Elezioni a Benevento con il rischio crac:
Mastella punta al bis, il Pd cerca la rivincita

Elezioni a Benevento con il rischio crac: Mastella punta al bis, il Pd cerca la rivincita
di Lorenzo Calò
Domenica 26 Settembre 2021, 00:00 - Ultimo agg. 28 Settembre, 21:04
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Ai Beneventani toccate tutto ma non i simboli nei quali si riconosce l’orgoglio di questo popolo: l’arco di Traiano e l’indomito spirito combattivo dei Sanniti. Il primo sarà presto elevato al rango di monumento nazionale: la commissione Cultura del Senato ha appena votato il disegno di legge per il conferimento del titolo, ora si aspetta il via libera dell’altro ramo del Parlamento. Il secondo riemerge con prepotenza grazie alla tenacia con cui questo territorio si è tirato fuori da un’alluvione storica che qualche anno fa avrebbe messo in ginocchio persino un lottatore di sumo. Per tutto il resto c’è invece il caos della politica, la polemica di quartiere, lo scontro tra partiti ormai destrutturati e raggruppati attorno a due sole figure di leader carismatici: uno è Clemente Mastella, sindaco uscente e veterano dei Palazzi - fra Roma, Napoli, Strasburgo e Bruxelles - in grado di oltrepassare con inestinguibile vigore i tornanti e baratri della prima e della seconda Repubblica. L’altro è Umberto Del Basso de Caro, cavallo di razza, scuola socialista, ex sottosegretario alle Infrastrutture, campione di preferenze in un Pd alla deriva, partito appena ieri colpito da un’inchiesta giudiziaria che in Carmine Valentino ha travolto uno dei suoi esponenti più rappresentativi. Tutt’intorno solo comparse, a cominciare dal M5s, che alle Politiche 2018 fece man bassa di preferenze, seggi e collegi lasciando a tutti gli altri meno che briciole e che invece, domenica e lunedì prossimi, non sarà neppure presente alla competizione per la conquista di Palazzo Mosti. «Un regalo a Mastella - sibilano gli avversari - un patto di desistenza ispirato da Conte per incassare qualche strapuntino dopo». Vedremo.

Per ora l’uomo da battere è l’ex ministro che già a giugno 2016 si impose al ballottaggio stracciando il candidato Pd e ottenendo il 62,8 per cento dei consensi dopo che al primo turno la partita era finita incredibilmente in equilibrio: 33 per cento pari, con l’oscillazione di qualche decimale. Oggi Mastella punta al bis con dieci liste al seguito e la soddisfazione di aver incassato in proprio l’appoggio del governatore De Luca e sfasciato per conto terzi il centrodestra, visto che Forza Italia ha deciso di abbandonare al proprio destino Lega e Fdi. Matteo Salvini, ancora scottato da una multa di 280 euro che l’(in)Clemente gli fece infliggere nel novembre 2020 perché si era presentato in città senza mascherina, ha lasciato che il candidato sindaco lo esprimesse Giorgia Meloni la quale ha rilanciato in pista Rosetta De Stasio, antica militante di An e consigliera regionale dal 1996 al 2000. Lontani i tempi in cui la destra sociale, con Pasquale Viespoli, conquistava il timone della città; lontane anche le possibilità che possa farcela fuori dagli schemi la corsa solitaria di Angelo Moretti, altro aspirante sindaco, presidente nazionale del Consorzio di cooperazione sociale Sale della Terra. E perciò, a conti fatti, il big match si gioca tra il dominus di Ceppaloni e lo schieramento messo su intorno al Pd da Del Basso de Caro che questa volta ha puntato su Luigi Diego Perifano, avvocato di solida formazione, esperto amministrativista, ottime relazioni, già presidente dell’Asi, profilo riservato e di poche parole persino quando alcune settimane fa i soliti «addetti ai livori» tirarono fuori la storia della sua passata adesione a una loggia massonica.

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Non che la campagna elettorale sia da queste parti una passeggiata di salute per la conquista dei 32 seggi disponibili in consiglio comunale. E, d’altra parte, chiunque vincerà, dovrà fare i conti con una situazione finanziaria assai complessa, incancrenita dalle scorie derivanti dalla dichiarazione di dissesto che a gennaio 2017 fu proprio Mastella ad assumersi la responsabilità di certificare e che oggi rimbalza nei suoi devastanti effetti. Lo testimonia la relazione di venti pagine depositata dall’Organismo straordinario di liquidazione (Ricciardi, Guardiano, Giunta) nominato dal Viminale per la gestione del debito e il raggiungimento del bilancio stabilmente riequilibrato: 80 milioni di massa passiva, 2213 schede di pagamento, 1780 procedimenti presentati dai creditori, 30 milioni relativi agli anni 2013-2015 da rideterminare e, condizione monstre, l’obbligo di accantonare i fondi per pagare i debiti dal 2016 a oggi. Quanto basta per accusare da più parti la troika commissariale di voler entrare a gamba tesa nella competizione elettorale. Ma i rischi per i candidati sindaco sono anche altri, due su tutti: l’astensionismo e il voto disgiunto. Proprio quest’ultimo preoccupa le falangi mastelliane tanto che l’inesauribile sindaco ha deciso di andare all’«all-in» accentrando su di sé l’attenzione degli elettori e varando l’App con avatar «Dillo a Clemente». Solo sullo sfondo, e anche molto sfumati, gli spunti reali per il rilancio di un capoluogo altrimenti destinato alla marginalità delle aree interne: il patrimonio artistico-culturale, il potenziamento dell’area industriale, il polo della formazione, e il grande progetto idrico legato allo sviluppo della diga di Campolattaro, un piano da 520 milioni di euro, su cui la Regione ha deciso di investire e il governo l’ha inserita nei punti strategici nazionali da finanziare con il Pnrr.

Ma la politica non si fida più neppure di sé stessa e così proprio il Pd da settimane sta insistendo perché Palazzo Chigi nomini un commissario che tolga il pallino dalle mani del tandem De Luca-Mastella. Cosa risponderà Roma?

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