«Racconto il dolore del nostro tempo e nutro la speranza»

La giornalista italo-siriana Asmae Dachan incontra gli studenti

Asmae Dachan
Asmae Dachan
di Giovanna Fusco
Giovedì 27 Aprile 2023, 08:59
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Nella prestigiosa sala del Palazzo De Simone, in Piazza Arechi II, gli studenti e le studentesse dell'Università degli Studi del Sannio hanno incontrato ieri Asmae Dachan.

Giornalista professionista, poeta e scrittrice italo-siriana, la Dachan lavora come freelance per diverse testate nazionali e internazionali e ha operato in Italia, Turchia, Siria, Grecia, Giordania, Inghilterra, Belgio, Etiopia e Tanzania. Creatrice e autrice del blog Diario di Siria «Scrivere per riscoprire il valore della vita umana» e dei podcast «Siria, guerra e gelsomini» e «Nelle nostre case», è attivista per la pace e la non violenza. I ragazzi hanno dialogato con la donna, esperta di Medio Oriente, Siria, diritti umani, Islam, dialogo interreligioso e lavoro per concentrarsi in profondità sul tema «Il giornalismo di prossimità per il racconto dei diritti». Una carrellata di scatti di vita quotidiana, complessa, drammatica, ha caratterizzato l'incontro. Proprio la fotografia diviene mezzo di racconto, strumento di libertà d'espressione e di interpretazione.

«A differenza del reportage, - ha affermato la giornalista- la fotografia non ha limiti, se non verso i soggetti immortalati e nei confronti di chi ne fruisce. Quello che dico ai giovani come voi è di farne buon uso, come se fosse un elemento grazie al quale avvicinare l'altro. Quando una persona dà gli occhi, dà in realtà la sua anima». Dal diritto alla salute, passando per la violenza di genere, tanti e complessi sono stati i temi trattati. «Nessuno di noi pensa mai un giorno di potersi ammalare. Immaginate, invece, soltanto per un attimo, di essere vittime di situazioni drammatiche, di difficoltà o di avere problemi fisici. Quando nasce un bambino disabile o con qualche handicap, infatti, lo si abbandona perché considerato sinonimo di disgrazia. I centri visitati negli ultimi anni accolgono invece i bambini, li coccolano e danno loro le cure necessarie. La salvezza avviene grazie a volontari che mettono da parte la propria vita per assisterne un'altra. Non voltiamoci dall'altra parte - ha dichiarato la donna - nonostante ci sia spesso un senso di impotenza nei confronti di persone meno fortunate di noi, c'è invece un forte senso di riconoscimento nei confronti di chi qualche passo lo fa, con umanità e dedizione».

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A volte siamo fortunati solo per essere nati dall'altra parte del mondo, ove non ci sono bombardamenti quotidiani. «Dopo aver assistito per la prima volta a bombardamenti il mio approccio alla vita è cambiato.

Mi bastava vedere bambini in piazza giocare con i petardi che era automatico un colpo al cuore. Facile come bere un bicchiere d'acqua è un'affermazione che necessariamente dobbiamo mettere in discussione - ha continuato Asmae Dachan - In tanti villaggi, dell'Etiopia, ad esempio, l'acqua manca e sono donne e bambine a dover provvedere. Si recano nei fiumi e nei pozzi per prelevarla e utilizzarla nel proprio quotidiano».

Diverse sono state le storie raccontate sulle ormai note spose bambine, alcune delle quali sono riuscite a fuggire in tempo; altre, al contrario, portano ancora i segni terribili di dolore, sul corpo e nella propria anima. Non è mancata una riflessione sulla violenza di genere, riportando testimonianze fotografiche di donne che, soltanto dagli occhi, chiedevano aiuto. C'è chi ce l'ha fatta e chi, invece, lotta ancora oggi per un futuro migliore. «Nel mio lavoro ha sostenuto in fase di chiusura ho assistito a tanto dolore: a morti, a violenze, a bambini abbandonati. Ogni volta pensavo ai miei di figli, mi immedesimavo nelle mamme di queste creature e provavo a comprenderne il dolore. La realtà di certi luoghi è drammatica, ma è di monito per farci comprendere quanto giudicare, prima di conoscerne la storia, sia sintomo di ignoranza e superficialità. Dietro ogni cicatrice c'è una ferita interiore che, anche a distanza di tempo, sarà difficile rimarginare. Prima di pronunciare parole inappropriate riflettiamo».
La mattinata si è conclusa con una lettura commovente di Dachan e con le domande interessanti di alcuni giovani studenti dell'Università degli Studi del Sannio circa i temi più disparati: dal tema delicato della censura, passando per il ruolo dei Cpr, fino ad arrivare al coraggio. A chi le avesse chiesto, per l'appunto, dove trovasse il coraggio, nonostante le atrocità viste e vissute, di andare avanti, Asmae risponde «Il coraggio lo si costruisce nel tempo. Formarsi e comprendere il contesto in cui si opera permette di andare avanti senza paura, o meglio, di contenerla. Soltanto chi non agisce e resta fermo non avrà paura».
 

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