Spaghetti e linguine sono fermi già da martedì. Pasta media e corta dovranno alzare bandiera bianca a partire da stasera. Anche il pastificio Rummo deve fare i conti con le gravi difficoltà che stanno attanagliando le attività produttive italiane, e in particolare con le proteste degli autotrasportatori causate dall'esplosione dei prezzi dei carburanti. Una catena di problematiche che si trascina da settimane cui da ieri si è aggiunta come un carico da novanta l'invasione russa dell'Ucraina con le conseguenti fibrillazioni dei mercati internazionali. Incremento dei prezzi, scarsità delle forniture, trasporti a singhiozzo, incertezza del quadro geopolitico: ovvero la tempesta perfetta per un'azienda.
Due giorni fa era stato la campobassana La Molisana a dichiarare il fermo delle produzioni per analoghe ragioni. Cosimo Rummo ha resistito altre quarantott'ore ma alla fine ha dovuto dare forfait: «Per garantire la qualità dei nostri prodotti - spiega il patron del pastificio fiore all'occhiello del made in Sannio - lavoriamo materie prime sempre fresche, evitando stoccaggi lunghi.
Da ieri sera lo stabilimento che lavora formati serviti sulle tavole di tutto il mondo è desolatamente silenzioso. Con le conseguenze che è facile immaginare: «Sarò costretto a collocare in cassa integrazione 100 dei 148 dipendenti diretti» annuncia l'erede della dinastia di pastai che opera a Benevento dal 1846. Ma le difficoltà non riguardano soltanto la produzione. Rummo esporta in tutta Italia e in vari Paesi stranieri, Russia compresa anche se in misura marginale sul fatturato. La protesta dei tir che paralizza da giorni alcuni tronchi autostradali è la principale causa del fermo obbligato del pastificio di Ponte Valentino che riceve dalla Puglia gran parte delle semole utilizzate per i propri formati. Ma il quadro delle problematiche non è omogeneo su scala nazionale: «Per quanto riguarda la distribuzione del prodotto - rivela Cosimo Rummo - al momento non abbiamo avuto grossi problemi nel raggiungere le destinazioni del Nord Italia. Al contrario, non riusciamo assolutamente a consegnare in Sicilia, Campania, Puglia, Basilicata e Calabria. Una situazione che lascia perplessi dal momento che le problematiche sollevate dagli autotrasportatori, pur condivisibili, non riguardano soltanto alcune aree del Paese. In ogni caso non è accettabile che operatori intenzionati a svolgere il proprio lavoro debbano privarsene temendo per la propria incolumità e per quella dei loro mezzi. Non comprendo francamente come tutto ciò possa avvenire senza che lo Stato trovi il modo di intervenire per assicurare, a chi vuole lavorare, di farlo serenamente. Ho contattato anche gli uffici prefettizi per segnalare la situazione e sollecitare correttivi».
Gli echi di guerra che arrivano dall'ex Unione Sovietica creano timori e difficoltà aggiuntivi. E dal crinale tra Europa e Russia partono anche le problematiche legate all'abnorme aumento dei prezzi, trainato dal boom dei prodotti energetici e petroliferi che ha fatto schizzare in alto le bollette e il prezzo dei carburanti da autotrazione. E, di conseguenza, il prezzo delle merci sugli scaffali: «Abbiamo dovuto ritoccare al rialzo i listini, inevitabilmente - ammette Rummo - In media un pacco della nostra pasta è salito di 25, 30 centesimi di euro dall'inizio dell'anno. E non avremmo potuto fare diversamente del resto se si considera che il prezzo dei combustibili è cresciuto del 650 per cento e la bolletta dell'energia elettrica pesa per il 300 per cento in più rispetto al 1 gennaio. Anche se con grande rammarico siamo stati costretti ad applicare degli aumenti a nostra volta, oggettivamente significativi eppure insufficienti a compensare i maggiori esborsi per il fabbisogno energetico. Ci priviamo di una quota di utile per gravare quanto meno possibile sui consumatori con i quali abbiamo un patto di fiducia che per noi è sacro».