Santi Quaranta, lo scempio: nell'area archeologica eternit tra degrado, erbacce e rifiuti

A complicare il risanamento il fatto che i terreni sono privati

Santi Quaranta, lo scempio: nell'area archeologica eternit tra degrado, erbacce e rifiuti
di Antonio Martone
Lunedì 23 Ottobre 2023, 10:26 - Ultimo agg. 10:27
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Appelli, proteste, denunce per i «Santi Quaranta», nelle adiacenze della basilica della Madonna delle Grazie, non bastano. L'area archeologica versa in uno stato di semi-abbandono. Erba altissima che ricopre i resti riportati alla luce del criptoportico romano, rifiuti vari, siringhe, recinzione fatiscente ed ormai inesistente e persino due serbatoi in eternit abbandonati da diversi mesi all'ingresso del sito costituiscono il desolante quadro. A visitatori e turisti viene offerto un biglietto da visita poco piacevole. Si ribellano associazioni e cittadini appassionati di storia. Il problema è quello della manutenzione e della gestione, considerato che nella zona c'è anche una telecamera, mai utilizzata che servirebbe a individuare gli «sversatori» abusivi.

Per la cronaca, un folto gruppo di volontari facenti capo all'associazione «Sannio Report», dal 2015 al 2017 aveva lavorato per restituire alla collettività il sito che era reduce da molti anni di incuria. «Con un lavoro certosino - dice il presidente dell'associazione Felice Presta - e l'impegno di tante persone riportammo alla luce il criptoportico e le vestigia della chiesa medievale dei Santi Quaranta, il cui culto si diffuse a Benevento proprio in seguito all'arrivo in città delle reliquie di Sant'Eliano, che era appunto uno dei quaranta martiri di Sebaste.

Nell'arco di quei due anni ripulimmo il sito dagli alberi e dalle erbacce infestanti e dall'immondizia di decenni accumulata. Furono anche organizzate rappresentazioni e manifestazioni. Poi ci preoccupammo di sensibilizzare anche i giovani, infatti, fino all'anno scorso le classi quinte che venivano in visita, contestualmente effettuavano interventi di pulizia».

La fotografia più eloquente sono proprio le due vasche d'amianto che fanno bella mostra da mesi lungo la stradina che conduce al sito e che non vengono rimosse. In tal senso, ci sarebbe un giallo legato al fatto che secondo alcuni esponenti di palazzo Mosti quel punto sarebbe di proprietà privata e quindi non ci si può intervenire. Una tesi smentita dallo stesso Presta: «I serbatoi, pericolosissimi per la salute, a mio avviso sorgono in territorio comunale, esattamente in via Ursus, considerato che lì ci sono i pali della pubblica illuminazione. Non credo che il Comune in passato abbiamo potuto utilizzare spazi di privati per apporre i pali della luce, questo senza voler fare alcuna polemica».

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La questione Santi Quaranta, però, presenta anche altre problematiche legate al fatto che il sito sorge in un'area nella quale ci sarebbero svariati piccoli proprietari, tra loro anche una banca. Se questo rende impossibile programmare interventi di miglioramento, quanto meno per causa di forza maggiore si potrebbero prevedere operazioni forzose compiute dal Comune per una pulizia periodica.

Emblematiche in tal senso le parole del fondatore e portavoce di «Benevento città nascosta», Maurizio Bianchi: «Questo sito e i tanti altri che vantiamo sul nostro territorio, hanno una storia ed una importanza enormi: valorizzati adeguatamente potrebbero essere il volano per lo sviluppo del turismo in città. È un peccato vedere l'area dei Santi Quaranta di nuovo semi-sepolta. La memoria dei 40 grandi martiri di Sebaste è ricca di suggestione. Erano tutti soldati della Legio XII Fulminata che morirono da eroi della fede cristiana, sopportando un supplizio atroce: dopo le torture morirono per assideramento, immersi nudi in un'ampia riserva d'acqua che in inverno era ghiacciata».
 

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