Ettore Prandini presidente Coldiretti: «Il Sud come la California per il rilancio dell’Italia»

«Sono convinto che ci siano le condizioni per fare dei territori che insistono sul Mediterraneo il nostro canale di sbocco commerciale»

Roma. Auditorium Parco della Musica Per Arnaldi. 15 Premio Guido Carli In foto: Ettore Prandini Foto: Francesco Iovine/Ag. Toiati Francesco Iovine/ag. Toiati
Roma. Auditorium Parco della Musica Per Arnaldi. 15 Premio Guido Carli In foto: Ettore Prandini Foto: Francesco Iovine/Ag. Toiati Francesco Iovine/ag. Toiati
di Anna Maria Capparelli
Venerdì 17 Maggio 2024, 12:00 - Ultimo agg. 17:17
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Lungimiranza e visione. Può essere sintetizzata così la strategia della Coldiretti (arrivata agli ottanta anni di militanza) che su molti fronti ha anticipato i tempi. Come l’impegno per la valorizzazione del Mezzogiorno o le iniziative in Africa, avviate prima del piano Mattei voluto dal Governo Meloni. A conferma dello spiccato interesse a sostenere l’agroalimentare meridionale i Villaggi contadini con milioni di visitatori che lo scorso anno si sono svolti a Palermo, Cosenza e Napoli. Il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini, imprenditore del Nord, è un deciso sostenitore dello sviluppo del Sud a 360 gradi, dall’agricoltura alle infrastrutture.

Presidente quali prospettive per l’agroalimentare meridionale, che a livello nazionale è il primo settore produttivo davanti a automotive e metallurgia? 
«Il Sud è stato un territorio pesantemente sfruttato e non valorizzato e questo è stato pagato a caro prezzo anche in termini di perdita della bellezza del paesaggio. Forme di sfruttamento del territorio in contrapposizione con le buone azioni che avrebbero dovuto essere messe in atto. Ora bisogna avere l’umiltà di osservare quello che avviene in altre parti dell’Europa e del mondo e prendere spunti positivi».

A cosa si riferisce in particolare? 
«Penso a Florida e California che proprio grazie al turismo e all’enogastronomia sono oggi tra gli Stati con il più alto tasso di crescita degli Stati Uniti. Ma più vicino a noi c’è la Spagna che ha fatto del proprio sud un modello di valorizzazione agricola, con un turismo che si allunga per molti mesi dell’anno e con campagne di commercializzazione a livello centrale finalizzate a valorizzare quei territori. Ecco queste sono le strategie vincenti».

E le regioni meridionali a suo avviso hanno queste potenzialità? 
«Assolutamente sì. Il Sud può essere il vero motore di rilancio dell’economia italiana. Ma solo se si coglierà la scommessa legata all’utilizzo delle risorse del Pnrr. Sia a livello di rafforzamento e razionalizzazione delle filiere agroalimentari che del sistema infrastrutturale. Un sostegno può arrivare anche dalla defiscalizzazione nella zona economica speciale del Mezzogiorno».

Su quali asset infrastrutturali puntare? 
«Ritengo che non si debba investire solo sulle autostrade come si è sempre fatto. Bisogna valorizzare gli aeroporti anche cargo, i porti, in particolare quelli del Mezzogiorno, la rete ferroviaria in grado di far viaggiare con l’alta velocità i turisti, ma anche le merci per raggiungere il livello di competitività degli altri Stati. Oggi le esportazioni italiane e meridionali, penso all’ortofrutta, sono penalizzate dai tempi lunghi e dagli elevati costi dei trasporti che avvengono su gomma. Mi piace ricordare che anni fa la l’Italia superava la Spagna per le spedizioni di ortofrutta, noi siano rimasti fermi e Madrid ci ha sorpassato. Sono convinto che il Meridione possa diventare una piattaforma logistica strategica che guarda al Mediterraneo. E naturalmente tra le priorità ci sono le infrastrutture idriche».

Altra spina nel fianco del Mezzogiorno. 
«Serve anche in questo campo lungimiranza. L’acqua, da cui dipende l’85% della produzione agroalimentare italiana, può garantire maggiore valore economico alle imprese agricole, ma anche all’intero sistema produttivo e ai cittadini. I bacini di accumulo, un progetto che Coldiretti ha presentato da anni, possono aiutare a superare le fragilità che caratterizzano storicamente il Centro e il Sud dove c’è minore disponibilità di acqua legata all’agricoltura. Occorre poi prestare molta attenzione ai canali perché nel 2024 è inaccettabile che si disperda il 50% dell’acqua stoccata a causa del malfunzionamento e dell’usura della rete».

Acqua e logistica, dunque per dare una spinta alle eccellenze made in Sud? 
«In quelle regioni c’è un patrimonio unico di biodiversità e distintività, eccellenze dalla mozzarella di bufala Dop campana alla viticoltura, con i vini autoctoni che oggi sono molto apprezzati dal mercato, ma anche l’ortofrutta e alcune filiere zootecniche. E poi i prodotti simbolo alla base della Dieta Mediterranea che tutto il mondo ci invidia e ci copia. Ma anche una grande capacità di innovazione con centri d’avanguardia per l’agricoltura 5.0. Tutto questo può davvero innescare un processo di rilancio potente a cui va aggiunta la valorizzazione delle aree interne, alcune ancora poco conosciute, ma che sono di straordinaria bellezza. Il nostro Sud ha tutte le carte per diventare la Florida italiana».

Torniamo al ruolo nell’ambito del Mediterraneo. Il conflitto in Medio Oriente ha cambiato molte carte, gli attacchi alle navi cargo nel canale di Suez hanno costretto ad allungamenti di rotte e costi alle stelle. Si potrebbe spostare l’asse del commercio? 
«Sono convinto che ci siano le condizioni per fare dei territori che insistono sul Mediterraneo il nostro canale di sbocco commerciale. Oggi le ripercussioni di quello che avviene nel canale di Suez si avvertono sugli scambi limitati che guardano all’Asia e ad alcuni paesi arabi. E da qui che dobbiamo ripartire. Ci auguriamo che tutto cessi presto, ma occorre essere pronti per fare in modo che l’Italia e il Sud assumano il ruolo di protagonisti. Se non lo facciamo noi cederemo il passo a Spagna e Grecia con conseguenze economiche e sociali gravi per il nostro Paese. Solo un’economia trasparente e lungimirante può dare risposte alla crescita e prospettive sociali, perché se l’economia gira c’è più occupazione».

In queste nuove prospettive geopolitiche si inserisce l’interesse per l’Africa. 
«Coldiretti ancora prima dell’attuale Governo aveva intuito che l’Africa sarebbe stata il grande continente di sviluppo economico e di relazioni fondamentali per l’Italia e per l’Unione europea.

Abbiamo avviato progetti in alcuni Paesi con una logica di confronto. L’obiettivo è di sostenere la crescita delle aree rurali africane, non di depredarle come hanno fatto in questi anni Russia e Cina. Crediamo nelle opportunità di sviluppo del Continente africano e nell’efficacia di una piena collaborazione che possa portare risultati importanti per quelle popolazioni e per il nostro agroalimentare». 

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