Piscina Avellino, il grande vuoto:
quei 600 lunghi giorni in attesa di svolta

Piscina Avellino, il grande vuoto: quei 600 lunghi giorni in attesa di svolta
di Flavio Coppola
Venerdì 7 Gennaio 2022, 09:39 - Ultimo agg. 21:50
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Stop allo scempio della Piscina comunale. Riaprire i cancelli di via De Gasperi. È l'imperativo categorico con cui si apre il 2022.

Per l'amministrazione Festa, non ci sono più alibi. Non c'è più tempo. Ogni cronoprogramma è saltato. Restano il disastro amministrativo di una struttura costata, 2,5 milioni di euro, con un project financing privato oggi interamente ricaduto sulla collettività, e la disperazione dei lavoratori, in sospeso tra la cassa integrazione, attraverso il vecchio gestore, e le promesse mancate del Comune di un nuovo affidamento. Il centro sportivo di via De Gasperi è chiuso da marzo 2020: 630 giorni. Ne sono trascorsi inutilmente 435 da quando, il 29 ottobre 2020, l' amministrazione Festa ha sfrattato la Polisportiva Avellino, del Gruppo Cesaro, per l'interdittiva antimafia che l'aveva raggiunta nel 2018. Poi il nulla. L'attuale esecutivo, che ha annunciato per due anni e mezzo la svolta e oggi sceglie di rifugiarsi in un silenzio inquietante, ha fatto trascorrere ben 430 giorni per espletare la manifestazione di interessi che, a marzo 2019 (tre mesi prima che Festa vincesse le elezioni) era stata pubblicata a dal commissario straordinario Giuseppe Priolo, proprio per trovare un nuovo gestore. Sono passati, infine, almeno altri 365 giorni da quando, a dicembre 2020 scorso, il Comune faceva sapere che la procedura, a cui pure avevano aderito nel 2019 sei società sportive, era andata definitivamente deserta. Il 2021 è trascorso così tra una promessa mancata e l'altra. Il nuovo bando è stato annunciato mese dopo mese, fino all'estate. Ma non si è visto.

Oggi, il sindaco Festa e l'assessore al Patrimonio, Luongo, hanno smesso persino di prometterlo.

Il Comune sembra aver gettato la spugna da quando, a settembre scorso, il Tribunale di Napoli ha di fatto riabilitato i Cesaro. Cento giorni dopo, la sola possibilità che i vecchi gestori della Piscina possano impugnare una nuova procedura per l'affidamento del bene ha ridotto l'amministrazione alla paralisi. Ma le grane finanziarie intanto vanno avanti. Il vecchio gestore, estromesso dal project, ha richiesto un risarcimento danni che ammonterebbe a 5 milioni. Almeno secondo ciò che dicono i suoi legali. Le rate mai pagate all'Istituto del Credito sportivo dal privato, appunto 2,5 milioni, sono ricadute sulle casse comunali. Configurando un nuovo enorme debito. I 30 ex lavoratori - è questa la parte più dolorosa - hanno terminato di nuovo la cassa integrazione e il bene pagato dagli avellinesi deperisce. Il disastro attuale è dunque totale. All'esterno, il piazzale è invaso dalle erbacce, alte più di un metro. E sono ormai visibili le infiltrazioni e il logoramento della facciata. All'interno, nessuno al di fuori dell'amministrazione ha più potuto mettere piede. Pare che tutte le attrezzature di proprietà del vecchio gestore siano ancora presenti. Non è dato sapere in quali condizioni versino gli impianti natatori, che di per sé necessitano di una manutenzione costante che non è più stata espletata.

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La Piscina comunale, un centro che prima rappresentavano il fiore all'occhiello degli impianti sportivi ad Avellino, muore ogni giorno senza una strategia. E i segnali che arrivano da Palazzo di Città non sono incoraggianti. Incapace di restituire la sua mission alla struttura, l'amministrazione Festa valuta da diverse settimane di farne il nuovo centro vaccinale del capoluogo. Dopo il flop del Campo Coni, che si è rivelato inutilizzabile in estate nonostante l'oneroso investimento sostenuto dal Comune, il PaladelMauro va concesso per intero alle strutture sportive che ne pagano l'utilizzo. E allora ecco l'idea Piscina. Ma servono si dice in Comune lavori interni per circa 20.000 euro. Ma non sarebbe certo la soluzione. Se all'amministrazione manca il coraggio per pubblicare un nuovo bando, in mano non le resta più nulla. E così ecco riaffacciarsi alla porta l'ipotesi di un ritorno dei Cesaro, sul quale si è detto pronto a ragionare, a Il Mattino, l'avvocato del gruppo, Lorenzo Lentini. Anche questa strada è densa di incognite, perché servirebbero lavori, accordi sui contenziosi in essere e garanzie per il Comune. Il dietrofront, dal punto vista politico, sarebbe comunque clamoroso. Serve subito una exit strategy.

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