Avellino, “La musa nel cuore”: una tesina per conoscere meglio la propria terra

Un lavoro di descrizione ma soprattutto di analisi critica e personale delle opere dell’artista irpino

La studentessa Antonia Del Gaudio
La studentessa Antonia Del Gaudio
Mercoledì 19 Luglio 2023, 20:25 - Ultimo agg. 20 Luglio, 09:33
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La musa nel cuore” è il titolo, ripreso da un omonima mostra, della tesina presentata in vista dell’esame di terza media, da Antonia del Gaudio, una giovane studentessa avellinese che con il suo lavoro ha deciso di rendere omaggio ad un noto pittore irpino nonché fondatore del Neofigurativismo: Carlo Alleva. Un lavoro, quello realizzato da Antonia, di descrizione ma soprattutto di analisi critica e personale delle opere dell’artista irpino nel segno della scoperta del patrimonio culturale della sua terra: l’Irpinia.

A guidare la ragazza nello studio della figura di Carlo Alleva e nell’interpretazione dei messaggi insiti nelle sue creazioni Ciro Marciano, professore di italiano e importante figura di riferimento per i ragazzi chiamati a scegliere l’argomento della tesina di terza media insieme ai tanto temuti “collegamenti”. «Il mio intento non è quello di proporre ai ragazzi lavori generici, ma progetti che consentano loro di andare alla scoperta del territorio, delle potenzialità dell’Irpinia», commenta Marciano.

Il dipinto scelto da Antonia per recuperare la lezione lasciata da Alleva è stata “La notte nuda”, opera che ben rappresenta un'idea molto cara all'artista: la capacità di guardare oltre il reale.

A dominare la scena una danzatrice che asseconda la notte incombente con movenze geometriche del corpo, sorretta dalle mani forti di un uomo. I protagonisti appaiono statuari e sembrano proprio guardare oltre l'apparenza, la realtà sensibile con un’espressione che richiama al divino.

La notte nuda di Carlo Alleva

Valorizzare le potenzialità del proprio territorio, l’Irpinia, il suo patrimonio artistico, calandolo nella contemporaneità per capire come i giovanissimi possano sfruttarlo ancora oggi: questi gli ingredienti alla base della formula didattica del prof Marciano. Da qui la scelta di rendere protagonisti delle tesine dei suoi studenti personaggi «vicini a noi», donne e uomini capaci ancora di ispirare, di dialogare con i ragazzi, che sotto la guida del loro professore possono immergersi nel cuore delle opere e dell'artista da studiare, facendo ricerche sul campo, e non solo quello della biblioteca: dalla ricerca delle fonti e del materiale bibliografico fino ad arrivare a vere e proprie interviste e incontri con i poeti e gli artisti.

Gina Alleva

Antonia, ad esempio, grazie al suo insegnante, ha avuto l’opportunità di incontrare e intervistare Gina Alleva, figlia del maestro irpino, protagonista del suo progetto. La giovane studentessa ha potuto così scoprire l’uomo dietro all’artista, avere una visione a 360 gradi di Alleva uomo, padre oltre che pittore grazie ai ricordi e al racconto della figlia. Un’esperienza questa che ha permesso a Antonia di andare oltre la semplice descrizione manualistica dei dipinti, dando anzi una sua lettura personale delle opere, per cercare di cogliere fino in fondo le riflessioni che l’artista intendeva comunicare con il pennello: «Poche cose ho voluto dire con la mia pittura, sempre le stesse: il bello sta nel reale, il sogno è dentro di noi», le parole di Alleva consegnate alla storia poco prima della sua morte.

 

Un’osservazione confermata anche da chi, come Raffaele della Fera, autore di una monografia sulla vita di Carlo Alleva, ha scritto sull’Alleva uomo: «La ragazza ha realizzato un lavoro molto dettagliato e bello soprattutto perché ha presentato l’arte di Carlo come l’ha letta lei come l’ha sentita lei».

Parole di ringraziamento  sono arrivate anche da Gina e Romeo Alleva, i figli del pittore e dallo stesso Raffaele della Fera, genero di Carlo Alleva. «Vedere addirittura una tesina di terza media incentrata su Carlo è stato motivo di orgoglio, poi ad Avellino una città che dimentica facilmente», osserva Della Fera. I tre non hanno poi mancato di sottolineare la soddisfazione provata nel vedere come l’arte del padre sia ancora in grado di comunicare qualcosa, sorprendentemente, perfino ad una ragazza di 13 anni.

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