Dal mondo della canzone a quello delle colonne sonore, dal tappeto musicale che accompagna la visita a grandi siti artistici alla didattica: è tutto questo Antonio Fresa, pianista e compositore che in questi giorni è impegnato al Cimarosa di Avellino in una masterclass all'interno del progetto Le Scritture curato da Maria Pia Sepe e Giacomo Vitale.
Si tratta di un laboratorio che parte dall'ultimo lavoro di Fresa, la colonna sonora del docufilm "Quattro giorni per la libertà: Napoli 1943" andato in onda su Rai Tre la scorsa settimana. «Ci stiamo soffermando su una delle animazioni di Alessandro Rak e Dario Sansone. I ragazzi sono stati chiamati ad una sonorizzazione alternativa.
Un sogno che si è concretizzato per Fresa che a 18 anni è andato al Berklee College per studiare Film and media scoring. Tra documentari e film sono già tanti i titoli che portano la sua firma. Nel 2018 ha ricevuto la nomination ai David di Donatello ed ai Nastri D'Argento per il film "La Gatta Cenerentola". Fresa ha spaziato da La parrucchiera di Stefano Incerti a Core & Sand di Lucio Fiorentino, dalla fiction come Il Cacciatore del cielo con protagonista Beppe Fiorello, Arnoldo Mondadori con Michele Placido, lavori firmati con Pasquale Catalano, ai docufilm. L'arte della felicità, film di animazione, è il lavoro a cui è particolarmente legato. Fresa guarda ai grandi maestri italiani, Morricone, Rota, Piccioni e Trovajoli, ma tra i suoi preferiti ci sono la greca Eleni Karaindrou, Sakamoto e Joe Hisaishi. C'è poi il Fresa musicista per l'arte.
«Ho sonorizzato una serie di operazioni artistiche atte a valorizzare i beni culturali. Quelle più significative riguardano Pompei, il Tesoro di San Gennaro, Il labirinto Borges, le Cappelle Vaticane nel parco della Fondazione Cini sull'Isola di San Giorgio Maggiore a Venezia». La grande sorpresa è attesa per fine mese: le sue musiche accompagneranno i visitatori al Pantheon di Roma.
«Sono un onnivoro: ascolto musica elettronica, rock, pop, la canzone napoletana, la sinfonica, la house, la techno ed il metal. Per fare questo lavoro devi avere una grande apertura». Ma il suo rifugio è minimalista, come il suo cd realizzato con un "Piano verticale" (questo il titolo) con la sordina innestata. «Vivo ogni lavoro con tutto me stesso». Per 25 anni è stato soprattutto pianista ed arrangiatore legato al mondo della canzone. Ha lavorato con Joe Barbieri, Nino Buonocore e Toni Bungaro.
«Joe è un poeta soave, Nino è una penna infallibile, Toni è una carezza in un pugno. È stata una grandissima palestra. Ogni canzone racconta una storia. E vestire le loro canzoni significava realizzare la colonna sonora di quella storia». Un percorso che è culminato nel 2018 con la partecipazione a Sanremo in cui a diretto il trio Bungaro-Pacifico-Vanoni nella splendida "Imparare ad amarsi" di cui è coautore: «È stata una delle esperienze più belle della mia vita. Ti rendi conti di essere al fianco di persone speciali: c'è un'energia diversa». È un percorso che si è concluso: «Oggi ho la necessità di raccontare la mia musica».