Avellino, truffa sui ristori Covid due commercialisti finiscono in carcere

Pasqualino Vuolo e Ramon Irizarry accusati di riciclaggio e falso in bilancio, sequestrato un milione di euro

Pasqualino Vuolo e Ramon Irizarry
Pasqualino Vuolo e Ramon Irizarry
di Katiuscia Guarino
Mercoledì 8 Novembre 2023, 08:41
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Una truffa da un milione e duecentomila euro su ristori Covid messa in piedi in Irpinia da due professionisti. E' stata scoperta dai militari della Guardia di Finanza del comando provinciale, sotto il coordinamento della Procura della Repubblica del capoluogo. In carcere sono finiti i commercialisti Pasqualino Vuolo e Ramon Irizarry, entrambi di Avellino.

Ai domiciliari, invece, i due che avrebbero avuto il ruolo di prestanome nel piano organizzato per intascare i rimborsi.

Si tratta di Giorgio Cappiello di Monteforte Irpino e Osadolor Osawe, nigeriano residente a Mercogliano. I finanzieri hanno dato esecuzione all'ordinanza delle misure cautelari disposta dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Avellino nei confronti dei quattro. Non solo. E' stato disposto anche il sequestro preventivo di una somma pari a 1.190.968,00 euro, in relazione ai reati di truffa continuata in danno di ente pubblico, riciclaggio, autoriciclaggio e falso in bilancio.

Secondo quanto emerso dalle investigazioni portate avanti dal Gruppo di Avellino della Guardia di Finanza, guidati dal colonnello Salvatore Minale, i due commercialisti (sono difesi dagli avvocati Alberto Biancardo e Alfonso Laudonia) avvalendosi di quattro società e di due prestanome compiacenti (quest'ultimi assistiti dai legali Eliana Giugliano e Lucio Seconnino) nel corso del 2021, avrebbero indebitamente beneficiato delle misure di sostegno economico destinate ai soggetti colpiti dalla pandemia. Quelle misure consentivano all'Agenzia delle Entrate di erogare direttamente agli operatori economici che ne avevano fatto richiesta, contributi a fondo perduto. Benefici che venivano determinati applicando una percentuale alla differenza tra l'ammontare medio mensile del fatturato e dei corrispettivi del 2020 e l'ammontare medio mensile del fatturato e dei corrispettivi dell'anno 2019. In pratica, veniva erogata la differenza persa a causa del Covid-19.

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In particolare, le indagini dirette e coordinate dalla Procura della Repubblica di Avellino, guidata dal procuratore capo Domenico Airoma, hanno consentito di ritenere che i due professionisti avrebbero posto in essere un articolato sistema di frode al fine di ottenere il beneficio, attraverso la presentazione di istanze da parte delle società coinvolte nelle quali veniva dichiarata falsamente una flessione media mensile del fatturato tra gli anni 2019 e 2020. Questo, in base a quanto viene fuori dalle indagini, avrebbe quindi permesso di percepire illecitamente contributi per un importo complessivo pari a 1.190.968,00 euro.

Che è la cifra totale per la quale è scattato il sequestro. Secondo l'accusa, Vuolo avrebbe posto in essere le condotte illecite finalizzate a ottenere contributi in qualità di socio e amministratore delle quattro società coinvolte nella maxitruffa. Ramon Irizarry, invece, avrebbe inoltrato all'Agenzia delle Entrate le istanze per ottenere i contributi illeciti. Gli accertamenti eseguiti dai finanzieri, agli ordini del colonnello Salvatore Minale, hanno permesso di accertare che le società coinvolte avevano presentato, a supporto delle domande per il rimborso, dichiarazioni integrative fiscali ai fini Iva ed imposte dirette, in rettifica di quelle originariamente presentate per gli anni d'imposta 2019 e 2020, nelle quali avevano riportato dati non veritieri, indicando per ogni società un volume d'affari di circa 9 milioni di euro. E ciò - in relazione a quanto scoperto dagli investigatori - per creare e dimostrare artificiosamente una riduzione media del fatturato di circa 750mila euro, tra il 2019 e l'anno successivo.
I due professionisti, in concorso fra loro, avrebbero trasferito parte delle somme indebitamente percepite ad una società per azioni di Milano (uno risulta rappresentante legale, l'altro presidente del collegio sindacale), attraverso la creazione di falsi dati fiscali e contabili. E ancora: uno dei due professionisti è anche indiziato del reato di false comunicazioni sociali, per aver esposto in bilancio per una delle società fatti materiali rilevanti non rispondendo al vero.
 

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