Aldo Balestra
Diritto & Rovescio

Guerra, bambini e lacrime
maledizione senza eguali

Una bimba colpita nell'attacco all'ospedale centrale di Gaza
Una bimba colpita nell'attacco all'ospedale centrale di Gaza
Aldo Balestradi Aldo Balestra
Venerdì 20 Ottobre 2023, 21:04 - Ultimo agg. 21 Ottobre, 10:19
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«Pacifici: questa volta combattiamo e non ci lasciamo sterminare» (Ansa, 20 ottobre 2023, ore 13.54)
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Nel 1982 l'israeliano Jonathan Pacifici aveva 4 anni. Scampò all'attentato contro la Sinagoga di Roma. Quel trauma gli è rimasto dentro, nessuno potrà mai estirparlo. Ed oggi, rispetto all'azione terroristica di Hamas in terra israeliana, spiega: «Se qualcuno viene, ti ammazza la famiglia, ti stermina i bambini o li brucia vivi, ti stupra le donne, tu cosa dovresti fare? Forse l'Europa si aspetta che si stia a guardare, porgendo l'altra guancia. Questa volta combattiamo e non ci facciamo sterminare».

Ogni guerra, ogni manifestazione di violenza che coinvolge direttamente i bambini, porta con sè una maledizione ulteriore, differita nel tempo. Perché i bambini sono le vittime più deboli, quando sopravvivono portano poi segni fisici e soprattutto interiori indelebili. Incubi con i quali dovranno convivere per sempre. E poi, fateci caso, la pietas nei loro confronti è addirittura diminuita con la “modernità” dei conflitti, con l'oscurantismo di ritorno dei popoli. Anche quelli europei.

Dalla seconda guerra mondiale a quella fratricida in Serbia, dall'attualità dei conflitti Ucraina e Medio Oriente, all'orrore delle guerre in se stesse aggiungiamo quello del numero crescente, insopportabile dei bambini (e delle donne) coinvolti. Lo stiamo vedendo con l'attacco terroristico di Hamas e la reazione violentissima di Israele, con missili che non s'interrogano sull'età di chi occupa gli obiettivi prescelti: l'Unicef spiega che oltre 1.600 bambini sono stati uccisi in due settimane a Gaza e oltre 4.200 feriti.  Nei kibbutz israeliani ai confini con la Striscia di Gaza, lo scorso 7 ottobre, i bambini sono stati ammazzati dai miliziani di Hamas direttamente in culla, arsi vivi, sgozzati, violentati, rapiti.

Sì, rapiti per farne insopportabile merce di scambio ed esporli al pubblico ludibrio della propoganda che ormai viaggia sui social e attraversa il globo. E le centinaia e centinaia di bambini ucraini rapiti dall'invasore e portati via per "riconvertirli" alla causa della grande madre Russia? Non a caso la mediazione di Papa Francesco è cominciata proprio dalla liberazione dei bambini rapiti.

Dobbiamo esserne sempre più consapevoli. Ogni guerra porta con sè lacrime e sangue che coinvolgono in maniera crescente i bambini. Anzi, sembra quasi che siano diventati obiettivi principali e privilegiati per destabilizzare e colpire nell'intimo le popolazioni, i governi, l'opinione pubblica internazionale.  Ma quello che in ogni bambino violato e colpito dai conflitti resterà, e albergherà nell'animo quando diventerà grande, è il fardello maggiore. Più la pace sarà lontana, laboriosa, rabberciata, giocata su fattori economici e territoriali senza stare a vedere i riflessi veri sulla convivenza delle genti, più la scintilla della diversità resterà nei cuori e nelle menti dei piccoli che diverranno adulti. Come in una spirale, che rischia di non far venire mai meno il desiderio della vendetta. Chiunque, da qualsiasi parte, combatte nel distorto nome della religione, della supremazia, dei sogni di grandezza è ben consapevole di quanto male farà crescere nelle future generazioni di chi è oggi bambino. Ma non se ne cura. E' davvero terribile.
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«L'uomo è nel tempo istesso la vergogna e l'onor della natura» (Pope, Saggio sull'uomo)

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