Casal di Principe per don Peppe Diana: la lezione dell'antimafia da Caserta a Marsiglia

L'associazione francese torna in provincia di Caserta

Da Marsiglia a Caserta a lezione di antimafia
Da Marsiglia a Caserta ​a lezione di antimafia
di Alessandra Tommasino
Lunedì 18 Marzo 2024, 07:00 - Ultimo agg. 17:09
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«Siamo qui per conoscere non il Paese della mafia, ma quello dell'antimafia»: così Fabrice Rizzoli, docente di Geografia del crimine organizzato alla Scuola di alta formazione sugli studi e le politiche internazionali francese «Heip», in visita a Casal di Principe con una delegazione proveniente dalla Francia. Trenta persone, tra giornalisti, volontari e familiari di vittime della criminalità organizzata, in particolare del narcotraffico marsigliese, sono stati accolti ieri a «Casa don Diana», bene confiscato alla camorra gestito dal Comitato don Peppe Diana, proprio in prossimità del trentennale dell'omicidio del sacerdote ucciso il 19 marzo del 1994. «Il nostro viaggio nella provincia di Caserta nasce dall'intenzione di conoscere le buone prassi di economia sociale che qui sono state attuate innalzandosi a modello di eccellenza non solo nazionale ma europeo», sottolinea Rizzoli, fondatore dell'associazione Crim'HALT. Rizzoli è un profondo conoscitore della mafia italiana ma «gli esperti, in Francia, dovrebbero comprendere soprattutto l'importanza di conoscere l'antimafia e mi riferisco non solo alle leggi dice il docente ma anche al ruolo della società civile».

L'associazione francese ha già fatto tappa in passato in provincia di Caserta, per conoscere le esperienze di gestione dei beni confiscati e, sul modello italiano, ha lavorato affinché anche in Francia venisse previsto l'uso sociale degli immobili sottratti alla criminalità organizzata.

Un traguardo raggiunto nel 2021, con una legge che l'uso sociale lo consente ma non lo rende obbligatorio. A breve dovrebbero esserci ulteriori risvolti anche con l'obbligatorietà della confisca, che potrà divenire tale ad eccezione di quei casi in cui i giudici dovranno motivarne il diniego. Se si considera che la legge sulla confisca in Italia risale al 1996, ci si rende conto dell'arretratezza del sistema francese, dove non esistono neanche norme sui collaboratori di giustizia, sulla tutela delle vittime delle mafie, sull'associazione mafiosa.

Anche i numeri sulla confisca dei beni evidenziano forti differenze tra i due Paesi: su cento beni sequestrati, in Francia solo 30 vengono confiscati, in Italia invece 60. Di questo si è parlato ieri a Casal di principe, dove si è tracciato il bilancio a trent'anni dall'uccisione di don Peppe Diana. «Abbiamo tenuto un workshop in una casa appartenuta a un camorrista che dava ordini di morte, questo deve essere tenuto nella giusta considerazione perché altrove non sarebbe stato così scontato», commenta Rizzoli, ricordando che nel 2023 a Marsiglia ci sono stati 55 omicidi legati al narcotraffico. Durante l'incontro il Comitato don Peppe Diana ha illustrato alla delegazione proprio il cammino compiuto da cittadini, associazioni e cooperative sociali che, partendo dai beni appartenuti ai clan, sono riusciti a trasformare le terre di camorra nelle cosiddette Terre di don Peppe Diana

«Le Terre di don Peppe Diana non sono un luogo o uno spazio ma un modello partito dal nostro territorio, grazie all'impegno di uomini e donne che hanno creduto nella possibilità di riprendersi il maltolto e destinarlo a progetti inclusivi di economia, dalla produzione agricola dei terreni alla ristorazione, dalla produzione di mozzarella all'accoglienza - spiega il coordinatore del Comitato don Peppe Diana Salvatore Cuoci - È straordinario che l'esperienza nata in memoria di don Diana oggi possa ispirare modelli anche in altre parti del mondo». I visitatori francesi ieri hanno pranzato alla Nuova cucina organizzata (simbolicamente «Nco»), in un altro bene confiscato di Casal di Principe.

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Oggi ritorneranno a Casa don Diana per incontrare i familiari delle vittime innocenti della camorra. I parenti dei morti di Marsiglia e della Corsica tra questi anche giovani entrati nel giro del traffico di droga - incontreranno i congiunti del folto esercito dei morti ammazzati dalla camorra. Un'occasione per condividere storie di dolore ma soprattutto per confrontarsi sui percorsi, sulla solidarietà della società civile e sul sistema di supporto istituzionale. Profonda emozione ieri, quando la delegazione ha visitato la mostra «Non invano», che racchiude i volti delle vittime campane. 

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