Benevento: meno cure pubbliche, salasso annunciato per assistenza e cure

Allarme del sindacato Anaao

L'ospedale Rummo di Benevento
L'ospedale Rummo di Benevento
di Luella De Ciampis
Martedì 8 Agosto 2023, 10:57
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 Se il Sistema sanitario nazionale dovesse subire restrizioni legate ai cambiamenti che si stanno verificando negli ultimi anni, ci sarebbero conseguenze non trascurabili per la popolazione del Sannio che, come tutte le comunità italiane, dovrebbe fare ricorso alle cure a pagamento. A tracciare un disegno della situazione è l'organizzazione sindacale Anaao Assomed che ha stilato un elenco dettagliato delle somme da corrispondere per le prestazioni ospedaliere e ambulatoriali in caso di ricovero nel privato, a cominciare dalla sala operatoria che costa 1200 euro all'ora e dalla degenza in un reparto chirurgico che è pari a 600 euro al giorno, scende a 400 se effettuata in un reparto di medicina e a 165 se catalogata come ricovero ordinario post acuzie. Per fare un esempio pratico, un intervento di colecistectomia, vale a dire di asportazione della colicisti, varia dai 3.300 a 4.000 euro, senza considerare la parcella del chirurgo che può arrivare fino a 10.000 euro. Un check up cardiologico con mammograria costa circa 700 euro, mentre per l'uomo, ovviamente senza mammografia, può raggiungere i 400.

Passando agli esami di laboratorio, con particolare attenzione a quelli radiologici, che, forse sono quelli più costosi in assoluto, bisogna tener conto che l'Asl rimborsa 1.071 euro per una pet, destinata a pazienti oncologici, che godono di un'esenzione quasi totale legata alla patologia e che pagano solo 5 euro di ticket.

Per una tac si parte, invece da un minimo di 100 euro, per arrivare ai 580 di una total body con contrasto, mentre per effettuare una risonanza magnetica, il costo è compreso in una forbice tra i 115 e i 300 euro. Il ticket per i non esenti, è di 36,15 euro, a cui si aggiungono i 10 euro della quota della ricetta regionale per un totale di 46,15 euro. È a questo punto che il sindacato spiega perché bisogna tutelare il diritto alla salute di tutti i cittadini per evitare il rischio di una sanità di «elite», destinata solo a chi ha le possibilità economiche per curarsi. Secondo l'Anaao, le cause sono da ricercare: nell'insufficiente finanziamento pubblico del Servizio sanitario nazionale che ci qualifica tra i Paesi più poveri in Europa; nell'autonomia differenziata, causa dell'eccessiva frammentazione regionale e territoriale che subordina il diritto alla salute alla residenza, che ha un ruolo determinante nelle differenze di aspettativa di vitae nel favorire i degradanti viaggi della speranza; nella mancanza di riforme organiche nazionali del servizio sanitario, in grado di innovare e aggiornare il servizio sanitario per tenere il passo con le straordinarie novità scientifiche e tecnologiche già a disposizione, affrontando i cambiamenti demografici e sociali in cui soprattutto le aree interne sono immerse; nelle conseguenze sanitarie, sociali ed economiche del Covid e del post Covid, cui si aggiungono la carenza di personale e l'incremento vertiginoso dei costi di tutte le attività sanitarie.

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Sulla stessa lunghezza d'onda è Guido Quici, presidente nazionale Cimo-Fesmed e direttore della struttura complessa di Epidemiologia dell'ospedale Rummo. «Non dovrebbero essere solo i sindacati dei medici dice - a evidenziare la gravità della situazione e a volere fortemente una sanità sempre più pubblica perché, se crolla il pubblico anche il privato è a rischio in quanto se il servizio sanitario nazionale dovesse disgregarsi, saremmo di fronte a un problema sociale di notevole importanza». Dai dati e dalle considerazione effettuate dalle organizzazioni sindacali emerge la necessità di mantenere in piedi a qualsiasi costo «l'impalcatura traballante» del servizio sanitario pubblico soprattutto nelle aree interne e rurali come quelle del Sannio dove, il livello di accesso alle cure non è elevatissimo ma sbilanciato. In pratica, c'è un'ampia fetta di popolazione che si sottopone a prestazioni ed esami non necessari, che incidono in maniera determinante sui budget delle aziende sanitarie del territorio, mentre ce n'è un'altra che evita accuratamente di sottoporsi a indagini e screening indispensabile alla prevenzione di una serie di patologie che compromettono la salute individuale e rimpolpano la schiera dei pazienti cronici.

 

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