Esorcismi su minori, Curia nel mirino:
«Ha tentato di coprire gli abusi»

Esorcismi su minori, Curia nel mirino: «Ha tentato di coprire gli abusi»
di Mary Liguori
Lunedì 26 Febbraio 2018, 23:31 - Ultimo agg. 28 Febbraio, 12:05
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La cima del Križevac è la meta del pellegrinaggio, ma anche il principale palcoscenico sul quale esibire le proprie, presunte, capacità spirituali. Il percorso che porta alla vetta accomuna migliaia di persone provenienti da tutto il mondo. E, nonappena Vicka entra in trance, si scatenano gli indemoniati. Lei è la veggente più «feconda» di Medjugorie: parla con la Vergine della Pace ogni mattina alle 6 e 40. Una tempistica che non molto tempo fa ha spinto Papa Francesco ad affermare: «Preferisco la Madonna madre e non la Madonna capo-ufficio telegrafico che tutti i giorni invia un messaggio a tale ora». Parole che sembrano riferite proprio a Vicka che intrattiene da 36 anni un rapporto «quotidiano» con la Vergine. Lei l’amica di don Michele Barone, il prete esorcista abusivo arrestato venerdì con i genitori di una sua vittima e un poliziotto. A don Barone, Vicka commissiona la redazione della sua biografia. «A Medjugorje con Maria: i segreti che la Madonna mi ha affidato». La trance, dicevamo. Quando Vicka si connette con Maria, qualcuno nei paraggi si accascia. Grida, strepita, bestemmia. Scalcia, sbava, sbuffa. Accanto a quella persona, c’è don Michele Barone che, con un gruppo di fedeli, inizia il rito per il quale ha portato lì il posseduto di turno. L’esorcismo. Stabilire se il timing dei due eventi sia frutto del paranormale o se si tratti di una colossale messinscena, è difficile. D’altronde non è un caso se, a 36 anni dalla prima apparizione, la stessa Chiesa non ha ancora sciolto le riserve su Medjugorie. Ma capire se quanto raccolto finora dalla procura su padre Michele Barone e la sua combriccola di adepti, sarà sicuramente più semplice. 

Una finta «indemoniata» sta parlando con i pm che hanno acquisito un video in cui la si vede dibattersi e urlare di essere il «diavolo in persona» mentre il sacerdote la esorcizza. «Ero plagiata, mi comportavo così per assecondare le sue aspettative: mi voleva impossessata e io mi comportavo da tale». Una sorta di sponsor. Ecco cos’era quella ragazza. Non di celesti pratiche, quindi, ma di business: emerge già nelle indagini del giugno 2017. Sembra che don Michele abbia usato le visioni della sua amica veggente per accrescere la propria fama e aumentare il numero di pellegrini da portare a Medjugorie. Agli atti della misura di custodia cautelare per il sacerdote accusato di avere mascherato maltrattamenti e abusi sessuali ai danni di minori dietro pratiche esorciste, c’è la testimonianza chiave della seguace che si è distaccata dal gruppo. Da lei si è appreso che don Barone sarebbe proprietario di un hotel a Medjugorie. Il che andrebbe a sommarsi ad altri conflitti di interessi che pur sembrano consumarsi in Erzegovina. Uno dei veggenti è proprietario di un’agenzia che organizza viaggi spirituali. Mjrjana, invece, che come Vicka è grande amica di don Barone, gestirebbe un motel ai piedi del Monte delle apparizioni, il Križevac. Un fatto noto, tanto che sulle locandine che proprio in questi giorni sono affisse nelle parrocchie di Napoli, la cosa è riportata a caratteri cubitali: «Alloggio nella pensione della veggente Mjrjana». Soldi dunque, tanti soldi, intorno alle misteriose apparizioni e ai segreti che i veggenti dicono di avere appreso dalla Vergine Maria. Molto di quel denaro ruota intorno alla figura del prete arrestato. La polizia ha acquisito centinaia di documenti, tra i quali una sorta di libro mastro con l’elenco delle somme che don Barone avrebbe anticipato di tasca sua per consentire a diverse centinaia di fedeli indigenti di intraprendere il viaggio a Medjugorie e Cracovia. Ma da dove viene la grande capacità economica del prete? Come è riuscito a procurarsi le migliaia di euro che hanno permesso a fedeli bisognosi di conversione o esorcizzazione di partire per le agognate mete spirituali? Su questo, e sulle presunte proprietà di don Barone a Medjugorie, sugli intrecci tra lui e le due veggenti, sono in corso una serie di accertamenti, anche di natura patrimoniale. 

