Tangenti all'Ipm, in 12 a processo

Nel mirino le spese per vari progetti educativi

L'istituto penale per minorenni
L'istituto penale per minorenni
Sabato 1 Luglio 2023, 09:10
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Sono dodici i rinvii a giudizio per una serie di irregolarità nel carcere minorile di Airola. La decisione di mandarli a processo è stata presa al termine dell'udienza di ieri davanti al Gup Pietro Vinetti.

I rinviati a giudizio sono Mariangela Cirigliano, di Airola, vice direttore e responsabile dell'area amministrativa dell'Istituto penale minorile, Giuseppe Meoli, di Apollosa, infermiere presso l'Ipm, Orazio Pascarella, di Santa Maria a Vico, impiegato presso l'ufficio ragioneria della struttura, Gennaro Cicala, di Airola, assistente capo della polizia penitenziaria in servizio all'Istituto, Domenico Arganese, di Bucciano, Clemente Arganese, di Bucciano, Raffaele Crisci, di Forchia, Vincenza Di Caprio, di Sant'Agata dei Goti, Angelo Giovanni Ianniello, di Airola, Giuseppe Ruggiero, di Airola, legali rappresentanti di alcune ditte, Filippo Di Marzo, di Angri, Samantha Gagliardo, di Airola, dipendenti dell'Ipm, La posizione di un tredicesimo indagato, Biagio Tangredi di Rotondi, assistente capo della polizia penitenziaria, era stata stralciata già in una precedente fase e sarà oggetto di esame in un' altra udienza.

L'inizio del processo è stato fissato per il primo marzo del prossimo anno.

Gli episodi contestati risalgono a un periodo che va dal 2015 al 2017. Alla Cirigliano vengono contestati vari reati, tra cui una presunta induzione indebita a dare o promettere utilità. Secondo l'accusa, avrebbe indotto la Di Caprio, legale rappresentante di un'associazione, a consegnarle dal 2015 al 2017 l'importo complessivo di 9mila euro (3mila per ogni anno in cui otteneva i progetti) quale parte maggiore della somma percepita per i progetti rieducativi e trattamentali per i detenuti. Soldi che, secondo gli inquirenti, sarebbero poi stati destinati a Pascarella, al quale è stata contestata la ricettazione.

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A Cirigliano e ai titolari delle ditte Giuseppe Ruggiero, Clemente Arganese, Domenico Arganese e Angelo Giovanni Ianniello sono state poi addebitate l'erogazione di somme di denaro che non è stato possibile quantificare per l'affidamento periodico di lavori presso l'istituto, in particolare lavori di manutenzione ed elettrici. Per Cirigliano c'è poi la contestazione di truffa in concorso con Crisci, titolare di una società che doveva gestire il progetto di un orto biologico, che avrebbe predisposto falsamente preventivi di spesa per attrezzature di giardinaggio nella consapevolezza che le attrezzature necessarie per l'esecuzione delle lavorazioni e i prodotti dell'orto non sarebbero state acquistate in quanto non prese in carico dall'istituto. Inoltre a Di Marzo e Gagliardo viene contestato di non aver trasmesso all'autorità giudiziaria che aveva avviato le indagini sulla gestione dell'istituto documenti inerenti alcuni pagamenti effettuati. Infine presunta truffa contestata a Meoli, Cicala e Tangredi perché avrebbero presentato all'Asl, a nome di due detenuti, prescrizioni per analisi cliniche gratuite. Per questi tre indagati l'Asl si è costituita parte civile assistita dall'avvocato Antonio Mennitto.

Il gip Gelsomina Palmieri non aveva adottato 4 misure cautelar come richiesto dalla Procura del Repubblica. Infatti il gip aveva respinto gli arresti domiciliari per Cirigliano e la sospensione per 6 mesi dal pubblico servizio per Meoli, Tangredi e Cicala. Gli indagati sono stati difesi dagli avvocati Massimo Amoriello, Mario Cecere, Anna Lisa Fucci, Ettore Marcarelli, Valeria Verrusio, Vincenzo Megna, Roberto Iglio, Angelo Leone, Giovanni Morvillo, Pasquale Moscato e Diego Ruggiero.

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