Un intervento che restituirà il decoro che merita un sito patrimonio Unesco. È quello che si accinge a realizzare la Soprintendenza sulla chiesa di Santa Sofia nell'ambito del finanziamento stanziato dal ministero dell'Interno proprietario del bene attraverso il «Fondo edifici di culto».
Entro la fine del mese i lavori andranno in gara e l'ente di tutela ha appena definito il quadro delle azioni da eseguire. Un dossier curato in prima persona dal Soprintendente Gennaro Leva, a dimostrazione dell'importanza assegnata alla questione seguita da vicino anche da Prefettura e Comune fino alla conferma dei 390mila euro di stanziamento.
Sarà effettuato un intervento di «restauro scientifico e risanamento conservativo» che dovrà tenere conto della storicità del complesso edificato originariamente nel 758 per poi essere ricostruito dopo il terremoto del 1688. L'ultimo restauro significativo risale agli inizi degli anni '50 del secolo scorso. A settant'anni di distanza urge evidentemente un lifting: «Vi è la necessità di intervenire prima che i processi di degrado in essere divengano irreversibili» spiega la relazione. L'attività preparatoria svolta dalla Soprintendenza attraverso rilievi fotografici e geometrici ha permesso di riscontrare dettagliatamente i problemi esistenti, alcuni visibili a occhio nudo: «Patologie che modificano l'aspetto superficiale, alterazioni chimico-fisiche-biologiche, colatura, colonizzazione biologica, efflorescenza, fronte di risalita, macchia, rigonfiamento». Rilevati anche problemi più profondi, effetto di patologie «che asportano materiale e comportano un degrado inteso come perdita di materiale, che inizialmente interessa i dettagli di finitura, e il cui protrarsi conduce alla perdita di intere parti con distacco, lacuna, mancanza, esfoliazione, cavillatura, fratturazione». Si aggiunge il «deposito di materiale di varia natura che può apportare sostanziali modificazioni di colore, aspetto, struttura». Emblematica la crescita di erbe infestanti sul tetto, quasi in corrispondenza dell'ingresso. Un biglietto da visita intollerabile già cancellato con un'azione d'urgenza del Comune, ma che va risanato alla radice.
Gli interventi riguarderanno principalmente la copertura, i paramenti murari esterni e interni, la pavimentazione, gli infissi e porzioni di intonaco. Sulle pareti si procederà alla «rimozione delle porzioni di intonaco de-coese o in fase di distacco». «I ripristini delle lacune - secondo gli studi - verranno realizzati mediante l'utilizzo di malte di calce idraulica pozzolanica con caratteristiche deumidificanti. La finitura sarà realizzata mediante tinteggiatura a base di grassello di calce, previa preparazione fondo su intonaci vecchi mediante fissativo naturale composto da una miscela di latte, albume d'uovo, caseina, acqua di calce, oli essenziali».
Quanto all'interno della chiesa ci sarà la «rimozione integrale della pavimentazione con massetto e sottofondo, per realizzare una nuova pavimentazione in cocciopesto con colore naturale tendente al nocciola rosato-rosso, riproponendo la stessa geometria». Gli intonaci, oggi aggrediti in più punti da macchie di umidità e distacchi, saranno interessati da «disinfestazione con impacchi e consolidamento mediante la stesura di malte». Seguirà un «intervento di pulitura di tutte le superfici lapidee, con consolidamento e stuccatura di marmi, colonne e capitelli, con stesura di cere microcristalline». Non saranno trascurati il portone d'ingresso e gli infissi che verranno sottoposti a restauro. «Durante le fasi di lavorazione - chiarisce la Soprintendenza - si procederà alla protezione degli elementi decorativi come affreschi ed elementi lapidei che saranno coperti con teli in fibra naturale, antiurto e impermeabili». L'avvio dei lavori è previsto ad ottobre.