Cashback, che flop nel Sannio:
«Un negozio su 10 ha avuto crescita»

Cashback, che flop nel Sannio: «Un negozio su 10 ha avuto crescita»
di Paolo Bocchino
Domenica 3 Gennaio 2021, 11:05
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Che non sarebbe stata la panacea degli atavici mali del commercio, lo si sapeva. Ma il cashback nel Sannio è andato decisamente al di sotto delle peggiori previsioni. La fase sperimentale conclusasi il 31 dicembre si è rivelata un flop, secondo i rappresentanti delle principali organizzazioni di categoria che riportano gli umori diffusi degli esercenti e anche qualche dato numerico:

«Tra il 27 e il 28 dicembre - spiega il presidente provinciale di Confcommercio, Nicola Romano - su delega della presidenza nazionale dell'associazione abbiamo condotto un'indagine telefonica presso le imprese sannite associate.

Ne è scaturito un quadro abbondantemente negativo con riflessi a dir poco ridotti sulle vendite e numerose lamentele da parte dei clienti a causa della complessità tecnica del meccanismo. Su circa 50 attività interrogate, soltanto il 10 per cento ha riferito incrementi di transazioni legati all'incentivo governativo. Si tratta perlopiù di specifici comparti, su tutti elettronica ed elettrodomestici, che in questo periodo dell'anno registrano storicamente un aumento di fatturato e che hanno beneficiato del cashback per facilitare la vendita di beni a prezzo più elevato. Per il resto, settore della moda in primis, stiamo parlando di una assoluta delusione, gruppi bancari a parte. Dal governo purtroppo - aggiunge Romano - ci siamo abituati ad ascoltare grandi proclami e pochissimi sostegni concreti a chi veramente ne ha bisogno. Il popolo delle partite Iva, ad esempio, attende ancora segni di reale vicinanza, mentre i garantiti hanno potuto permettersi anche il lusso di fare acquisti scontati».


LE PROMOZIONI
E quest'anno non si potrà nemmeno confidare nella tradizionale ancora di salvataggio costituita dai saldi, volàno se non altro psicologico di qualche affare. Domani mattina in Regione sarà il tavolo tecnico presso l'assessorato Attività produttive a stabilire se la data di inizio potrà essere lunedì 7 gennaio, in corrispondenza della uscita dalla zona rossa nazionale, o se invece la Campania deciderà ancora una volta di differenziarsi. Ulteriore elemento di una tempesta perfetta che potrebbe non aver ancora provocato i danni più gravi: «Temo che il peggio debba ancora venire - preconizza Nicola Romano -. Finora il dato delle chiusure, comunque superiori alle 300 unità tra gennaio e settembre, è stato contenuto dalla decorrenza dei termini di legge per la liquidazione degli ammortizzatori sociali e il divieto di licenziamento. Istituti che scadranno in gran parte il 30 marzo. Quel che accadrà dal 1 aprile è facilmente immaginabile: temo che dovremo solo quantificare i contorni della catastrofe». Quadro fosco anche nella disamina di Confesercenti: «Il cashback si è rivelato largamente insufficiente ad alimentare il flusso delle transazioni commerciali, ma non solo qui nel Sannio - rileva il leader provinciale Gianluca Alviggi -. Le ragioni sono molteplici e le abbiamo sperimentate direttamente nei giorni scorsi: scarsa informazione preventiva agli utenti e agli esercenti, problemi tecnici nell'attivazione della piattaforma dedicata, tempi ristretti. E ovviamente tutto ciò in un clima di costante incertezza, con negozi che aprivano e chiudevano da un giorno all'altro, come avverrà del resto anche tra domani (oggi, ndr) e lunedì. Ulteriore elemento di confusione, come se non bastasse, lo si è aggiunto con i saldi dei quali da tempo chiediamo una data magari procrastinata di qualche giorno ma certa». Unica certezza cromatica è quella legata al colore dei bilanci 2020: «In profondo rosso, e non poteva essere diversamente del resto - chiosa Gianluca Alviggi - è stato il peggior Natale in 35 anni di attività, e credo di interpretare l'esperienza della gran parte dei miei colleghi. Siamo consapevoli che stiamo vivendo tutti, istituzioni comprese, una situazione inedita ed enormemente complessa. Ma ci preoccupa la mancanza di chiarezza nelle decisioni e il disallineamento evidente che c'è tra i massimi livelli governativi e il Paese reale. Un esempio per tutti: mentre aziende e famiglie si dibattono quotidianamente con una crisi senza precedenti, l'Agenzia delle entrate fa ripartire le cartelle esattoriali, consegnando così la corda a tante imprese sull'orlo dell'impiccaggione».

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