco del Cilento
di Antonio Vuolo
Martedì 26 Marzo 2024, 07:00
3 Minuti di Lettura

Un’importante ricerca condotta nel Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni rivela la presenza stabile di numerosi nuclei di lupi, alcuni dei quali comprendenti fino a 6 individui. L’attività di monitoraggio, su incarico dell’Ente di Vallo della Lucania, e parte del progetto nazionale “Wolfnext - Parchi a sistema per il futuro del Lupo in Italia”, ha fornito dati cruciali sull’ecologia di questa specie nel secondo parco nazionale più grande d’Italia. Gli esperti di k’Nature hanno usato una varietà di tecniche per raccogliere informazioni sulla distribuzione e il comportamento dei lupi tra luglio 2022 e settembre 2023.

Una rete di monitoraggio di quasi 200 chilometri percorsi da operatori qualificati, in coppia, a cadenza bimestrale, che ha consentito di rinvenire segni di presenza come siti di marcatura, impronte, piste su neve, carcasse di animali predati ed esemplari morti. Oltre al video-fototrappolaggio, gli esperti hanno adottato anche la tecnica del wolf howling, che consiste nell’emissione di ululati registrati per stimolare la risposta da parte dei lupi, con l’obiettivo di identificare le core-areas dei branchi in corrispondenza di alcuni territori occupati dai nuclei individuati nella stagione 2020-2021. «È stato anche possibile confermare l’avvenuta riproduzione per uno dei nuclei individuati nel corso del monitoraggio, grazie ad immagini mostranti il branco con almeno 3 cuccioli a seguito - spiegano gli esperti - Ulteriore fattore rilevante è stata l’indicazione di un’elevata mortalità della specie nel territorio del Parco. Gli esemplari di lupi morti rinvenuti sono stati in totale 6 di cui 4 uccisi da incidenti stradali ed uno, caso molto interessante, molto probabilmente ucciso a causa di ferite inflitte da un cinghiale».

Per quanto concerne l’identificazione di segni di ibridazione, l’unico elemento ritrovato durante il periodo di monitoraggio è stato un singolo individuo di cane dal fenotipo anomalo. Tuttavia, anche la presenza di diversi individui e/o gruppi di cani rinselvatichiti è abbastanza elevata lungo tutto l’areale del Parco, aumentando così il rischio di inquinamento genetico per i branchi presenti.

L’attività ha anche permesso di raccogliere dati interessanti su istrici, puzzole, lontre, gatti selvatici, cervi e caprioli.

Video

«Alla luce dei risultati ottenuti è fondamentale - dicono gli esperti - implementare corrette misure di conservazione, con particolare riferimento alla mitigazione del conflitto con l’uomo e al contrasto delle attività illegali, per garantire alla specie un futuro roseo all’interno dell’area protetta».

© RIPRODUZIONE RISERVATA