Olivola, ok allo sgombero dell'abitazione confiscata

L'Agenzia nazionale: "L'ordinanza è diventata definitiva"

Olivola, ok allo sgombero dell'abitazione confiscata
di Marianna D'Alessio
Domenica 2 Luglio 2023, 10:48 - Ultimo agg. 10:49
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Azione di sgombero in via d'attuazione per il bene confiscato in contrada Olivola. L'Agenzia nazionale dei beni confiscati, sollecitata sulla vicenda, fa finalmente chiarezza, comunicando che, dopo anni di contenzioso, l'ordinanza di sgombero per l'abitazione confiscata è diventata definitiva, spianando di fatto la strada all'iter che porterà alla restituzione del bene alla collettività. A comunicarlo è proprio l'Anbsc (Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata) che gestisce, in collaborazione con l'autorità giudiziaria, l'intero processo finalizzato alla destinazione dei beni sequestrati e poi confiscati in via definitiva, affinché vengano restituiti alle comunità e ai territori attraverso il loro impiego per scopi sociali o istituzionali.

L'Agenzia, rispetto all'edificio di contrada Olivola, ha chiarito che «l'ordinanza di sgombero non è stata ancora eseguita in quanto nel tempo sono stati proposti tutti i mezzi di impugnazione (il contenzioso è durato circa tre anni) ma è al momento divenuta definitiva».

Nella stessa comunicazione viene inoltre precisato che l'«agenzia monitora con attenzione il bene in oggetto e sta attivamente lavorando per procedere alla sua destinazione libero da persone e cose».

In altre parole, l'ordinanza di sgombero, dopo essere stata impugnata e oggetto di rivalutazione da parte delle autorità giudiziarie, è ora confermata in modo definitivo, dunque inappellabile. Il processo che seguirà, dunque, non sarà dei più semplici. Oltre ai necessari passaggi burocratici, sarà l'azione di sgombero a richiedere una concertazione tra Comune, Questura e Prefettura, oltre che la successiva acquisizione del bene al patrimonio immobiliare dell'ente. Il ruolo dell'Agenzia, dunque, in questa fase, diventa meno determinante, perché la gestione viene ora demandata alle autorità locali. E la sensibilità politica verso questi temi gioca un ruolo non secondario. Non è un mistero, infatti, che i beni confiscati, spesso, continuino a essere utilizzati dai vecchi proprietari, in spregio alla legge, e come conseguenza dell'indifferenza delle autorità incaricate della gestione del bene. Sicuramente si potrà riconoscere l'attenuante dei tempi biblici previsti dalle procedure di acquisizione e gestione, che rallentano molto i processi. È anche vero, però, che nel dibattito pubblico, e in questo caso nel Sannio, la criminalità organizzata e tutta quella «zona grigia» che le fa da contorno, ricoprono uno spazio residuale.

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Non molto tempo fa era stata pubblicata una ricognizione dei beni presenti nella provincia, facendo riferimento a un report del presidio territoriale di Libera. Era stata l'occasione per ricordare come siti sequestrati siano presenti nei comuni di Dugenta, Melizzano, Solopaca, Castelvenere, Campoli, Sant'Agata de' Goti, Foglianise, Morcone, Calvi e Benevento. Ed era emerso come, tra questi beni, una gestione virtuosa venisse eseguita nel sito di Melizzano, dove è nata una cooperativa che ancora oggi gestisce l'area. Si tratta della cooperativa sociale «Sant'Alfonso», che gestisce un centro di recupero di rifiuti elettrici e che lo scorso anno ha anche ricevuto un finanziamento dalla Regione Campania, a valere sui fondi strutturali europei, per il progetto «Ricicla Legale». Il tutto per portare avanti la lavorazione dei materiali e dei rottami metallici attraverso innovazioni di tipo tecnologico, organizzativo e produttivo, con annessa formazione specialistica per gli addetti ai lavori. Uno dei pochi esempi di best practice presenti in provincia.
 

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