Vaccino in Irpinia, iniettate 100 dosi:
a gennaio parte la campagna

Vaccino in Irpinia, iniettate 100 dosi: a gennaio parte la campagna
di Gianni Colucci
Lunedì 28 Dicembre 2020, 12:17
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Scortate da un'auto della polizia di buon'ora ieri mattina sono giunte le prime cento dosi di vaccino anticovid all'ospedale Moscati di Avellino. Alle 10 in punto due sanitari, sono stati i primi a sottoporsi alla somministrazione del farmaco. A seguire, al ritmo di venti all'ora, sono stati vaccinati altri sanitari che sono in prima linea nella lotta al virus. In cinque ore l'operazione si concluderà.


Una giornata speciale che apre una fase nuova nella lotta al virus. C'erano i carabinieri dei Nas a vigilare sulla gestione delle dosi di farmaco che, come si sa, sono sostanzialmente contingentate. E c'è anche Sabino Oliva uno degli infermieri che hanno attraversato nei mesi scorsi il calvario della malattia: era andato a Napoli a ritirare con la speciale sacca refrigerata le dosi di vaccino congelato.

 


Quindi l'applauso dei presenti, a cominciare dal manager Pizzuti, al momento delle iniezioni praticate ai due primi testimonial della campagna, la reumatologa quarantenne Mariangela Raimondo e Modestino Matarazzo, 45 anni in servizio all'Unità operativa di Anestesia e Rianimazione e referente infermieristico della terapia intensiva.
La tentazione sarebbe quella di dire che tutto è finito, ma i medici spiegano che serve rispettare tutte le regole che fino ad oggi si sono seguite: uso della mascherina, distanziamento, lavaggio frequente delle mani.

Anche a chi è stato già somministrato il è imposto di seguire le stesse rigorose procedure.

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In ospedale si preparano ad un tragitto molto lungo, la campagna vaccinale durerà due mesi, ma per la copertura di tutta la popolazione si impiegherà più tempo, almeno fino all'estate.


In sostanza siamo soltanto alla prima fase. Nessun dubbio: è necessario che tutta la popolazione si vaccini. Anche su questo proprio le testimonianze degli operatori dell'ospedale sono state una indiretta risposta a chi immagina che sia possibile fare a meno del vaccino o a chi nutre dubbi no vax.


Obbiettivo immunità di gregge che è un effetto direttamente conseguente
Dopo il «V-Day», le vaccinazioni riprenderanno a gennaio per coprire l'intero organico (ditte esterne incluse) per complessive duemila dosi. All'ospedale l'89 per cento del personale ha già aderito alla campagna vaccinale interna che, come per il resto della popolazione non è obbligatoria. Per chi ha avuto già l'infezione il programma nazionale prevede la vaccinazione in una seconda fase.


Dalla prossima settimana il piano entrerà nella sua piena funzionalità. Sono state predisposte ampie sale preso le quali, assicurando il distanziamento, man mano verranno vaccinato le categorie che hanno priorità. Anziani ultraottantenni e quindi i settantenni, man mano procedendo per età e patologie.


La prossima consegna avverrà ad inizio gennaio, in data utile per la seconda dose da somministrare ai primi cento vaccinati . Poi il cronoprogramma dipenderà dai tempi e dalla capacità di produzione della BioNTech/Pfizer e delle altre case farmaceutiche.
Secondo il piano che il manager si sente di sottoscrivere, per febbraio dovrebbero esserci dosi sufficienti. Da ieri sono partite le prime cento vaccinazioni su personale specializzato dell'ospedale, che opera in trincea. Poi si va progressivamente sull'intera popolazione, siamo nell'ordine di 420mila residenti. C'è un unico obbiettivo che ora tutti intendono perseguire: evitare la terza ondata di contagi.


Al Moscati ci sono i reduci di un'esperienza allucinante, quella che fino a maggio giugno ha tenuto sotto pressione il personale, i diversi reparti, ma ha anche fatto contare ammalati e vittime tra gli operatori.


Tutti ricordano anche in queste ore che appaioni di un'inedità serenità l'onda lunga del contagio proveniente da Araiano irpino, quando la struttura ospedaliera è rimasta chiusa e i Moscati ha fronteggiato. Quindi l'apertura della palazzina covid e l'organizzazione faticosa, per la mancanza sia di apparecchiature che di personale, di una area specializzata.


l vaccino, lo assicura anche Pizzuti, sembra coprire anche le varianti del virus
Pizzuti è un virologo e alla domanda se il vaccino è in grado di fronteggiare anche la variante inglese del Covid risponde con chiarezza: «Tutte le informazioni a nostra disposizione dicono che il vaccino non perde efficacia neanche rispetto alle mutazioni del Covid, come quella cosiddetta inglese. Hanno la stessa patogenicità, mortalità e capacità di trattamento. Di continuo si isolano varianti del ceppo principale, questa inglese sembra avere solo maggiore capacità di propagazione».

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