Maiori, la rimpatriata ex Dc dei “ragazzi di De Mita”: «Ma nessuna nostalgia»

Da Franceschini a Lusetti, da Gabrielli e Pistelli: nuovo incontro dopo 40 anni nello stesso albergo in cui furono convocati dal segretario Dc

Ciriaco De Mita
Ciriaco De Mita
di Lucia Serino
Giovedì 14 Marzo 2024, 04:50
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C’era e ci sarà Dario Franceschini. C’era e ci sarà Renzo Lusetti. Non potrà esserci il compianto David Sassoli, scomparso due anni fa; è atteso Franco Gabrielli, ex capo della polizia, potrebbe arrivare Roberto Sergio, l’amministratore delegato della Rai. Dalla Sicilia Totò Cuffaro, e poi Lapo Pistelli, dirigente Eni, Simone Guerrini, segreteria del Quirinale e poi da ogni regione, nomi noti e meno noti. Sono tutti ex ragazzi democristiani che si ritroveranno a Maiori per una “festa di compleanno” di tutto rispetto, i 40 anni dello storico congresso dei giovani Dc voluto da Ciriaco De Mita. Era il 4 febbraio 1984, De Mita li precettò tutti a Maiori, all’hotel Pietra di Luna. Il Popolo titolava in prima pagina, di spalla, “Mille giovani Dc per una nuova cultura della pace”. Furono 800 per la precisione ed occuparono tutte le stanze dell’albergo dove, il 22 e 23 marzo, dal venerdì al sabato, esattamente come allora, arriveranno in gruppo, più attempati e più influenti, senza nostalgia, dice Luca Esposito, il direttore amministrativo dell’Arpac che era segretario regionale all’epoca, ma solo per una rimpatriata tra vecchi amici, ognuno con le foto che conserva, per proiettarle a cena, proprio come in una festa di compleanno.

Luca Esposito ha la “lista degli invitati”, come i napoletani Gaetano D’Onofrio, direttore sanitario del Cardarelli, Roberto Sanseverino, Antonio Cirillo, Rocco Piccolo. Da Benevento Rino Santamaria, capo della segreteria del sindaco Mastella, da Caserta Mimmo Santonastaso e poi la pattuglia salernitana, Corrado Matera, Mimmo Barbati, Pasquale Cuofano, Pasquale D’Acunzi, Carmine Mellone, Antonio Manzo. Ed è una lista parziale. Le prenotazioni scadono domani. Stessa spiaggia, stesso mare, stesso albergo. Trenta euro a persona per ognuno dei due pasti, più la camera, vecchi tesorieri non ce ne sono più, si paga alla romana e si sta insieme per una due giorni che si annuncia più pacifica di quella dello storico congresso durante il quale, nonostante il titolo del giornale di partito, ci fu uno scontro durissimo, anche fisico, su chi doveva essere il futuro leader del movimento giovanile.

I candidati erano Renzo Lusetti, Luca Danese (il nipote di Andreotti, ci sarà) e Mauro Fabris. Al momento di comporre le liste successe di tutto, chi si accapigliava nei bagni, chi lanciava sedie, c’è chi ricorda di aver visto qualcuno calarsi dalle finestre. Le cronache ricordano che intervennero le forze dell’ordine mentre la sera del venerdì arrivò la notizia che Andreatta si era sentito male mentre parlava alla Camera ed era stato trasferito d’urgenza al Gemelli. De Mita, indaffarato a dirigere il traffico dei giovani, potè solo telefonargli da Maiori.

C’era anche un diciottenne Enrico Letta, non si sa se torna. «C’era la generazione dei cinquanta/sessantenni che oggi sono quasi tutti nel centrosinistra o hanno smesso di fare politica attiva», dice Peppino D’Ascoli, a lungo consigliere comunale di Pontecagnano e oggi capo di gabinetto dell’assessore regionale Mario Morcone. Divenne il capo segreteria di Renzo Lusetti che qualche anno dopo, uscito vincitore dal quel congresso, sarà candidato ed eletto al Parlamento nel collegio di Salerno. De Mita volle che il congresso (era il sedicesimo ma non si riuniva da almeno sette anni) si celebrasse a Maiori perché lì aveva uno dei suoi uomini più fidati, Stefano Della Pietra, e perché lì amava trascorrere le vacanze, qualche metro più avanti del Pietra di Luna, all’hotel Panorama.

Come ogni rimpatriata che si rispetti anche questa di Maiori ha la sua chat whatsapp per l’organizzazione. Si sono dati appuntamento in hotel alle 17 del 22 marzo, sono stati tutti pregati di cercare foto e materiali dell’epoca e di spedirli a Paolo Rinalduzzi, funzionario del Senato, e sindaco di Cantalupo in Sabina, per proiettarli a cena e poi conservarli in un archivio. Un remake alla Virzì, con epilogo, si spera, meno drammatico.

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