 

La casetta di Nazareth
A Casapesenna c’è un Tempio che, nel 1990, fu inaugurato da Papa Woytila. Del complesso fa parte un’imponente struttura che ospita religiose che sembrano suore, ma non lo sono. La Casetta di Nazareth. Vestite di grigio quelle donne popolano il regno di don Barone. Ma prima di lui, altri preti si sono comportati più o meno allo stesso modo, tanto che Casapesenna è diventata un punto di riferimento per chi ritiene di essere posseduto dal demonio. Nel corso degli ultimi trent’anni da tutta la Campania sono arrivati a Casapesenna per «farsi liberare dal male». Riti strani e preghiere esuberanti, come confermano decine di persone che sostengono di aver tratto beneficio dalle preghiere di liberazione. Si sa che le religiose che vivono nella Casetta di Nazareth attendono da anni la consacrazione a un ordine monastico nuovo. Il Tempio, santuario intitolato alla Madonna, e la Casetta di Nazareth, si sovrappongono nell’immaginario dei fedeli che arrivano a frotte da tutta la Campania. Una situazione di ambiguità che nessuno, men che meno la Diocesi di Aversa, ha mai chiarito.

Il confessore dei boss
Col passare dei giorni emergono altre vicende strane che hanno coinvolto in passato don Michele Barone e che forse avrebbero potuto portare alla sua sospensione molto tempo fa. Il suo nome spunta in un’inchiesta della Dda del 2015, attraverso le parole del pentito Orlando Lucariello, ex capozona dei Casalesi a Gricignano d’Aversa. Don Barone, nonostante fosse il cugino del camorrista omonimo Michele Barone, era vicecappellano del carcere di Santa Maria Capua Vetere, dove raccoglieva le confessioni di più di un malavitoso. Accolse in confessionale anche Lucariello che, quando si pentì, nel 2012, riferì: «Rimasi sorpreso quando mi disse che mi conosceva come capozona di Gricignano e mi chiese se potevo autorizzare la candidatura di una persona nella lista di Andrea Lettieri a Gricignano. Me lo chiese perché sapeva che avevo minacciato questa persona per costringerla a non candidarsi contro Lettieri, e infatti non si era candidata. Gli risposi che se era con Lettieri si poteva candidare».

Il vescovo, il prete e i vip
Monsignor Angelo Spinillo era al corrente del passato del sacerdote? E sapeva dei maltrattamenti subiti dalla tredicenne? Dalla conversazione agli atti della procura, sembra che il presule abbia tentato di convincere la sorella della ragazzina a ritirare la denuncia contro don Barone.

Il 14 febbraio, quando scoppia lo scandalo dopo il servizio de «Le Iene», il video che sembra un tentativo di insabbiare la vicenda viene trasmesso e, due giorni dopo, il vescovo di Aversa sospende il sacerdote. La procura di Santa Maria Capua Vetere, diretta da Maria Antonietta Troncone - inchiesta affidata all’aggiunto Alessandro Milita e ai pm Alessandro Di Vico e Daniela Pannone - potrebbe decidere di ascoltare il vescovo nei prossimi giorni, ma anche altri personaggi molto in vista. Tra loro, Sara Tommasi. La showgirl andò in pellegrinaggio a Medjugorie con don Barone e con lui ha avuto un rapporto di grande vicinanza. Tanto da affidargli la presentazione del suo libro. Nell’elenco dei testi potrebbe comparire anche Claudia Koll l’attrice lanciata da Tinto Brass che ha voltato pagina proprio grazie ai pellegrinaggi a Medjugorie.

Il poliziotto le sette sataniche
«Il demonio mi ha detto questo». Non è l’incipit di un film dell’orrore, ma uno dei tanti verbali redatti dal vicequestore Luigi Schettino, da venerdì ai domiciliari. Indagava su sette sataniche e riti esoterici e a metterlo sulla «giusta» pista investigativa erano le dritte che gli venivano dagli esorcismi che praticava insieme a don Barone. L’indagine sul prete è nata proprio dalle sortite del poliziotto che ha anche diretto la Digos di Caserta. Sul suicidio di un ventenne di Maddaloni che, riferì Schettino ai pm, «si tolse la vita perché plagiato da una setta satanica: me lo ha detto il diavolo durante un esorcismo». E Satana gli avrebbe anche detto che la procura «stava sbagliando le indagini» sulla misteriosa scomparsa di Pasqualino Porfidia, un bimbo sparito nel 1990 da Marcianise. Un giallo mai risolto che coinvolse anche un prete.

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