Caos Piscina ad Avellino,
gli addetti trovano le porte chiuse

Caos Piscina ad Avellino, gli addetti trovano le porte chiuse
di Flavio Coppola
Martedì 16 Giugno 2020, 11:30
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La Piscina comunale resta chiusa e ancora in mano ai Cesaro. Il lockdown è finito da un pezzo. E da ieri anche la cassa integrazione dei 30 lavoratori. Trovare sbarrate le porte del centro natatorio di via De Gasperi è stata per loro una vera e propria doccia fredda.

Non a caso, poco dopo, una delegazione di dipendenti si è recata al Comune di Avellino. Hanno cercato, per ora invano, di parlarne con il sindaco, Gianluca Festa. Poi si sono rivolti alla Prefettura, all'Ispettorato del Lavoro e alla Questura, oltre che allo stesso ente e alla «Polisportiva Avellino». La nota firmata insieme ai dipendenti da Michele Caso (Uil) e Giovanni Carpino (Cgil) rende la gravità della situazione: «I lavoratori, stante la totale assenza di indicazioni contrarie da parte dell'azienda, si sono recati, in data odierna, regolarmente sul posto di lavoro per la ripresa del servizio. Ma hanno riscontrato purtroppo la chiusura del centro e l'oggettiva impossibilità di rendere la prestazione lavorativa. Le forze dell'ordine hanno preso atto della chiusura della struttura». Ed ancora: «Nell'esprimere sgomento e biasimo per una condotta a dir poco irrispettosa degli enormi sacrifici compiuti, anche a causa dei reiterati inadempimenti di questa spettabile azienda, i lavoratori rassegnano la disponibilità a rendere le proprie prestazioni sin da ora in attesa della comunicazione per la ripresa delle attività».

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La sostanza è che la grande struttura comunale ora è ufficialmente ferma. Dalla «Polisportiva» non sono giunte comunicazioni nemmeno al Comune. Il numero riservato ai clienti risulta addirittura inesistente. La questione, ormai, si è letteralmente incancrenita. La polveriera è esplosa. A questo punto, tocca a Piazza del Popolo rompere gli indugi. Il contenzioso legale al Tar seguito alla revoca della convenzione, operata l'anno scorso dal commissario Priolo perché l'attuale gestore era staro raggiunto da interdittiva antimafia, si era concluso favorevolmente al Comune. E da ieri è scaduto pure l'ultimatum di 30 giorni concesso alla «Polisportiva Avellino» - che ha presentato controdeduzioni - con l'avvio del provvedimento di rilascio del bene. Per riaprire la struttura alla città e ridare un posto alle maestranze, quindi, l' amministrazione deve rientrarne prima di tutto in possesso. Poi espletare il bando per un nuovo affidamento.

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Sul punto, si sono confrontati ieri il sindaco Festa e l'assessore al Patrimonio, Stefano Luongo. Il primo cittadino annuncia per l'ennesima volta tempi rapidi: «Quanto ai lavoratori - premette - sono in contatto con loro e pronto ad incontrarli. Ben sapendo che c'è una clausola per la salvaguardia dei posti di lavoro. Rispetto al recupero del bene, invece, c'è un iter procedurale da seguire». Questo iter prevede ora un'ordinanza di sgombero del Comune e l'intervento della forza pubblica. «Siamo pronti a fare l'atto - assicura Festa - Andremo a prenderci la struttura. Augurandoci che non ci siano come sempre ricorsi e impugnazioni». A questo punto, sarebbe davvero strano. Quanto all'affidamento della struttura ad un nuovo gestore, si tratta di dar seguito alla manifestazione di interessi a cui hanno partecipato 6 associazioni. Tra queste, una facente capo all'imprenditore vicino al sindaco Festa, Angelo Antonio D'Agostino. Ma anche qui, la fase due è attesa ormai da un anno: «Il capitolato è pronto e l'invito a fare un'offerta partirà in settimana nei confronti di chi si è fatto avanti», promette il primo cittadino.

D'altro canto, non è escluso un nuovo colpo di coda della «Polisportiva». Il gestore riconducibile al gruppo Cesaro avrebbe rimescolato le carte all'interno del suo Consiglio di amministrazione. Inserendovi figure di alto profilo per mostrarsi inattaccabile. Ma i fatti dicono che la gestione attuale va superata.

Del resto, la «Polisportiva Avellino» non ha mai pagato nemmeno le rate del mutuo contratto con il Credito sportivo per la realizzazione del centro natatorio. Un debito da oltre 2 milioni che ricade sul Comune. Cioè sulla stessa collettività che ora è privata della piscina. 

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