Delitto Gioia, chiesti 24 anni per la figlia e il fidanzato

L'accusa: "Non sono risultate psicopatie" per Elena Gioia e Giovanni Limata

Elena Gioia e Giovanni Limata
Elena Gioia e Giovanni Limata
di Alessandra Montalbetti
Giovedì 18 Maggio 2023, 09:42 - Ultimo agg. 24 Maggio, 19:05
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Invocati ventiquattro anni di reclusione per Elena Gioia e Giovanni Limata, entrambi accusati dell'omicidio volontario del papà di lei, Aldo Gioia, 53enne avellinese massacrato con 15 coltellate nell'aprile del 2021 nell'abitazione familiare di Corso Vittorio Emanuele. Il pubblico ministero Vincenzo Russo, nel corso di una lunga requisitoria - durata circa due ore e mezza - ha messo in evidenza che i due imputati «sono giovanissimi, immaturi, sebbene imputati per efferato omicidio». «Non c'è alcun aspetto di psicopatia, non c'è una malattia. Nessun disturbo, ma sono giovanissimi e immaturi che avevano la capacità di intendere e volere ha ribadito Russo - debbono essere messi in equivalenza i comportamenti di entrambi».

Richieste che l'unico dei due imputati presenti ieri nell'aula del tribunale di Avellino, Giovanni Limata ha reagito in malo modo. Non sono mancati momenti di tensione in aula, in quanto il 23enne di Cervinara voleva replicare alle richieste della pubblica accusa, ma sia lui che sua madre, sono stati invitati a rispettare il silenzio. Alla fine della requisitoria la madre è stata allontanata momentaneamente dagli agenti e lui è stato tradotto di nuovo in cella. Nell'uscita dalla cella di sicurezza ubicata nell'aula della Corte di Assise di Avellino ha colpito a testate la porta.

La parola, dopo una breve pausa, è passata agli avvocati di parte civile, l'avvocato Brigida Cesta nominata dai fratelli della vittima, Giancarlo e Gaetano (costituiti nei confronti di entrambi gli imputati) e l'avvocato Francesca Sartori, nominata dall'altra figlia Emilia e dalla moglie della vittima, Liana Ferraiolo.

L'avvocato Cesta ha chiesto «l'applicazione della pena che si ritiene più giusta. Non deve passare il messaggio che poiché giovani possono farla franca».

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Non si è associata alla richiesta del pubblico ministero Vincenzo Russo neanche l'avvocato Francesca Sartori. «Parlare di sola immaturità è semplicistico e riduttivo ha chiarito nella sua lunga discussione l'avvocato nominato dalla moglie della vittima - Non è una questione di mera immaturità, c'è un problema di natura psichiatrica che l'istruttoria dibattimentale ha dimostrato. L'analisi del pubblico non è stata completa perché non ha valutato e considerato tutte le circostanze del caso concreto, la personalità di Elena che era minorenne, le sue problematiche (legate alla sua insicurezza, alla sua immaturità, ai suoi complessi per l'aumento di peso e la sintomatologia invalidante della fibromialgia, che anche se diagnosticata solo nel 2021, Elena ne era affetta già da diverso tempo). L'analisi della consulente del pubblico ministero è parziale perché non esamina l'aspetto dinamico della relazione e in quale modo questa relazione si è evoluta progressivamente in una relazione psicotico delirante».

La prossima udienza è fissata per il 24 maggio quando la parola passerà alle difese dei due imputati, gli avvocati Rolando Iorio difensore di Giovanni Limata e l'avvocato Livia Rossi, difensore di Elena Gioia. Dopo la camera di consiglio, mercoledì prossimo, potrebbe essere emessa la sentenza dal collegio giudicante presieduto dal giudice Giampiero Scarlato.
 

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