Casalesi, figlie e nipoti del boss tra i 37 arrestati: le nuove leve a capo del clan

Le imprese funebri erano l'affare di famiglia: Katia e Teresa Bidognetti intascavano settemila euro

La maxi operazione dei carabinieri di Caserta
La maxi operazione dei carabinieri di Caserta
Marilu Mustodi Marilù Musto
Mercoledì 23 Novembre 2022, 07:00 - Ultimo agg. 7 Marzo, 12:10
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Mussolini e Badoglio sono gli pseudonimi che i camorristi utilizzano per identificare i capi. I bambini delle famiglie mafiose vengono allevati pensando che «quando uscirà zio dal carcere cambieranno molte cose» e non ci sarà più l'amichetto a scuola che dirà: «Siete una famiglia di falliti». Le estorsioni non sono più semplici imposizioni, ma si entra negli appalti a gamba tesa, come quello del depuratore di Orta di Atella dove «sono in arrivo 60 milioni»: «Se ci prendiamo il cinque per cento - dice un affiliato - hai capito quanti sono?». Le mani della camorra arrivano a batter cassa ad una società con sede a Marcianise, e, infine, nell'affare rifiuti a Parete «che è cosa nostra». Questa è la camorra 2.0 dei Casalesi, è cambiato il software ma i nomi sono gli stessi: Bidognetti, Schiavone e tanti altri ancora: 37, per la precisione, accusati di associazione mafiosa. Tanti sono gli uomini e le donne arrestati ieri dai carabinieri del comando provinciale di Caserta e Aversa: due sono in fuga, come nella migliore tradizione delle retate, dai tempi dell'operazione Spartacus I. Si tratta di Giuseppe Spada e Gabriele Salvatore.

Il marchio «Casalesi» passa da padre in figlio e arriva alle belle figlie more del capoclan Francesco Bidognetti Cicciotto e mezzanotte. Il quadro è questo: il papà rinchiuso a Milano-Opera da oltre 30 anni, la mamma Anna Carrino «pentita» si rifà una vita e loro, le figlie, vivono a Formia di rendita. Eppure, Anna Carrino 15 anni fa, fece un appello ai figli affinché abbandonassero il mondo del padre. Appello caduto nel vuoto: il mito dell'eredità è più catalizzatore di sventura che gioiello; questa volta Katia e Teresa Bidognetti sono state arrestate per ricettazione aggravata dal metodo mafioso. Le imprese funebri erano l'affare di famiglia: la Ifa srl e la Nuova Funeral Aversana, per i magistrati della Dda di Napoli, avevano dei soci occulti (Francesco Cerullo, Ernesto e Giovanni Corvino) che versavano mensilmente i guadagni a Vincenzo D'Angelo, marito di Teresa Bidognetti.

In una sola volta le donne della dynasty erano capaci di intascare 7mila euro. D'altra parte, sui morti si può contare, le persone muoiono ogni giorno. 

E così, anche Gianluca Bidognetti, l'ultimo dei cinque figli del boss Francesco, riesce magistralmente a entrare nell'olimpo dei capi. Lo fa quando viene a sapere, in carcere, di un litigio fra bambini: un bimbo, figlio di un parente di Emilio Martinelli, altro boss, dice al nipotino di Gianluca: «Sei una famiglia di falliti, non siete più nessuno, a casa mia il più poco tiene quattro ergastoli». Il figlio di Teresa viene poi intercettato dagli investigatori mentre interviene in una discussione tra la zia e il papà Vincenzo D'Angelo. «Zia ma quando uscirà zio Gianluca cambieranno tante cose», dice il piccolo. Per carabinieri e Dda, Gianluca Bidognetti, avendo saputo in carcere i fatti, avrebbe ordinato di dare una lezione a Martinelli. È infatti Gianluca a introdurre il discorso durante il colloquio in carcere con il cognato Vincenzo. «Ma quello sporco del Barone (soprannome di Emilio Martinelli) che fine ha fatto?» chiede Gianluca, e D'Angelo risponde: «Chi lo vede, per piacere non farmi girare lo stomaco». La lezione a Martinelli non ci sarà e questo manderà su tutte le furie Gianluca. Più tardi, però, il 29 gennaio del 2021, il rampollo dei Bidognetti sarà trovato con un cellulare nella sua cella di Terni: faceva videochiamate all'esterno. Ciò che emerge è una pax mafiosa fra Schiavone e Bidognetti e una cassa comune, grazie all'interessamento di Giosuè Fioretto, egemone su Castel Volturno. 

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Per il resto, alcuni affiliati venivano chiamati Mussolini (Franco Bianco, braccio destro di Giovanni Della Corte, clan Schiavone) e generale Badoglio (Nicola Garofalo, Bidognetti) per indicare la diversa politica degli schieramenti. Fra gli arrestati, anche la sorella della ex compagna di Bidognetti senior: Emiliana e Francesca Carrino (nipote), quest'ultima sfuggita a un agguato del killer Setola nel 2008. I carabinieri hanno scoperto che le richieste estorsive erano violentissime: Vincenzo Di Caterino e Franco Sagliano sono accusati di aver usato in dei cantieri due kalashnikov. Ma uno dei figli che si duole del destino della famiglia però c'è, è Ivanhoe Schiavone, figlio di Francesco «Sandokan», che dice: «Io non lo giudico mio fratello Nicola (pentito)...perchè sapendo il retroscena che gli altri si sono arricchiti, dopo dieci anni di galera ha fatto bene». Ivanhoe, infatti, è l'unico figlio di Sandokan libero. 

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