Antonio Dello Russo, prosciolti i carabinieri:
«I militari spararono per legittima difesa»

Antonio Dello Russo, prosciolti i carabinieri: «I militari spararono per legittima difesa»
di Alessandra Montalbetti
Sabato 26 Giugno 2021, 12:00
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Morte di Antonio Dello Russo: il pubblico ministero, titolare dell'inchiesta, ha richiesto l'archiviazione del procedimento penale a carico dei due carabinieri. I militari, indagati per omicidio colposo dopo l'accaduto, hanno agito per legittima difesa. Questa la motivazione che ha indotto Paola Galdo dopo il deposito delle relazioni da parte dei consulenti nominati dalla procura di Avellino, l'ingegnere Alessandro Lima e il medico legale Elena Piciocchi a chiedere la chiusura del caso. I due carabinieri indagati per la morte dell'ex corriere di Monteforte Irpino, quando sono stati ascoltati dagli inquirenti, hanno ricostruito quanto accaduto quella notte affermando che Dello Russo nella fuga tentò di investirli. Circostanza contestata dai familiari del 39enne deceduto. Infatti il legale dei Dello Russo, l'avvocato Fabio Tulimiero, ha chiarito che tale circostanza non sarebbe emersa dalle immagini delle telecamere acquisite dagli inquirenti nei pressi del distributore Q8 di Sperone. I congiunti di Antonio Dello Russo, hanno venti giorni di tempo per presentare opposizione alla richiesta di archiviazione, sulla quale si pronuncerà il giudice per le indagini preliminari, dopo aver fissato un'udienza in camera di consiglio. 

Opposizione, preannunciata e alla quale sta già lavorando l'avvocato Tulimiero che così ha commentato la notifica della richiesta di archiviazione ai suoi assistiti: «Le immagini parlano chiaro, non credo di dover aggiungere altro ha dichiarato l'avvocato Tulimiero in quanto dalle fotografie allegate alla relazione depositata dal consulente della procura si evince chiaramente a che altezza ha sparato il carabiniere.

Non è possibile parlare di legittima difesa in quanto il carabiniere ha sparato indirizzando l'arma verso Antonio Dello Russo, non ha mai puntato alle ruote del veicolo. Sparare otto colpi di pistola nei confronti di chi, disarmato si dà alla fuga, non è una condotta giustificabile nel nostro ordinamento». Dunque i familiari di Antonio Dello Russo, deceduto la notte tra il 14 e 15 gennaio del 2019 dopo aver forzato un posto di blocco, non accettano la ricostruzione dei fatti emersa dalle indagini preliminari e attendono ancora di sapere cosa è successo quella notte. 

La Fiat Bravo di Dello Russo, 39enne di Mercogliano ex corriere in cerca di lavoro, nei pressi dello svincolo di Taurano lungo via Nazionale si schiantò violentemente contro un albero, al termine di un inseguimento con una pattuglia dei carabinieri. Un impatto così violento da far sbalzare fuori dal vano il motore, ritrovato a diversi metri di distanza dal luogo del sinistro e trasformare la vettura in un groviglio di lamiere. L'avvocato Fabio Tulimiero in questi due anni trascorsi dall'incidente mortale, ha più volte lamentato ritardi nel deposito delle consulenze da parte dei tecnici della procura che di fatto furono depositato solo a fine maggio scorso. I due carabinieri difesi dall'avvocato Pompeo Le Donne spararono otto volte contro l'auto di Antonio Dello Russo: tre proiettili colpirono il 39enne a un braccio e a una gamba, così come emerse dall'esame autoptico eseguito dalla dottoressa Elena Piciocchi. L'auto dei militari dopo lo speronamento finì fuori strada. E' a quel punto che i militari, per bloccare la fuga del corriere di Mercogliano, impugnarono l'arma e spararono.

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