Odio sui social e morte
rispetto ma non a parole

Giovanna Pedretti intervistata dal Tg 3 in una foto Ansa
Giovanna Pedretti intervistata dal Tg 3 in una foto Ansa
Lunedì 15 Gennaio 2024, 22:38 - Ultimo agg. 17 Gennaio, 14:57
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«Il post e odio social, si indaga sulla morte di Giovanna» (Ansa, 15.1.2024, ore 20.06)
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Quante morti dovremo ancora contare? Giovanna Pedretti è l'ultima della serie. E parliamo di una donna adulta, come poco più di un mese fa raccontavamo qui del suicidio di Alberto Re, 78 anni, imprenditore teatrale di Agrigento. Ora la morte della donna lombarda che gestiva un'accorsata pizzeria e che certo non aveva bisogno di farsi pubblicità sui social.

Una brutta vicenda che, nell'arco di pochi giorni, ha sconvolto la psiche di questa donna, con commenti e veleni dopo che lei stessa - in un post - s'era indignata contro un suo cliente autore di un commento contro gay e disabili, “colpevoli” di essere stati nello stesso locale gestito dalla Pedretti, "Le Vignole", a Sant'Angelo Lodigiano, comune di 15mila abitanti a pochi chilometri da Lodi. Ed era stata persino ascoltata dai carabinieri come “persona informata sui fatti”.

Quanto e come la tempesta social, anche con la firma di influencer tv (ma chi sono gli infuencer? Ma basta, non voglio farmi influenzare da nessuno, in nessuna scelta), abbia influito sulla decisione della ristoratrice lombarda di togliersi la vita lo diranno le indagini. Così come nel caso del povero Alberto Re. Ma una cosa è certa: è tardi, e già tardissimo e non ci si può permettere di sprecare altro tempo nell'affrontare la questione di come arginare le gogne social. Che si ripetono ogni giorno, che finiscono per destabilizzare menti di grandi e piccoli, come una droga dall'effetto allucinogeno e subito dopo invalidante.

E' con la diffusione massiccia dei social, e con il loro utilizzo spregiudicato, che il fenomeno ha assunto proporzioni enormi e sempre più pericolose. Campagne diffamatorie crescono e si alimentano, giorno dopo giorno, inesorabilmente. Il veleno circola, s'instilla o si butta a secchi pieni in faccia. Senza cautela, senza pietà. Ora s'invoca il rispetto, che è bellissima parola, ma concetto generale ed astratto che va riempito di contenuti. Il rispetto va insegnato, praticato, insieme a tanto altro che dovrebbe essere oggetto di processi educativi. Ma, al punto in cui siamo, forse sarebbe più importante si lavorasse per studiare forme moderne di tutela concordandole, a livello di governi, con gli stessi gestori dei social network. Qualcuno blatererà di attacco alla libertà di espressione, addirittura di voler minare  ..la democrazia. No, forse è importante intendersi sul concetto alto, altissimo, di democrazia: che non è quello di fare ciascuno, o tutti insieme, quello che ci pare. Quella ha un altro nome. La libertà di ciascuno, invece, inizia dove finisce quella dell'altro. E viceversa. In attesa di capirlo, di rafforzare quanto meno il concetto, un meccanismo di controllo con deciso profilo sanzionatorio non è più rinviabile. Facciamolo imparare, il rispetto, qui e subito. Senza sconti. Poi, poi parliamo di diritti.
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«L'odio viene dal cuore; il rispetto viene dalla testa; e nessun sentimento è totalmente sotto il nostro controllo
». (Arthur Schopenhauer)

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