Racket a suon di bombe a Sant'Egidio del Monte Albino, quattro persone finiscono a processo

Secondo le indagini alcuni commercianti erano costretti a pagare il pizzo tra i 1000 e i 1500 euro ogni sei mesi. Dopo le prime condanne finiscono a processo gli imputati arrestati in un secondo momento

Uno degli episodi contestati
Uno degli episodi contestati
di Nicola Sorrentino
Sabato 9 Settembre 2023, 07:00 - Ultimo agg. 11:54
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Racket, estorsioni e attentati con bombe contro negozi e attività commerciali, comincerà la prossima settimana il processo per 4 persone, coinvolte un anno fa nella maxi inchiesta della Dda contro il gruppo Quelli di San Lorenzo, attivo tra Sant’Egidio, Pagani e Angri, che dal 2017 al 2019 si sarebbe avvalso dell’intimidazione derivante da un vincolo associativo, di natura mafiosa, per imporre la propria forza in una parte dell’Agro nocerino sarnese. Oltre un mese fa arrivarono le prime 6 condanne per chi aveva scelto l’abbreviato: gli attuali quattro imputati, invece, furono raggiunti da misure cautelari successivamente al blitz, dietro ricorso della procura Antimafia. L’inchiesta ricostruì le dinamiche di diversi episodi criminali: dal possesso di armi all’uso di esplosivi, fino allo spaccio di droga, oltre all’assunzione illecita presso ditte e attività, rapine, furti e ricettazione di merce di provenienza illecita. 

Tra gli episodi che finiranno al vaglio del dibattimento, ad esempio, c’è l’attentato contro un negozio all’ingrosso di materiale elettrico, che il 7 febbraio 2018 fu oggetto di un atto intimidatorio: una bomba fu fatta esplodere contro l’ingresso, causando un danno di circa 30mila euro. Dietro quel gesto vi era la pretesa, da parte di uno dei capi promotori del gruppo criminale, di corrispondere «1000-1500 euro ogni sei mesi».

Le direttive spesso arrivavano anche dal carcere, attraverso colloqui, che i sodali poi riportavano all’esterno.

Le indagini, svolte attraverso attività di intercettazione telefonica ed ambientale, servizi di osservazione, perquisizioni, sequestri, acquisizioni documentali, accertamenti tecnico-scientifici ed escussione di persone offese, ebbero la loro genesi proprio a partire da febbraio 2018, originate dal susseguirsi di una serie di attentati ai danni di attività commerciali, mediante ordigni esplosivi artigianali. Nelle mire della presunta organizzazione vi sarebbe stata la volontà di assumere il controllo di una vasta area territoriale e delle attività imprenditoriali, anche attraverso l’assunzione di proprio personale, come fu tentato presso il cimitero di Sant’Egidio del Monte Albino, ad esempio. Furono 54 le persone iscritte nel registro degli indagati da parte del sostituto procuratore dell’Antimafia, a Salerno.

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Un mese fa, le prime sei condanne portarono a circa 50 anni di carcere complessivi. Anche il traffico di droga trovava il suo sfogo, nei piani dell’organizzazione, ritenuta di natura mafiosa, grazie anche all’accordo con altri gruppi criminali del territorio. Nello specifico, ai locali spacciatori veniva imposto l’acquisto di droga solo attraverso il gruppo di Sant’Egidio - che badava anche alle spese legali dei vari consociati - al quale andava poi versata una percentuale sui singoli guadagni.
 

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