Avellino, Asidep: i sindacati pronti a denunciare alla Corte dei Conti

Domani una delegazione a colloquio con il giudice delegato al fallimento

Avellino, Asidep: i sindacati pronti a denunciare alla Corte dei Conti
Avellino, Asidep: i sindacati pronti a denunciare alla Corte dei Conti
di Alessandro Calabrese
Lunedì 13 Maggio 2024, 08:54
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Domani una delegazione di lavoratori e rappresentanze sindacali unitarie dell'Asidep sarà a colloquio con il giudice delegato al fallimento del Cgs, Pasquale Russolillo, per comprendere quale sarà il loro destino di fronte ad un licenziamento sempre più vicino. Sindacati di categoria pronti a giocarsi la carta della denuncia alla Corte dei conti. L'Asi, ente proprietario al 100% della partecipata della depurazione industriale da un anno in liquidazione, infatti, da un lato non dispone della liquidità per pagare i cinque stipendi arretrati, avendo i conti bloccati da due pignoramenti, e dall'altro non riesce a dare garanzie al personale sul piano degli esuberi post ammortizzatori sociali. Da qui la pec inviata sabato alla sezione Fallimenti e Procedure concorsuali del Tribunale di Avellino, alla quale gli interessati hanno ricevuto pronta risposta.

La questione è chiara così come la domanda che si pongono i 53 lavoratori e che i loro riferimenti sindacali gireranno direttamente al magistrato: «In assenza di un accordo con il Consorzio per l'Area di sviluppo industriale (Asi) teso a comporre la vertenza e chiedere la cassa integrazione straordinaria, come intende regolarsi il giudice delegato per la restituzione di impianti e dipendenti?». Riflettori accesi, quindi, su come sarà messa in pratica la cosiddetta procedura di retrocessione che deve riportare mezzi e personale alla società di origine. Ma il Cgs, dal cui ramo d'azienda l'Asidep ha rilevato l'attività, è fallito due anni fa, dunque, il passaggio dovrebbe avvenire integralmente con l'Asi.

Sull'iter da applicare, però, sembrerebbero esserci diversità di vedute con i curatori fallimentari. Il rischio reale è che il percorso porti ad un licenziamento automatico, visto che la società consortile per la gestione dei servizi è ormai fuori gioco: «Confermeremo al giudice che non condividiamo la visione dei curatori spiega il segretario della Fismic, Giuseppe Zaolino che dopo un primo fallimento vogliono restituire solo per le strutture le competenze al Consorzio, che è il soggetto che ha determinato questa situazione e un secondo imminente default, attraverso una conduzione scellerata.

I 53 lavoratori non possono essere licenziati dal Tribunale. Dunque, o si riporta tutto in testa all'Asi o presenteremo ricorso. Crediamo che debba essere la Corte dei conti a fare piena luce sulla vicenda, certificando come sono stati sperperati i fondi pubblici e messo in ginocchio un asset, come quello della depurazione industriale, che altrove porta sviluppo e occupazione».

Insomma, la richiesta al giudice Russolillo è evidente: non si scindano gli impianti dal personale. Altrimenti la fine del secondo braccio operativo del Consorzio porterà con sé anche i 53 dipendenti. Intanto, le maestranze continuano l'occupazione della sede di Pianodardine e l'astensione dal lavoro in attesa di ottenere il pagamento delle spettanze arretrate. E quando siamo arrivati, ormai, al dodicesimo giorno di sciopero, sesto anche di presidio, dall'impasse non ci si è mossi di un millimetro. La questione, di conseguenza, rapidamente si sta trasformando da mera vertenza sindacale a problematica sociale e ambientale. Con le vasche di accumulo delle tredici aree industriali quasi piene, infatti, e l'impossibilità di effettuare le controanalisi per la mancanza dei reagenti già da diverse settimane, il pericolo che si inneschi un vasto inquinamento è dietro l'angolo.

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Si tratta solo di verificare quanto altro tempo gli impianti possano andare avanti in automatico. Ciò in attesa che avvenga l'affidamento della gestione del servizio alla Geko spa, aggiudicataria della procedura negoziata senza bando. Anche qui, però, sorge una domanda: come sarà retribuita la nuova società?

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