Festival di Cannes 2023, Harrison Ford mattatore con Palma d'oro onoraria a sorpresa

«Che accoglienza straordinaria, è un'emozione indescrivibile avvertire tanto calore intorno a me»

Harrison Ford a Cannes
Harrison Ford a Cannes
di Titta Fiore
Sabato 20 Maggio 2023, 09:00 - Ultimo agg. 21 Maggio, 16:35
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La Palma d'oro onoraria a sorpresa, il diluvio di applausi, il red carpet trionfale: il giorno dopo l'anteprima evento di «Indiana Jones e il quadrante del destino» Harrison Ford non ha ancora smaltito la commozione: «Che accoglienza straordinaria, è un'emozione indescrivibile avvertire tanto calore intorno a me. Mi fa sentire bene». Il personaggio dell'archeologo con la frusta e il cappello da cowboy lo accompagna dal 1981, l'anno dell'«Arca perduta», ma ora, con il quinto capitolo della saga, è arrivato ai titoli di coda: «Perché? Mi sembra evidente, il tempo passa, mi stanco e devo riposare un po'. Adoro lavorare e amo questo personaggio e tutto il bello che ha portato nella mia vita, ma l'età conta». Nel film, comunque, continua a fare cose spericolate, come cavalcare all'impazzata sulla Quinta Strada e sulle rotaie della metropolitana di New York: «Certo che lo faccio, posso aver dimenticato molte cose, ma non come si va a cavallo». Ha 80 anni e non li dimostra, anzi in una scena recita anche a torso nudo: «Sono stato fortunato ad avere questo corpo, e grazie per averlo notato».

Nel film, in sala il 28 giugno, con la figlioccia aspirante archeologa si mette sulle tracce dell'Antikytera, un antico dispositivo inventato da Archimede che si credeva potesse invertire il corso del tempo e in una avventurosa scena girata nell'Orecchio di Dionisio a Siracusa si ritrova a contenderlo a uno scienziato nazista che si è riciclato in America, ma non ha dimenticato il suo nefasto passato: «Quando ho letto la sceneggiatura ho pensato che non avrei potuto trovare di meglio» racconta il divo. «Volevo che fosse un buon film, una specie di riassunto dei quattro precedenti, mi piaceva che fosse concentrato sulle relazioni di Indy con gli altri e non solo sul suo personaggio.

Le riprese sono state qualcosa di magico, tutti si sono fatti in quattro a supportarmi per la mia anzianità».

Il professor Indiana Jones lascia l'insegnamento, l'adorata Marion vuole il divorzio e gli studenti non lo seguono più. Lui, Harrison Ford, ha parole di miele per la moglie Calista Flockart («se la mia vita è stata così bella lo devo soprattutto a lei») e un'agenda piena di impegni. Ha interpretato film leggendari come «Blade Runner» la saga di «Guerre Stellari» e «Apocalypse Now», è uno degli attori che ha incassato di più al botteghino o americano. Rimpianti? «Mai avuti. Se un ruolo arriva, bene, altrimenti pazienza. In questa fase mi piacciono le commedie e farò ancora una stagione della serie Shrinking». Il segreto del suo successo? «Ho imparato dall'esperienza, come un artigiano, e ho avuto fortuna. La fortuna serve, certo. C'è tanta gente di talento che non riesce a sfondare, ed è un peccato. Io mi sono impegnato, ho avuto le mie soddisfazioni e ho fatto tesoro delle sconfitte. Sono cresciuto accanto a professionisti di enormi capacità e mi auguro che non sia ancora finita. Amo il mio lavoro, ecco il segreto, e ho bisogno di misurarmi con questo tipo di sfide». 

Nel lungo prologo di «Indiana Jones e il quadrante del destino» lo vediamo ringiovanito grazie a una speciale tecnica di de-aging: «La tecnologia fa passi da gigante e sullo schermo di ci può trasformare in modo sorprendente. E quindi sì, quello sono io a 35 anni. Ma è solo un trucco al servizio di una storia. Le emozioni non sono reali. È stato bello rivedermi con una faccia più giovane, ma non ho nostalgie, sono felice dell'età che ho». Per la prima volta nella saga non è stato diretto da Steven Spielberg: «Nessun problema, conosco James Mangold e lo ammiro, è il regista più generoso e disciplinato che abbia mai incontrato, è molto motivato, instancabile. Sul set non ha solo seguito le orme di Spielberg, ha fatto il suo film, originale e meraviglioso». Indy ha appeso la frusta al chiodo. E il suo cappello che fine farà? «Sarà battuto all'asta da Soteby's e il ricavato andrà in beneficenza. Mi sembra un'ottima scelta. Non sono legato agli oggetti, per me contano solo le emozioni che abbiano provato e le energie che abbiamo speso per realizzare un buon film». 

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