James Webb, Extremely Large Telescope (Elt) e Plato sono solo 3 dei tanti nuovi potentissimi strumenti che arriveranno a tra poco in campo per guidare ricercatori di tutto il mondo in una competizione per trovare per primi vita extraterrestre. La corsa per individuare tracce di vita aliena è partita. Un obiettivo che secondo Michel Mayor, premio Nobel per la Fisica 2019 per la scoperta nel 1995 del primo pianeta extrasolare, e Marco Tavani, presidente dell'Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf), potrà essere raggiunto entro 10 anni.
Il Webb Space Telescope per scoprire la vita aliena (se esiste) su altri pianeti: lancio a fine anno
Dieci anni per trovare la vita aliena
«Il limite - ha detto Mayor durante la conferenza stampa che anticipa una serie di incontri che il Nobel svizzero terrà in questi giorni a Roma in vista anche della Notte Europea dei Ricercatori NET - che ancora non ci ha permesso di identificare eventuali "firme" della presenza di vita nei pianeti extrasolari è puramente tecnologico ma la nuova generazione di strumenti che metteremo in campo a breve quasi certamente ci garantirà quel passo in più che ci serviva».
La ricerca
«Cercare tracce di vita aliena - ha aggiunto - è ormai una priorità di molte agenzie spaziali e enti di ricerca, c'è una pressione enorme di investimenti e risorse, credo sia solo una questione di tempo». Il telescopio spaziale James Webb, l'europeo Elt con il suo mastodontico specchio di 40 metri e la missione spaziale Plato saranno solo alcuni dei nuovi cavalli da battaglia su cui puntare per rintracciare le prime "firme" chimiche della presenza di vita su pianeti lontanissimi da noi.
I "gemelli" della terra
Trovare "gemelli" della Terra, popolati da forme di vita, è solo questione di tempo: «massimo 10 anni, sono pronto a scommettere», dice Tavani. «È iniziata una corsa incredibile - ha aggiunto - tra gruppi di ricerca per essere i primi a trovare tracce di vita aliena. Tutti gruppi caratterizzati da grandi collaborazioni ma anche da forte competizione». Una sfida che vede partire nelle primissime file anche ricercatori italiani presenti praticamente in tutti i grandi programmi: «molto ci attendiamo ad esempio dallo spettrografo Hires che sarà istallato su Elt e che sarà sotto la guida di Inaf», ha specificato Tavani. A breve, quindi, potrà aprirsi un nuovo straordinario capitolo scientifico «ma dobbiamo sempre ricordare - sottolinea Mayor - che il nostro pianeta è la Terra e non sarà mai possibile raggiungerli i pianeti extrasolari». Anche con le migliori tecnologie, ricorda il ricercatore svizzero, servirebbero milioni di anni per raggiungere il più vicino. «Continuiamo a studiare l'universo e i pianeti extrasolari - ha concluso - ma ricordiamoci anche di preservare il nostro pianeta, non abbiamo piani B».