Don Antonello Giannotti a Caserta,
l'abbraccio del rione Acquaviva

Don Antonello Giannotti a Caserta, l'abbraccio del rione Acquaviva
di Franco Tontoli
Martedì 28 Giugno 2022, 12:00
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Un applauso lungo ventiquattrore, dalle 21.30 di domenica scorsa alle 19 di ieri, dal commiato sul sagrato della chiesa del Buon Pastore a piazza Pitesti, alla messa di accoglienza e presa di possesso della parrocchia di Nostra Signora di Lourdes nel quartiere Acquaviva. È l'applauso che ha accompagnato da un capo della città all'altro don Antonello Giannotti, dalla parrocchia retta per 11 anni circa a quella in cui è andato, accompagnato dal vescovo Pietro Lagnese, a insediarsi.

L'applauso è stato felicemente definito «un abbraccio da lontano», quindi non soltanto una manifestazione rumorosa di consenso, entusiasmo, ammirazione. Il popolo di parrocchiani che ha lasciato e quello dei nuovi cui si è presentato ha voluto così, quasi materialmente abbracciare questo sacerdote che ha seminato e raccolto buoni frutti in due territori cittadini con problemi di diversa natura, più di uno e tutti affrontati e se non risolti almeno ridotti a una quotidianità di comune normalità. Da qui la scelta del vescovo Pietro Lagnese nel movimento di parroci che ieri sera ha avuto inizio, una decina gli spostamenti in osservanza della normativa canonica della Conferenza episcopale che prevede n nove anni la permanenza di un parroco ed anche per l'incontro rinnovato con nuovo entusiasmo tra parrocchiani e i loro nuovi pastori. 

Don Antonello che alla parrocchia del quartiere Acquaviva succede a don Pierino Pepe che il 29 prossimo si insedierà alla Sant'Andrea di Puccianiello, da questa zone proviene, dalla chiesa del Santissimo Nome di Maria sll'esatto confine tra la borgata e il centro urbano, due comunità da unificare.

E fu fatto, dal 1994 al 2011, onorò il mandato del vescovo Raffaele Nogaro, le sue intenzioni e nacque con la nuova sede parrocchiale la Città della pace, un complesso urbanistico con sale di accoglienza, teatro, campi sportivi, ambulatori e le celebrazioni liturgiche festive si affollarono. Arrivò la disposizione della nuova destinazione, nel territorio urbano di Piazza Pitesti caratterizzato dalla contiguità dei rioni popolari ai «parchi» residenziali, pochi mesi è nacque un popolo compatto, domenica sera all'ultima messa delle 20.30 don Antonello ha ricevuto, oltre a quelli spalmati in mattinata, l'abbraccio di oltre duemila persone. 

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Commozione palpabile ma contenuta, «Vi porto nel cuore» ha più volte ripetuto il sacerdote nel suo saluto finale, si è rifatto al saluto dell'apostolo San Paolo ai filippesi, continuando: «Porto nel cuore questa comunità nella varietà delle sue espressioni, porto nel cuore il volto di tanta gente con cui ho condiviso momenti di gioia e di dolore, la croce di tanti ammalati incontrati, il sorriso di tanti bambini, quanti hanno speso le loro energie al servizio della comunita'. Ma devo obbedire, devo andare». E per stemperare il tumulto di sentimenti, all'ennesimo applauso egli stesso esclamava: «Non esageriamo, che siamo al santo subito'?». E finalmente i sorrisi. Alla popolazione parrocchiale Acquaviva la presentazione telegrafica, «Eccomi», una sola parola come quella di Maria riferita dall'evangelista Luca, la Madonna che si diceva nell'obbedienza «serva del Signore». «Vengo ha detto il sacerdote per ascoltare tutti, accogliere tutti, servire tutti. Ancora non ci conosciamo ma comincio ad amarvi e a sentirvi mai famiglia nel Signore! Vorrei che il tempo mi permettesse di incontravi tutti, imparando a conoscervi ciascuno per nome. Non vengo con progetti pastorali prestabiliti; questi nasceranno dalla nostra vita di famiglia di Dio, nello spirito della sinodalità e della corresponsabilità. Un pensiero di premura e di affetto è per gli anziati, gli ammalati, le persone sole, le famiglie in difficoltà, i disoccupati, le vite segnate dai mille volti della sofferenza fisica, morale e spirituale. Come il buon Samaritano sarò accanto a ognuno di voi per donarvi l'olio della consolazione e il vino della speranza».

E anche alla fine di questo saluto gli applausi sono stati un abbraccio. 

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