Delitto Gioia, Elena e Giovanni
e la carta dell'infermità mentale

Delitto Gioia, Elena e Giovanni e la carta dell'infermità mentale
di Gianni Colucci
Giovedì 28 Ottobre 2021, 09:05 - Ultimo agg. 20:17
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La strategia difensiva è chiara. Provare ad ottenere la seminfermità mentale per limitare i danni. Alla prima udienza del processo per l'omicidio di Aldo Gioia si giocano subito tutte le carte: in ballo c'è una condanna all'ergastolo per i due fidanzatini.

Per Giovanni Limata gli avvocati Fabio Russo e Kalpana Marro hanno già depositato una perizia in cui si parla di disturbo delirante del loro assistito. «Chiediamo una perizia psichiatrica. Riteniamo che Giovanni non sia nelle condizioni nemmeno di partecipare al processo che potrebbe in queste condizioni essere sospeso», si spinge a dire il difensore del ragazzo di Cervinara accusato di aver ucciso con 14 coltellate il padre della sua ragazza, Aldo Gioia.

Per Elena l'avvocato Livia Rossi annuncia una perizia di Stefano Ferracuti, psichiatra della Sapienza per verificare se soffra di una patologia.

Poi elenca un ampio numero di testimoni che vanno dalle compagne di classe alle insegnanti del liceo.

«Elena aveva lo sguardo basso, si vedeva che era sofferente. Il nostro invece era lo stato d'animo di chi ha perso un fratello in maniera tragica, abbiamo assistito all'udienza con cuore affranto e in preda alla disperazione e all'incredulità». 

Giancarlo e Gaetano Gioia provano a rintracciare un senso nella mattinata appena trascorsa. Per entrambi è difficile tuttavia andare oltre ad una presa d'atto formale. È ancora l'emozione che prende il sopravvento.

Eliana Ferraiolo, cappotto nero a coprire un tailleur giacca e pantaloni verde squillante, prova a dissimulare la tensione, mostrando invece, determinazione. Resta sempre accanto all'avvocato Francesca Sartori che la rappresenta insieme alla figlia Emilia. Attraversato ad ampie falcate l'aula diverse volte, evita giornalisti e fotografi, preferisce il riserbo.

Poi si ferma a parlare con L'avvocato Livia Rossi. È la penalista romana che difende Elena e che a fine udienza si era fermata a parlare con la ragazza. Liana le si avvicina, chiede di sapere il contenuto di quella breve chiacchierata. 

L'aula è stata come divisa da un muro invisibile in ogni caso. Da una parte Giancarlo e Gaetano dall'altro Liana.

I due fratelli della vittima si sono costituiti parte civile contro la nipote Elena e contro Giovanni Limata, i due giovani fidanzati uniti dalla terribile accusa di omicidio premeditato e aggravato dal vincolo di parentela.

Giancarlo e Gaetano sono stati seduti uno accanto all'altro, muovendosi con circospezione. Quasi per non fare rumore. All'ingresso di Giovanni nella gabbia dell'aula di Corte d'Assiste, Giancarlo Gioia ha fissato lo sguardo sul giovane, a volerne carpire un segreto profondo: quello delle dieci e più coltellate inflitte sul corpo del fratello Aldo, colto inerme nel dormiveglia.

I due hanno fatto un passo che assume un valore giuridico importante nella dinamica processuale che verrà, ma che significa anche scavare un solo con il resto della famiglia. A qualche metro nella stessa aula c'era Liana Ferrajolo, scortata dal fratello Umberto e in continuo contatto con l'avvocato difensore.

E tra i cognati non c'è stato uno sguardo, un saluto. Ognuno, accompagnato dal proprio difensore, è arrivato e si è allontanato autonomamente dall'aula. Anche l'ora di attesa dell'arrivo dei due imputati è trascorso in un silenzio gelido tra i familiari. Non uno sguardo, non un commento.

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A fine udienza l'avvocato Brigida Cesta ha spiegato, forse percependo la tensione: «I fratelli di Aldo Gioia, Giancarlo e Gaetano si sono costituiti parte civile contro la nipote e Giovanni Limata, perché i due rispondono degli stessi reati. Ma tengo a chiarire che non ci sarà opposizione nel caso verranno riconosciute attenuanti e faranno un passo indietro. I fratelli Gioia hanno anche loro delle figlie ed era dovuto un atto nel rispetto della memoria del fratello».

In sostanza, questa scelta non va interpretata come un atto ostile nei confronti degli imputati

Il presidente del collegio Lucio Galeota ha fissato la prossima udienza al 24 novembre. Sarà ascoltato il capo della Mobile Aurilia, tra i primi sul luogo del delitto per i primi rilievi coordinati dal magistrato di turno Vincenzo Russo, che oggi rappresenta la pubblica accusa nel processo.

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