Sparatoria di Valle, la testimone:
«Così mio cognato finì invalido»

Sparatoria di Valle, la testimone: «Così mio cognato finì invalido»
di ​Alessandra Montalbetti
Martedì 20 Febbraio 2018, 20:37 - Ultimo agg. 21 Febbraio, 06:57
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«Vi devo uccidere tutti». Queste le parole pronunciate da Aristide Malinconico, condannato a nove di reclusione, in primo grado dal Gup al termine del rito abbreviato, per il tentato omicidio di Carmine Peluso, mentre si allontanava dopo aver colpito con un colpo d’arma da fuoco il venditore ambulante rimasto sulla sedia a rotelle dopo il grave ferimento avvenuto a Valle il 19 luglio 2015. 

Malinconico puntò la pistola anche contro altre due persone, Giovanni Campitelli e sua sorella Rita. È quanto emerso ieri mattina in aula, quando sono stati ascoltati i testimoni oculari del fatto di sangue per il quale è imputato, per concorso anomalo nel tentato omicidio, anche Stefano Grasso, difeso dagli avvocati Gerardo Santamaria e Carmine Danna, che ha scelto di essere giudicato con rito ordinario. 
I due testimoni, rispettivamente nipote e cognata della vittima, hanno ricostruito in aula i drammatici momenti vissuti in via Pirone quella domenica pomeriggio. «Dopo aver colpito alla schiena mio cognato ad una distanza ravvicinata con un colpo di pistola, mentre era a terra sanguinante che chiedeva aiuto Stefano Grasso l’ha percosso a pugni e a calci continuando ad insultarlo». Questa la drammatica ricostruzione - dinanzi al tribunale di Avellino in composizione collegiale, presieduto dal giudice Luigi Buono, a latere Sossio Pellecchia e Giulio Argenio - da Rita Campitelli, cognata di Carmine Peluso. 

La testimone prosegue nel racconto: «Malinconico dopo aver colpito mio cognato rimasto a terra in una pozza di sangue, puntò la pistola anche contro di me che ero accanto a lui per tentare di soccorrerlo, e nell’allontanarsi, ancora con la pistola in pugno, esplose due colpi d’arma da fuoco anche contro mio fratello Giovanni all’altezza del volto, che fortunatamente riuscì a schivare, trovando riparo in un terrapieno». 

La donna si era recata a casa del fratello, rimasto illeso nel violento diverbio, per trascorrere qualche ora in compagnia dei suoi familiari. «Mio fratello era molto agitato e mi aveva raccontato che la sera precedente era stato minacciato dal suo vicino di casa, Stefano Grasso e da Aristide Malinconico». Stando al racconto dei familiari della vittima, costituitasi parte civile e rappresentata dagli avvocati Gaetano Aufiero e Stefano Vozella, i due imputati avevano aggredito Giovanni Campitelli anche sul luogo di lavoro, colpendolo con una testata. Minacce subite, dopo un furto avvenuto a casa di un familiare dell’imputato, che ha accusato il suo vicino di casa, ritenendolo responsabile del furto. «Mentre stavamo parlando di questa situazione arrivò anche mio cognato Carmine Peluso». Situazione che sarebbe degenerata quando al fine di chiarire la vicenda il figlio 17enne di Campitelli bussò alla porta di Grasso per ben due volte. E i due scesero entrambi armati: «Grasso con un coltello e Malinconico con la pistola. Mio cognato - continua la teste - ha dato così un ceffone a Grasso che subito si scaglia contro di lui tentando di accoltellarlo, mentre l’altro (Malinconico) lo colpiva alla schiena con l’arma da fuoco». 
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