Piscina comunale Avellino senza certezze,
i Cesaro potrebbero tornare in partita

Piscina comunale Avellino senza certezze, i Cesaro potrebbero tornare in partita
di Flavio Coppola
Domenica 26 Settembre 2021, 12:30
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Il Tribunale di Napoli Nord «riabilita» i Cesaro e il destino della Piscina comunale torna in bilico.

Antimo e Aniello Cesaro, i due imprenditori a capo del gruppo imprenditoriale nel quale rientrava la Polisportiva Avellino, che ha gestito il centro natatorio di via De Gasperi fino all'anno scorso, sono stati assolti dall'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Estromessi dalla gestione della Piscina proprio per l'interdittiva che, nel 2018, li aveva raggiunti ad opera della Prefettura di Napoli, ora potrebbero rivendicare il proprio diritto a tornare in sella. Proprio alla vigilia della pubblicazione del nuovo bando per l'assegnazione del bene che il Comune di Avellino con enorme ritardo sta per ufficializzare. «Non possiamo escludere nulla - dice in merito l'avvocato amministrativista, Lorenzo Lentini, che assiste i Cesaro - Certamente, l'accertamento positivo sull'esclusione dell'associazione esterna di stampo mafioso a carico dei Cesaro, principale asse portante dell'interdittiva, dimostra che quella a loro carico era illegittima. E non si può escludere che l'accertamento favorevole per i Cesaro possa riaprire tutte le vicende interdittive, con le conseguenti rimozioni dei provvedimenti che li hanno estromessi. Siamo valutando attentamente la questione, attendiamo la sentenza per trarne conclusioni sul piano della tutela dei rapporti di carattere civile».

Significa, in soldoni, che alla Polisportiva Avellino non resta che aspettare le carte.

Poi i legali sono pronti ad agire. E Lentini è chiaro. «Un nuovo bando, in questo caso, lo impugneremmo il minuto dopo». Ecco un nuovo e possibile colpo di scena nella sfortunata odissea del Centro sportivo. Aspettando i tempi dell'amministrazione di Palazzo di Città che aveva liberato la Piscina dai Cesaro giusto un anno fa, ad ottobre 2020 c'è già un potenziale contenzioso alle porte. Che fa il paio con la richiesta di risarcimento tra i 5 e i 6 milioni di euro che il vecchio gestore ha formalizzato nei mesi scorsi, per non aver potuto trarre i profitti dal project finanicing interrotto per l'interdittiva e dunque per la sua estromissione dal bene.

Va anche detto che la Polisportiva non ha pagato, dal canto suo, il mutuo contratto con l'Istituto del Credito sportivo per la realizzazione della struttura. Motivo per cui Piazza del Popolo, con tutto il predissesto in corso, ha dovuto appostare una somma di oltre 2 milioni di euro per pagare il debito fuori bilancio al posto della Polisportiva stessa.

Difficile, insomma, trovare un protagonista positivo in una vicenda in cui a rimetterci, fino ad oggi, è stata solamente la città. La Piscina, con tutto quello che è costata e potrebbe ancora costare, è chiusa dal marzo del 2020, quando è partito il primo lockdown. Da allora, il nulla. Liberata la struttura, con tanto di lucchetti spezzati dai vigili urbani, l'amministrazione Festa ha inanellato una serie di promesse mancate. Prima, ha registrato un nulla di fatto sul bando che, nel lontano 2019, il commissario Priolo aveva avviato per dare al bene un nuovo gestore. Non senza polemiche tra alcuni dei pretendenti. Poi, da gennaio di quest'anno, ha cominciato ad annunciare, mese dopo mese, un bando nuovo che ad oggi non c'è. Quel che si sa, perché trapela dal settore Patrimonio, è che la nuova procedura sarebbe pronta. Il canone mensile sarebbe sceso a 15.000 euro, rispetto ai precedenti 25.000, per un tempo compreso tra i 6 e gli 8 anni. Si sa anche che il nuovo gestore dovrebbe accollarsi i costi di una riqualificazione indispensabile dopo i 2 anni di stop di vasche e impianti.

Ma prima ancora che il bando venga partorito dagli uffici, ecco l'ombra di una nuova battaglia legale che rischia di lasciare nel degrado il Centro sportivo di Avellino. Intanto, il mese che sta per cominciare è quello nel quale i 30 lavoratori che fino al 2020 hanno tenuto in piedi la struttura perderanno l'ultimo ammortizzatore sociale. Una vicenda, dunque, anche dolorosa. E anche da questo punto di vista, il fallimento amministrativo rischia di essere completo. 

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