Dopo i rincari di carburanti, energia elettrica e gas, il caro prezzi sta facendo sentire i suoi effetti anche sulla spesa quotidiana in supermercati e salumerie. Un effetto trascinamento iniziato da circa tre mesi e destinato, almeno questo è il timore alla luce del conflitto, a non fermarsi. Soprattutto per le famiglie sannite a reddito fisso sta diventando arduo fare la «spesa completa». Secondo studi privati affidati a società di fiducia dei gruppi nazionali della grande distribuzione presenti in città e in provincia, l'aumento è rilevante. Si aggira, infatti, intorno al 30% e varia in base ai prodotti acquistati. Il costo di un carrello di alimenti di prima necessità per soddisfare le esigenze di una famiglia composta da quattro persone è passato dai 150-155 euro settimanali a circa 200 euro, senza fare eccessi e acquistando solo il minimo indispensabile. Calcolo effettuato con la stessa quantità e gli identici articoli. Si registra, in pratica, un aumento medio di 40-50 euro a settimana. Nel carrello virtuale sono stati inseriti pane, pasta, latte e derivati, farina, uova, olio, frutta, ortaggi, carne rossa e pollame. L'esborso per il vitto mensile si è incrementato quasi del 30%.
In questo contesto, il paradosso è che si lamentano tutti: clienti e commercianti.
A tirare la volata la linea sono i farinacei, partendo dal pane che a Benevento è balzato da 2 euro al chilo agli attuali 2,50 euro con i fornai che minacciano ulteriori rialzi considerato che i loro conti non quadrano. Per la pasta si oscilla tra il 20 e il 25% di rincari con prodotto medio passato da 0,69 a 0,85 euro. Prezzo quasi raddoppiato per i taralli: si è passati da 1,40 a busta a 2,50 euro. Anche la farina mantiene la media tra il 20-25% con l'attuale costo balzato a 0,81 euro. Unico prodotto di largo consumo a prezzo invariato le uova con la confezione da 10 che resta invariata tra 1,79 e 1,85 euro. «Il blocco spiega Luigi Micco di Conad che ha a disposizione dati e analisi anche territoriali commissionati dal suo marchio - si registra in virtù della presenza di contratti annuali che prevedono la fornitura senza aumenti, in compenso, però, il pollame è salito alle stelle. In alcuni casi anche 12 euro al chilo, rispetto agli 8 di qualche mese fa. Ma anche qui dipende dai prodotti perché alcune strutture marcano 8,50 o 9 euro, ufficialmente la causa è la scarsa disponibilità a causa della malattia di Marek che sta decimando tanti allevamenti. L'aumento medio è di un euro circa al chilo per la carne rossa, ci aggiriamo sui 14 euro per il primo taglio. In questo caso il fenomeno è legato come nel caso della frutta e degli ortaggi soprattutto all'aumento di materie prime come plastica, carta e altro materiale da confezionamento o utilizzato per l'allevamento di bestiame (mangimi) o di piante di frutta».
Dal 24 febbraio, in concomitanza con l'inizio della guerra in Ucraina è impressionante, l'impennata avuta in primis dall'olio di girasole e poi da quello di arachidi che sia pure in percentuale minore ha interessato anche l'olio extravergine di oliva. «Pensate che nei cash dice Rocco Palma, titolare di due market nel Sannio stiamo trovando l'olio di girasole sui banchi a 3 euro al litro oltre Iva. Per l'arachide siamo da 1,90 a 2,40-50 euro di media».