Dalla letteratura al cinema, ma anche alla musica. Continuano le digressioni della rassegna "Incantautori in città", il festival dedicato alla letteratura per bambini e per ragazzi ideato dall'associazione Ebbridilibri.
Stasera l'appuntamento (alle 20) è al Godot Art Bistrot in via Mazas ad Avellino. L'argomento è insolito, leggero, sicuramente per appassionati di musica, ma anche per curiosi di tutte le età: si tratta dei rifacimenti in musica, le nuove versioni di brani già editi e magari portati al successo da un altro artista principalmente nel ambito nel mondo pop-rock: in sintesi quelle che comunemente vengono definite "cover". Il titolo della serata è "Imitations: riscrivere la musica".
Sarà Gianluca Nunziata a condurre gli spettatori in un assaggio di un percorso che potrebbe potenzialmente essere sviluppato secondo diversi filoni.
L'unica eccezione nel percorso musicale proposto da Nunziata nell'alveo delle cover, sarà dedicata alla storia del brano, dal titolo eloquente, "Sister Morphine" dei Rolling Stones, scritta da Jagger ma anche dalla sua compagna Marianne Faithfull durante il soggiorno in Italia. «Una cover, degna di questo nome, deve essere più lontana possibile dall'originale, non deve tentare di riprodurla. Qualora ci fosse questa tendenza, dovrà essere supportata da una voce molto diversa ed importante che gli dia un colore differente dall'originale». Inevitabile sconfinare nelle cover band e nelle tribute band: «A mio avviso rappresentano l'accezione peggiore. Spesso non danno nulla di nuovo dal punto di vista musicale e trascendono semplicemente nell'imitazione a volte parodistica dei tic, dei vezzi, degli interpreti originali».
Le cover hanno fatto grande la discografia italiana degli Sessanta. I successi stranieri venivano italianizzati nel testo. È nata così, ad esempio, la carriera dello stesso Mogol. Negli anni duemila le cover sono diventato altro. Si è cominciato a ricantare quello che si era scritto nei tre decenni precedenti. Le cover sono rientrate nella discografia italiana come palliativo in tempo di crisi. Nessun artista si è potuto sottrarre al fenomeno. Tra i primi a cimentarsi con la rilettura del repertorio pop-cantautorale italiano è stato Franco Battiato con la trilogia Fleurs: «Sono un suo estimatore, ma anche lui, in questo ambito, non sempre ha dato il meglio di sé. Il primo capitolo della trilogia è il più riuscito. In quell'album il brano più sorprendente è "Era de maggio"».